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Parte Terza — Italia Centrale
Situazione. — Sorgo Roma sull'unico fiumo propriamente navigabile dell'Italia media, anzi di tutta la peninsulare, il Tevere, di cui già abbiam trattato per disteso. Gli antichi stessi riconobbero l'importanza grandissima di questa sua situazione, e l'influenza fortissima che esercitò sull'origine e lo sviluppo della potenza politica di Roma, onde ben a ragione fu detto : Fliiviorum rexpuleher Tiberis, tur primatum aeternae Urbis Romite singnlaris tribuit magnitudo (1).
Tutto il litorale dell'Etruria e del Lazio, piano, basso, uniforme, senza intacchi repentini od insenature, profonde, epperciò senza approdi o porti naturali (litns ìmportiwsnm) non offriva altro accesso cospicuo all'interno della regione, che il Tevere. Su questo fiumo — non troppo vicino alla foce, ove le barche fluviali potevano essere esposte all'assalto di legni predatori od ostili e 11011 troppo discosto da rendere tardo ed incomodo il risalire ai battelli marittimi, presso il confluente dell'Aniene, lungo il quale scendevano le zattere dal sud-est, come pel corso supcriore del Tevere vi scendevano dal nord-ovest — Roma era naturalmente il centro commerciale di tutta la inedia Italia, vale a dire della parte più piana (Etruria meridionale, Lazio e Campania), fertile e popolata della penisola.
Coll'accorrerc a questo centro e scalo da tutte le parti, e per difenderlo dagli esterni assalti, i Latini lo resero in breve la città più popolosa, forte e ricca, la quale divenne per tal modo signora del Lazio. A capo del Lazio sottomise poi l'Italia di mezzo e successivamente la meridionale e settentrionale, finché, signora. d'Italia tutta, dominò il bacino del Mediterraneo, ossia tutto il inondo antico occidentale.
Questa situazione centrale favoriva naturalmente, dopo la comparsa storica di Roma, lo sue. aspirazioni al potere centrale da lei conseguito, in tre diverse forme, nell'antichità, nell'evo medio e. nel rinascimento. Si trattò in prima d'incorporarvi il mondo antico mediante una vita politica e d'introdurre un grado superiore di coltura; i -principi della Chiesa inocularono quindi a tutti i popoli l'idea teocratica e come principi temporali persino, o come attori o come arbitri, ebbero mano nelle faccende del mondo. Nel tempo presente, che assiste al trionfo del principio delle nazionalità, la memoria dell'antica importanza e grandezza di Roma doveva contribuire in sommo grado a generalizzare l'idea, a diffondere.l'entusiasmo por l'uniti d'Italia. Roma, già capitale, dell'antico regno, dell'antica repubblica, dell'antico impero, del mondo antico in una parola, doveva ridivenire necessariamente, fatalmente la capitale del nuovo regno unito d'Italia.
quanto vantaggio della pubblica igiene non v'ha ehi non veda, là densità vi oscilla da un massimo di 360 abitanti ad un minimo di 90 per ogni 1000 metri quadrati.
li chiaro da ciò come uno dei maggiori falli, che oggi scontasi in Roma, è quello di essersi lasciati pigliar la mano dalla speculazione sulle aree. E naturale clic ad un costruttore al quale si appioppava sulle spalle un'area a lire 100, 150, 200 al metro quadrato, eoi conforto di una sovvenzione al prezzo (premio compreso) del 18, 20, 2i ed anche 30 % balenasse l'idea di scompartire l'area nel massimo numero di appartamenti e camere abitabili e si industriasse di spingere ad altezze anche impossibili il suo arniaio.
Questi l'atti fecero si che minima fosse l'irradiazione dell'antica popolazione dal contro alla periferia, le cui case rimasero pressoché completamente vuote. Si presentano in tal condizione di cose due fenomeni distinti ; deficienza di reddito in uno sterminato numero di nuovi edilizi, specie in quelli posti alla periferia, e diminuzione di pigioni su tutta l'area abitabile. L'ing. Di Tucci a questo riguardo ha fallo ilei calcoli basati sul reddito degli affitti denunciati all'agenzia dell'imposta, sul costo medio di ogni metro quadrato eostruito e trovò che la diminuzione palrimoniale subita è rappresentata dalla cifra di lire 135 al metro quadrato. E poiehè dal 1871 a tutto oggi le costruzioni eseguite coprono ben 2,(150,520 metri quadrati, così può dirsi elle il capitale privato impiegato in quelle e che, essendo oggi infruttifero, può considerarsi come perduto, ascende all'enorme cifra di lire 358,631,210.
(lj àimuiins, Oosmogr.