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Parte Seconda — Alta Italia
affrettiamo a ripeterlo, va modificandosi e totalmente cancellandosi man mano elio dalla vasta periferia il visitatore s'avvicina al centro, e quando può studiare ed immedesimarsi nell'indole, nella natura, nelle tradizionali consuetudini di quella popolazione intelligente e sveglia, clic, sotto l'apparenza di una grande calma, d'un certo languore, ha scatti si frequenti di singolare vivacità.
L'aspetto generale di Mantova è simpatico e geniale. Le sue vie, per la maggior parte larghe, spaziose — sempre pulite — ì suoi edilizi generalmente non troppa alti, semplici, eleganti, ben tenuti, danno libero adito all'aria e alla luce, questi grandi elementi della bellezza e del benessere nelle città moderne. Quanto silenziose e malinconiche possono sembrare le vie dei quartieri eccentrici, altrettanto vivace ed animata si mostra nelle ore mattutine e nelle vespertine la maggiore arteria, cioè la gran via trasversale che da porta l'radella conduce a porta San Giorgio. L'ampio corso Fradella (ora Vittorio Emanuele), l'antica via della Croce Verde (ora Sogliani), a porticati e ad edilizi notevoli, nei quali primeggia lo stile del Rinascimento, la pittoresca ed animatis-sima piazza delle Erbe, la grande e monumentale piazza Sordello, fiancheggiata dalle gotiche costruzioni che già furono i palazzi degli antichi signoii di Mantova, i Ronac-colsi ed 1 Gonzaga, sono i punti nei quali o per gli affari o per diporto si affolla più volentieri la laboriosa ed attiva popolazione mantovana, che, ad onta di tante disgraziate vicende dalle quali fu percossa negli ultimi tempi, conserva un tesoro grandissimo dì energia c di vitalità, come negli anni più,tristi della servitù di fronte alle migliaia e migliaia di baionette luccicanti ad ogni istante per le sue vie, custodì gelosamente alta ed ardente la fiamma dell'amor patrio e della libertà.
Il punto centrico della città è il tratto di piazza delle Erbe o del Brolétto, col suo largo porticato. La vicinanza di taluno dei maggiori edilizi, come il palazzo del Broletto, la stupenda basilica di Sant'Andrea, la torre delle Gabbie, il palazzo Ducale, varie case antiche o del Rinascimento, danno a questa parte della città un'impronta grandiosa, pittoresca, scenografica; mentre chi non si ferma ai soli effetti complessivi può trovare nelle ragioni artistiche di quei vaili editizi, momenti di vera dilettazione intellettuale. Per questo forse 1 cittadini vi accorrono volentieri, di preferenza, poiché intuiscono, senza bisogno di dirlo, che quello è il punto caratteristico, il punto pulsante dell'antica loro città, qualche cosa che si collega alle ormai lontane sue tradizioni. E per questo è quivi, in ogni ora del giorno, sempre vivo ed animato il fiotto dell'attività cittadina.
EDIFIZI SACRI
Mantova, specie, dopo le riforme affrettate ed in parte premature di Giuseppe II, che soppressero ed espulsero dalla Lombardia gran numero di corporazioni religiose, chiusero, abbatterono o ridussero ad altri usi molte chiese, 11011 ha gran numero di edifizi sacri rimasti al culto. In compenso però quelli clic lo furono lasciati sono tutti di grande valore architettonico, storico ed artistico e, come la basilica di Sant'Andrea e la Cattedrale, aventi grado di veri monumenti nazionali.
Callcdralc (figa, 80-31). — Per quanto, scemalo l'Ufficili cJ altri storici, il Cristianesimo si sia introdotto in Mantova sin dai primi tempi, la città non sorse a dignità vescovile se non sul principio del secolo IX e precisamente nell'anno 807, nel quale da pana l.cone 111, col placito di Carlo Magno, lii nominato vescovo di Mantova un Gregorio, romano, prete di santi costumi. Cosini ebbe per successore un Ergjrllti, d'origine franca, consacrato dal patriarca ili Aqiiileja, il quale, poco appresso, tenne in .Mantova un Concilio.
Queste notizie bastano a provare come la Chiesa mantovana sia, sui dai tcm,ii primitivi, stata soggetta al patriarcato di Aquileja, del quale il patriarcato dì Venezia, da cui ora spiritualmente dipende, conliiiua la tradizione, Nel secolo X In da figo di l'rovi-nza, re d'Italia, pol lato al vescovado di Mantova un tal Mannsse, provenzale, arcivescovo d'Arles, amico e congiunto dello stesso Ugo, che per compensarlo di quanto lasciava ni patria, con esempio mai visto, i;;li affidò la simultanea cura delle diocesi di Mantova, Verona,