Moina antica
7'J
tempio e 1' lr.r, il quale doveva servire di archivio e di locale pei varii rami della amministrazione.
Codesto edilìzio, il Tabular htm, fu quindi innalzato dal console deiranno 78 av. C., IStazio Cattilo, ed è il più importante dei monumenti profani conservati dell'epoca repubblicana. 11 Tabularìmn è un trapezio di circa 70 x 14 metri in massi di tufo e peperino; verso il Foro aprivasi una sala le cui semi-colonne doriche avevano basi e capitelli di travertino; si suppone avesse un secondo piano ma non fu conservato. Nel-l'evo-inedio il Tabularinnt servi per magazzino del sale e Michelangelo vi costruì sopra, nel 1538, il Palazzo del Senatore.
Pompeo edificò, nel 57 av. O.l un superbo teatro, il primo in pietra a Roma, con un attiguo portico di 100 colonne (Hecatoshjlnm) nel campo di Marte, di cui veggonsi scarsi avanzi nel palazzo Pio.
Dei residui dei tempi repubblicani sono ancora da citare: il tempietto sul ponte Rotto (ora Santa Maria Egizìaco), elegante pseudoperiptero ionico; e due sepolcri quello degli Scipioni in via Appia (entro le mura Aureliano), scoperto nel 1780 (che diede argomento alle celebri Notti Rumane al Sepolcro degli Scipioni del Verri) il cui principale ornamento, il sarcofago di L. Cornelio Scipione Barbato (fìg. 9), console nel 298 av. C., trovasi ora inVaticano; e il sepolcro di C. Publicio Bibulo (del secolo VII di Roma) alle falde del Campidoglio nel campo di Marte, ma fuori delle mura Ser-\ iane.
VI. Costruzioni nei tempi primitivi dell'Impero.— I grandi disegni di Cesare per l'ampliamento e l'abbellimento di Roma furono interrotti dalla sua morte. Li ripigliò e li eseguì in vaste proporzioni Augusto. L'aggregazione del campo di Marte, ornato da lui e dal suo amico e coadiutore Agrippa eli superbi edilizi, ingrandì la città per quasi un terzo della sua area primitiva.
Di questa trasformazione e riinbellimento di Roma abbiamo testimonianza nel noto motto di Augusto stesso : < Ilo trovato una città di mattoni e lascio una città di marmo ».
Per spiegare codesto motto, spesso frainteso, vuoisi osservare che sotto la repubblica il materiale per la costruzione dei monumenti estrae vasi, al principio, dalle roccie vulcaniche degli stessi colli romani e consisteva nel tufo rosso o giallo (tofus, sorta di pietra spugnosa e scabra più o meno consistente) e nel peperino verde-bigio e alquanto più consistente (Lapis Gabhius od Albanus). Negli ultimi secoli av. C. si cominciò a porre in opera il bel calcare sedimentare che scavavasi principalmente nella pianura sottostante a Tivoli e fu perciò chiamato Lapis Tiburtinus (Travertino).
Per le costruzioni private adoperavano generalmente mattoni incotti, ma non rimangono avanzi in materiale siffatto. La costruzione in mattoni cotti — tecnica spinta dai Romani alla massima perfezione — si sviluppò principalmente nei primi secoli dell'Impero.
Dopo il secondo secolo av. C. incominciò anche l'introduzione dei marmi stranieri, segnatamente dalla Grecia, dall'Oriente e dall'Africa. I colori preferiti erano: il giallo numidico (Giallo antico), il rosso laconico (Rosso antico), il bianco, verde
AVLIA CORNELIAGM'IllSf'/ffI
U^JJJJiJjJdJJjJpJUIJUUJju^
eorw:t j:it.vciv jctc--ic baratvschmid vt\tìg, /aocrwns.re-'tis vktnjnpemjovlvrfowjkesmav stytqmpicsvvia , aic.istf1*** (
£
Kg. I. — Roma : Sarcofago del sepolcro degli Scipioni.