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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mantova
   205
   palazzo del Collaredo, rimasero nel vecchio edilìzio della Ragione le carceri giudiziarie ed alcuni uffici pubblici, fra cui, in un'ala abbastanza ben restaurata, risiede ora la Camera di commercio.
   Torre della (ìaliliia (%. 49). — Fra le curiosità medioevalì che ancora rimangono a Mantova è la vecchia Torre della Gabbia. Questo edifizio sorge da un isolato della città centrale, tra la piazza delle Erbe e la piazza Sordello, sì che si vede benissimo da ognuna di queste località. E una costruzione solidissima del secolo XIII e si vuole che facesse parte della primitiva residenza del Comune.
   L'altezza di questa torre è di circa 60 metri ; a 55 metri dal suolo, sul lato d'occidente, vedesi formata da grossissime barre di ferro la gabbia nella quale la tradizione popolare vuole si lasciassero morire i rei di tradimento, di parricidio o di qualche altro straordinario misfatto. La gabbia, visto l'uso a cui la si volle destinata, è piuttosto ristretta ed incomoda, non misurando se non 2 metri di lunghezza, 1 metro di larghezza ed 1 metro e pochi centimetri di altezza. 11 disgraziato condannato a quello strano supplizio non poteva stare nella gabbia se non in posizione contorta o supina.
   La leggenda popolare, raccolta ila qualche meno scrupoloso storico, mole che Filippino Gonzaga (che d'altra parte non figura neppure nella linea diretta dei signori di Mantova), facesse nel 1341 morire in quella gabbia Gilberto e Lodovico Fogliani, padre e figlio, convinti di cospirazione contro la signoria dei Gonzaga. Ma non vi sono documenti che attestino di questo fatto.
   All'incontro negli Archivi mantovani i documenti che veramente comprovano l'uso della gabbia come strumento di supplizio, appartengono al 1500 e si riferiscono a un certo frate domenicano, che accusato di sacrilegio (per aver celebrata la messa senza esserne autorizzato e
   « ziali sia facto una gabia ove l'habia a finire la « sua scolorata vita.
   « Capriana XX viìy Julii MOV.
   « Ptolojieus, Scgretariiis ».
   senza saper leggere), di ferimento, assassinio e stupro, venne ritrovato in una casa dì donne di mal affare. 11 capitano di giustizia di Mantova lo condannò a morire entro una gabbia ed il marchese -principe di Mantova, Francesco IV Gonzaga, acconsentiva a tale genere di raffinato supplìzio col seguente singolare e caratteristico biglietto rimasto, come or si direbbe, in atti :
   « Capitano de jtis-titia: Spetabile, etc., etc. — « A quel frate tanto ribaldo, laudiamo che spe-
   Fig. 45. — Mantova (Palazzo Ducale, Pinacoteca): Busto di donna, ct-edesi una principessa di Casa della Mirandola (da fot. Alinari).
   Tale uso si conservò durante tutto il secolo, come è dimostrato dai documenti, lettere e rapporti che il capitano fiscale trasmetteva al duca stesso intorno ai condannati chiusi o da i inclini dorsi nella gabbia. Era data facoltà alle persone pietose di portare qualche cibo o ristoro ai condannati lassù, onde prolungare la loro già misera esistenza ; ma la scala della torre era così malagevole e pericolosa che ben pochi si avventuravano a salire lino alla gabbia.
   Nell'anno VI della Repubblica francese e 11 della Cisalpina (1798) venne ingiunto all'allor proprietario della torre signor Gerolamo Guerrieri di staccare la gabbia, considerata come odioso emblema di tirannide. Il Guerrieri ubbidì; ma ristabilito, nel 1814, l'antico regime, lo