16(5
Parte Seconda — Alta Italia
nome di Giovanni di Trucliezzano, o Truchesano, come colui che atterrò il gigantesco e fortissimo Ezzelino.
Morto di rabbia o per il volontario strazio delle proprie ferite Ezzelino da Romano fu sepolto, a quanto sembra, in luogo pubblico, presso la chiesa di San Francesco, allora esistente e demolita qualche secolo più tardi. Molti storici attestano dell'esistenza del sepolcro di Ezzelino in Soncino: visitato a quanto sembra anche da Arrigo VII di Lussemburgo, di passaggio per Soncino; ina ora 11011 se ne trova più traccia.
Riprendendo il corso delle vicende sonciiiesi diremo, che, nel 1277, Soncino passò in dominio di Ottone Visconti arcivescovo di Milano e che, nel 12S1, appare posseduto dalla famiglia dei Buoso da Doara. Nell'anno successivo il castello di' Soncino e assalito e devastato dai collegati Lombardi, Emiliani e Monferrini contro l'arcivescovo di Milano. Sei anni più tardi, essendo vicario imperiale 111 Lombardia Matteo Visconti, Cremonesi e Bresciani alleati assaltano Soncino togliendolo al Visconti e vi mettono a governarlo tal Pietro Fodro, il quale seppe rendersi tanto inviso ai Sommati che in capo a quattro anni lo cacciarono a furia di popolo, e proclamarono il loro borgo libero Comune. Nel 1310 Solicino è in dominio di Galeazzo Visconti, vicario imperiale. Nel frattempo (anno 1311) Guglielmo Cavalcabò, capo dei Guelfi cremonesi, si impadronisce della città cacciandone i Doara e gli altri Ghibellini, i quali, alla loro volta si raccolgono 111 Soncino, donde ne cacciano, con grande uccisione, tutti i Quelli. 11 Cavalcabò manda ad occupare Sondilo un suo valoroso capitano, Venturino l'ondulo, che abilmente riesce nell'impresa. Questi progressi dei Guelfi cremonesi irritano il vicario imperiale per la Lombardia, Guarnero conte Homberg, che 111 una Dieta tenuta a Lodi delibera d'assediare Solicino, ove, all'aggravarsi degli avvenimenti, si era rinchiuso anche Guglielmo Cavalcabò, insieme al cremasco Venturino de' Ronzoni ed al capitano cremonese-Venturi no Fondulo, già ricordato. La minaccia del vicario imperiale è tosto tradotta in effetto; e, nel 1313, Soncino è di nuovo stretta d'assedio dai Ghibellini, capitanati dal vicario medesimo. Sconfitti gli aiuti mandati da Cremona gli assediati, perduto il coraggio, abbandonarono le mura. Soli il Cavalcabò, Venturino Ronzone ed il Fondulo con pochi seguaci tentano di farsi largo tra i nemici; ma il Cavalcabò è ucciso da un colpo dimazza ferrata dalllloniberg stesso; il l'ondulo, fatto prigioniero, vi cu trascinato a coda di cavallo, insieme ai suoi tre figli ed a trenta altri difensori di Soncino intorno al castello; il Benzene è consegnato ai Ghibellini cremaschi, che lo fanno strangolare. Nella primavera successi a a questo eccidio i Guelfi ripresero Solicino e si diedero a fortificarlo; ma per poco, poiché, nell'anno 1310, Matteo \ isconti, radunati in Solicino i maggiori Ghibellini italiani, tra cui Cane della Scala, signore di Verona, Passerino de' Passerini, signore di Mantova, ed altri, stabilirono di mantenere la Lombardia nella giurisdizione imperiale e di combattere Roberto d'Angiò re di Napoli, e papa Giovanni XXII, capitananti 1 azione contraria dei Guelfi.
Nel 1322 Soncino era dipendente da Giovanni Galeazzo Visconti, signore di Milano, e nel 1328 i Soncinati soggiacquero, per decreto dello stesso papa Giovanni XXII, all'interdetto per avere aderito alla parte di Lodovico il Ravaro, scomunicato ed usurpatore della dignità imperiale, Dopo tredici anni d'interdetto, pacificatisi gli animi, i Soncinati furono da papa Renedetto XII prosciolti da quella pena spirituale, che 111 quei tempi aveva un certa efficacia sulle popolazioni. Nel 1351 una banda di soldati (li ventura, che allora, per l'esempio datone da Lodrisio Visconti, conlinciavano a formarsi e che, quando 11011 potevano per conto d'altri, facevano la guerra per proprio conto, diede il sacco a Solicino, cagionandovi gravissimi danni. 1 Visconti però seppero riaffermare la loro signoria sul borgo, che da Bernabò fu assegnato, insieme a Bergamo, in retaggio al figlio Rodolfo. Gian Galeazzo, avendo usurpato lo Stato dello zio, estese il suo dominio anche su Soncino, che ili quel periodo, per il commercio che vi avevano attratto gli Ebrei dà poeo stabilitivi^, aveva raggiunta una grande floridezza.