Roma antica
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clic condnceva l'acqua al Palatino; c lo tonno elio occupavano l'area su cui sorge oggi la chiesa di S Luigi dei Francesi e gli attigui palazzi.
Molto fece Nerone per riparare ai danni dell'incendio c per dar nuovo c più imponente assetto alla città; pur tuttavia ai tempi di Vespasiano, Roma era ancora deforme per le. mine, e questo imperatore concesso ad ogni privato di occupare e fabbricare nelle aree abbandonate, e Vespasiano medesimo allargò il pomario, iniziò ima nuova terminazione delle rive del Tevere. Nell'anno 75 dedicò il tempio della Pace, e nel foro omonime espose la pianta generale (forma) della città, restituita poi nel medesimo luogo, come più sotto vedremo, dopo l'incendio dei tempi di Coni-modo, da Severo e Caracalla. Ilei Colosseo a lui dovuto è superfluo parlare.
Non minore sviluppo edilizio troviamo essere avvenuto sotto i Flavi. Lo stadio e la gigantesca residenza imperiale sul Palatino, dovute a Domiziano; l'arco e le terme di Tito; il tempio di Minerva ed il Foro Transitorio, opera di Nerva, attcstano dell'attività e dei progressi edilizi in questo periodo.
Lavoro colossale c veramente romano, in tutto il senso della parola, e la costruzione del Foro, eretto da Traiano, dopo di aver spianata gran parte dei colli Capitolino e Quirinale, provvedendo così a più comoda e spedita comunicazione e viabilità tra la città bassa e le parti elevate alle quali oggi diamo nome di nuova Roma. A Traiano dobbiamo anche alcuni acquedotti e le terme sull' Fsquilino.
Ma fu di gran lunga superato dalla attività costruttrice del suo successore Adriano. Questo imperatore riparò tutti r monumenti devastati dall'incendio dell'anno 80, avvenuto sotto Tito, e cioè le Septa, la basilica di Nettuno, le terme di Agrippa ed il Panteon, che rifece totalmente dalle fondamenta, come è ora stato maggiormente confermato da alcune indagini eseguite per cura del Ministero della Pubblica Istruzione Ma l'opera che meglio attestano dell'opulenza e del fasto del periodo addano, è la mole o mausoleo, ed il ponte Elio che con la mole forma tutto un monumenta Al di là del mausoleo, ove oggi sono i prati detti di Castello, edificò anche un circo.
Sotto Marco Aurelio e Couiniodo troviamo stabiliti dei limiti di finanza. Di questa linea di finanza, lungo la quale i gabellieri esigevano lo tasse (vectigal) di introduzione delle merci e vettovaglie in città, abbiamo testimonianze in alcune iscrizioni, tornate a luce nei passati tempi. E questa nuova limitazione, ordinata da Marco Aurelio e da Commodo, circa l'anno 175, era stata motivata dal fatto, delle continue controversie circa il vero limite ove. il dazio diveniva esigibile, limite che sorpassando di gran lunga l'ambito delle quattordici regioni urbane, dà forte argomento per giudicare dell incessante alimento dell'abitato, dal tempo dei Flavi a quello degli Antonini.
Il periodo corso tra l'accessione di Settimio Severo al trono imperiale e l'anno 211 è forse il periodo più brillante nella storia edilizia urbana. Prodigioso è il mimerò dei monumenti rifatti o costruiti da Severo e Caracalla. Dalle notizie tramandateci dagli scrittori e dai documenti, rilevasi clic furono costruiti o restaurati: 1° L'acquedotto della Marcia; 2° Le terme Severiane; 3° Il pedagogio eelimontano, detto a capite Africae; 4 Il tempio di Cibele sul Palatino; 5 Gli archi dell'acquedotto eelimontano, prolungati sino al Palatino ; 6° L'acquedotto della Claudia e Aniene Nuovo, restaurato sino al settimo miglio; 7° Il teatro di Pompeo; 8° 11 Pantheon di Agrippa e le terme; iP L'anfiteatro Castrense; 10° L'alloggiamento dei pretoriani; 11° Il Setti-zonio palatino e le fabbriche adiacenti; 12° Lo stadio palatino; 13° I portici di Ottavia; 14° L'arco trionfale presso i rostri ; 15 Il foro della Pace; 1G L'arco nel foro boario; 17° Il tempio di Vespasiano; 18° Il tempio della Fortuna Muliebre; 19° L'acquedotto antoniniano e le terme (tenue di Caracalla); 20° Gli alloggiamenti delle sette stazioni dei Vigili. — Era perciò ben naturale che, a cagione di tante opere compiute per ornamento e per interesse della città, il Senato avesse onorati questi imperatori quali rinnovatori di Roma,