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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   220 l'arte Seconda — Alta Italia
   Dui largo piazzale, elt'ò davanti al Teatro Sociale, ali imboccatura del corso Vittorio Emanuele, ì Mantovani hanno l'atto il loro ritrovo preferito nelle serale priniavei ili ed estive, ritrovo di sovente, rallegrato dal concerto delle lamie militari e cittadine.
   Dei teatri minori di Mantova va ricordato i'An-dreani, specialmente adibito a spettacoli di commedia e d'operetta.
   l'alami del Tè (fig. 51). — 11 marchese Federico II Gonzaga, confermato dall' imperatore Cariò V primo duca di Mantova, uomo assai munifico, amante della vita brillante e delle allegre partite, teneva in una casa appena fuori di porla l'ustoria, della aulicamente Teatrale, un allevamento di cavalli delle più rallinate razze, al quale egli, appassionatissimo qual era del cavalcare, poneva grandissimo cure, si che ogni giorno e talvolta anche ì epliratanieute nello slesso giorno, si recava in quella località a sorvegliare l'opera degli stallieri e degli scozzoni. La località,secondo Quatreinère de Quincy, che nel secolo successivo lasciò una minuta descrizione di Mantova, era detta in dialetto mantovano Tujctlu o Tejcilo, perchè ivi esistevano chiaviche o paratoie che sostenevano, tagliavano o dividevano le acque del lago Superiore e le incanalavano nei fossati che attorniavano le fortificazioni della città. Da questa voce, abbreviata e mutilata nell'uso popolare, sarebbe venuta la denominazione di Te all'edilizio singolare, che Giulio Romano, presentalo al duca nel 1524 da Rabbassare di Castiglione, l'autore del Curiiuiaiw, che lo aveva conosciuto in Roma, per ordine di quegli vi fece sorgere come luogo di i i,ioso e di svago.
   Il palazzo del Tè è un perfetto quadrilatero con 65 metri di lato, nel mezzo del quale un ampio cortile per un magnifico loggiato mette al giardino circondato da un muro di cinta ed in parte anche da nn edilìzio, che doveva servire di stalla ai preziosi cavalli ducali, clic ebbero perfino la gloria di essere ritratti dai pennelli del grande maestro e dei suoi migliori allievi. Come luogo di ritrovo passeggiero, di riposo, di feste campestri per la Corte, o di altri più grandiosi divertimenti, l'edilizio del Tè è basso; consiste nel solo pianterreno, allo, spazioso, magnifico, ed ha inoltre un piccolo ripiano o mezzanino superiore, destinato al personale di custodia o di servizio. La fronte del palazzo dà sullo stradone di circonvallazione, che esce da porta Pusterla: è, semplice ed elegante ad un tempo, privo di quella eccessiva fastosità che si riscontra in altre opere ben accertate del fantasioso artista, quale ad esempio la facciata del Colla-redo. Éa tre scomparii d'ordine dorico. Nello seoniparto centrale s'impostano tre robuste arcate sorrette da pilastri, che per una breve gradinata danno accesso ali interno, l'ormando un grandioso atrio. Gli altri scomparii sono listati
   da lunghe lesene salienti fino alla cornice dell'edilizio, foggiata a trabeazione, con triglifi e teschi di cavalli sul fregio. I ra le lesene s'impostano le granili finestre del pianterreno e quelle superiori del mezzanino. Salvo le Ire arcate centrali, ridille in due altri l ui ad un pollone arcuato, vero e simulato, la decorazione esterna è la stessa per lutto l'edilizio.
   L'interno è, nelle otto sale dell'appartamento ducale, negli alni, nei loggiati, nn vero tempio dell'aite più squisita e raffinata del secolo XVI, 11 palazzo del Tè in Mantova è il maggior monumento Col quale (ìndio Romano abbia provveduto alla propria gloria, ponendosi iu prima fila fra quegli artisti meravigliosi di cui (pici secolo fu prodigo ali Italia ; non va dimenticato, però, che in quest'opera egli ebbe validi, efficaci collaboratori ed interpreti de! suo pensiero Giulio Rinaldo, ni,nitovaiio, Francesco l'rimaliceio, bolognese, e Benedetto Pagani, pesrialino.
   La parie artistica ilei palazzo del I è, a cui possono accedere i visitatori, è cosi divisa:
   Guv.mik Àrnia, con disegni e stucchi del genere ratVaellosco (lig. 52);
   Antic.amkk.v, cogli l'Ugelli rappresentanti il Tramonto e la Xotle, ilSfc e la Luce, e con ottimi stucchi del Primaticcio ;
   Stanza un Cavalli, con un magnifico solfino in legno intagliato e sulle cui pareli, dal Romano e dagli altri suoi collaboratori, furono dipinti i cavalli favoriti del duca Federico li. in grandezza naturale e con tale evidenza di verità e di colorilo, che a detta del Vasari « paiono vivi » (fig. 53);
   Stanza di Psichi-:, col solfino ottagono con dodici lunette, tjnivi Giulio Romano ed i suoi allievi dipinsero con rara maestria: 1 il Sucri-fi ìio a Psiche: 2° VÓmmi» i 1pollo ; 3° Venere che- etu'ila il fitjHo contro Psiche ; Amore preso dallo hclleizu ili /'siche, comanda a Zef/ìro ed (i Xelluno di rapirlo; 5° Psiche con Amore in-visibile; t>° Psiche dubbiosa d'Amore ; 1 l'siche (juardonte Amore dormiente; 8° [more abbandona l'sicbe, consolala do Pone. Gli scorci di qiiesio ottagono sono meravigliosi ed ogni episodio può dirsi un vero capolavoro. Nelle lunelle sono continuati gli episodi di questo gcinalis-simo fra gli idillii mitologici ;
   Sala mju k Mepagmk; sul solfino ha dipinti allegorici collo zodiaco; intorno sedici medaglioni rappresentano le varie occupazioni ninnile ;
   Svi v ni Fi-tonti: : nel centro del solfino granile quadro ad (ilio rappresentante fes C.adnta di Fetonte, copialo dall'in igiuale affresco ili Giulio Romano, cui il tempo e l'umidità andavano guastando ; sul fregio la Lolla dei Centauri e delle Amin.:.oni, dipinta dallo stesso Giulio ;
   Lor.ruv ni Dvvinr, mu quattri» lunette rappresentanti i Fasi) delbi vita di Davide, rinnovala in istnci'bi. sugli originali deteriorali nel nostro secolo dal mantovano Giovanni Iìellavile;