Mantova
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sponde opposte ; poi vennero le arginature poderose, che in parte contennero e deviarono le acque, allontanandole dal'e mura della città, che da queste opere ebbe migliorate le sue condizioni igieniche, dapprima per l'eccesso d'umidità e per le infezioni palustri assai disgraziate.
Dei ponti che attraversano i laghi di Mantova il più antico è quello di porta Molina o dei Mulini: fu gettato nel 1198 per ordine del Comune, dall'architetto mantovano Alberto ritentino, danneggiato dalle successive guerre più volte ed altrettante volte restaurato, e principalmente con vera munificenza, nel 1752, dal governo di Maria Teresa. Questo ponte è coperto ed è anche il più lungo di quanti attraversano i laghi mantovani: segna la divisione tra il lago Superiore ed il lago di Mezzo, divisione accentuata anche da un salto d'acqua, utilizzato in parte come forza motrice dai numerosi mulini e brillatoi pel riso che si trovano in vicinanza di quella porta, e congiunge la città colla già, altre volto formidabile, sua cittadella. Questa è assai forte ed ha carattere di borgata, con edilizi civili, chiesa, scuola, ecc., oltre i grandiosi edifizi d'uso militare, come caserme, casematte, polveriere, magazzini per le armi, gli attrezzi, i viveri, le munizioni, depositi per le artiglierie, i proiettili, ecc.
La Cittadella è protetta da replicati ordini di bastioni, lunette, scarpe e controscarpe per un'estensione considerevole, intersecate da fossati e da allagamenti, che si possono regolare con apposite chiaviche e paratoie. E il maggior propugnacolo di Mantova dalla parte di nord, cioè dalle strade di Verona e di Brescia. Il ponte-diga di porta Molina, parallelo al quale corre quello della linea ferroviaria Modena-Verona-Ala, misura ili lunghezza 620 metri.
.11 ponte di San Giorgio, dalla porta di questo nome aprentesi a tergo del castello di Corte, dividendo il lago di Mezzo dal lago Inferiore, cougiunge la città colla lunetta o fortino ili San Giorgio e con tutto il sistema delle fortificazioni che la proteggono da oriente: misura 560 metri.
Dighe, argini e ponti di minore importanza, sopra bracci di lago, canali e bassifondi paludosi, congiungono la città agli altri punti principali della molto vasta cerchia di fortificazioni, come lo spalto fatale di Belfiore, fuori di porta Pradella ; il forte di Pietole, oltre il campo trincerato di porta Cerese, e via dicendo.
In posizione topografica così eccezionale, per l'estensione e la profondità delle sue acque, che da tre parti la circondano e che, all'occorrenza, per mezzo delle cateratte all'uopo disposte, in poche ore possono inondare la intera periferia, è naturale che Mantova diventasse, specie nei tempi in cui Francesi, Tedeschi e Spaglinoli definivano quasi sempre le loro quistioni sui campi lombardi, una piazza forte di prinfordine e che coi mezzi di guerra usati fin presso ai nostri tempi, fosse giudicata assolutameli tè inespugnabile. L'Austria in particola! modo, dopo che al principio del secolo scorso, con un atto di prepotente usurpazione, che del resto le costò poca fatica., se ne fece padrona, non mirò se non a fare di Mantova il maggior presìdio della sua dominazione in Italia. Perciò i suoi ingegneri militari trassero grande profìtto dalle condizioni naturali dei luoghi, subordinando tutto il sistema della difesa di Mantova a quel potente ausiliario ch'è la gran massa acquea stagnante intorno alla città.
Le maggiori opere di fortificazioni, le vaste linee di trincee e contrafforti, le grandi cateratte, mediante le quali da. un momento all'altro si può allagare per larghissimo tratto tutto il territorio compreso nella zona (li servitù militare, datano appunto dal secolo scorso. Il primo a fare la prova della eccellenza delle fortificazioni mantovane fu, siccome vedremo, Bonaparte nel memorabile assedio dal 1796 al 1797. Dopo quell'assedio, tanto il Governo Italico durante il periodo napoleonico, quanto il Governo austriaco nella restaurazione dal 1814 al 1866, non fecero che accrescere, migliorare, trasformare, perfezionare le fortificazioni di Mantova, portandole all'altezza degli ultimi progressi della balistica e delle altre arti militari. Dal 1848 al 1866 la fortezza di