Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Roma', Gustavo Strafforello

   

Pagina (67/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (67/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Provincia «li Homa
   r>o
   Dopo il frumento, i cereali più importati sono il granturco c l'avena, laddove l'orzo e la segala occupano un'estensione limitata.
   Delle leguminose nell'Agro romano hanno importanza soltanto le favo e i lupini,
   10 vcccie, lo cicerchie e 1 uioclii. Dei fagiuoli, piselli, lenticchie, patate e castagne si ha ima produzione media. La materia tessile è coltivata nel Viterbese, clic produce anche il lino, e nei contorni di Fresinone, ove si ottiene la canapa.
   La coltura degli orti, assai estesa intorno a Hoina, si è assai menomata per l'ampliamento della città, cotalcliò ai bisogni della popolazione si sopperisce ricorrendo altrove e segnatainente agli orti napoletani. Le ortaglie coltivate anche sui colli sono ? cavoli di varie qualità, 1 sedani, i finocchi, le lattughe, le indivie, gli spinaci, la cicoria, le fragole, i pomidoro, i peperoni, i cotrinoli, 1 poponi, le angurie o cocomeri e sopratutto i carciofi a cui sono destinate ampie distese e che sono meritamente stimati.
   Nell'Agro romano, nelle paludi Pontine e in una porzione del circondario di Civitavecchia predominano due forme di prati naturali : 1 permanenti, o pascoli, ove le erbe sono per lo piti graminacee e composito in minor quantità, labiate, crocifero, leguminose, ecc., e quelli soggetti a rotazione agraria a periodi, più o meno lontani fra di loro.
   Delle piante legnose coltivate in provincia di Poma, la prima è naturalmente la site la quale costituisce uno dei principali prodotti. Manca nell'Agro romano propriamente detto e lungi dall'abitato, ma estesa ne è la coltura sui colli Albani e intorno Viterbo, Roma, nella valle, del Sacco e sui colli della Sabina. In alcuni luoghi le viti son governate a basso fusto e sorrette con canne incrocicchiate all'estremità. A Tivoli, ove alcune uve speciali, come il pizzutello e il pergole,sa coltivansi per la loro squisitezza singolare più per tavola che per farne vino, adoperansi i pergolati. Altrove poi coltivasi appoggiata a pali secchi. 1 vini rossi e bianchì che se ne traggono non formano oggetto di una vera e propria industria enologica por esser ancora fabbricati con metodi primitivi.
   Dopo la vite meritano menzione gli ulivi, scarsi nei dintorni di Roma, ina abbondanti nei colli Laziali e Tiburtini e segnatamente nei circondari di Fresinone e di Viterbo. Codesti ulivi producono ottimi frutti, quantunque 11011 coltivati a dovere. L'olio, per la cattiva fabbricazione, non è squisito come potrebbe essere.
   I gelsi, coltivati in addietro ili tutte le vigne del suburbio di Roma e liei castelli limitrofi, sono ora ristretti a piccole zone nei circondari! di Prosinone, Velletri e Viterbo. Gli alberi da frutta sono sparsi in tutte le ville suburbane e sui colli; i loro prodotti però non bastano al consumo della capitale la quale ò costretta a provvedersi sui mercati di Napoli, dell'Umbria e della Toscana.
   I boschi, fatte piccole eccezioni, sorgono sulle vette, più eccelse dei monti ma ridotti ad esigue proporzioni, vale a dire nella terza zona, mentre abbondano i terreni a macchie e a selve nelle altre due zone e specialmente nella prima.
   In tutta la provincia l'estensione dei boschi si può ragguagliare a 250,000 ettari ; e la parte che trovasi nella pianura, a quattro quinti. Ciò mostra che nelle alte regioni
   11 diboscamento, vietato dalla legge ma favorito dagli abusi, ha denudate le vette selvose, già sacro anticamente, mentre ciò non avvenne nella pianura perchè presso alle prime abitano gli nomini i quali ritraggonsi, per la malaria, dalla seconda.
   La flora boschiva dell'Agro romano ha un carattere meridionale molto pronunciato, rassomigliando assai a quella della Sardegna e della Sicilia. Alcuni boschi chiamansi da frutto per esser popolati di alberi ghiandiferi d'alto fusto che son tre specie di q il ere i e. Le macchie, che crescono sulle dune o i tomboli arenacei lungo la marina, contengono anch'esse delle quercie, ma più vi abbonda il leccio, mentre vi scarseggia il cerro; vi predominano gli arbusti e i fruttici.
   Industrie. — La più estesa delle industrie nella provincia romana è naturalmente quella dell'allevamento del bestiame e del lanifìcio. Le condizioni dell'Agro romano