.Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Crema
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Nel 1250, Ezzelino da Romano, vicario imperiale, capo dei Ghibellini, tiranno di Padova e di Treviso, venuto in Lombardia già s'era fatto signore di Brescia, di Tre-viglio, di Chiari e d'altre terre, minacciando castelli e città del territorio lombardo, non peranco sottoposti al suo dominio. A frenare la foga conquistatrice dell'inuma] Dissime tiranno, sotto il quale gemevano, crudelmente trattate, Padova e Treviso, si forino fra i Guelfi lombardi una lega difensiva, alla testa della quale erano i Torriani di Milano ed il marchese Azzo d'Este seriamente minacciato nei suoi Stati dallo stesso Ezzelino. In questa lega, per l'eloquente consiglio del loro concittadino Baldassarre de' Cancei, presero parte i Soncinesi, mandando una banda di armigeri, parte a piedi e parte a cavallo, sotto il cornando di Giovanni di Truca zzano, «incitiate. L'esercito degli alleati affrontò Ezzelino nella Gera d'Adda sotto Cassano, mentre egli accingevasi a marciare su Milano. La battaglia fu lunga ed accanita: Martino della Torre ed Azzo d'Este, guidanti personalmente le truppe guelfe, fecero prodigi di valore: tanto, che messo in rotta Ezzelino, dovette ripiegare su Cassano per ripassarne il ponte ed appoggiarsi al sicuro nel Bergamasco. Questa mossa, secondo lo storico soncinate Paolo Ceruti, gli fu impedita appunto dalle truppe di Soncino, guidate da Giovanni di Trucazzano, che s'erano impadronite della testa del ponte. Tentando forzarlo Ezzelino, si impegnò una lotta atroce, corpo a corpo, nella quale, Giovanni da Trucazzano, assalito personalmente Ezzelino, lo stramazzò da cavallo coii un potente colpo di mazza sulla testa, dichiarandolo prigioniero insieme ai principali suoi ufficiali. All'indomani, Ezzelino, dal Trucazzano e dai suoi fu condotto nel castello di Soncino, ove si tentò medicarlo delle ferite ricevute, ina senza risultato, poiché egli stesso, pochi giorni appresso, inferocito per l'umiliazione propria e nel sentire la rovina di tutta la parte ghibellina in Lombardia, si strappò le bende dalle ferite, causandosi con ciò la morte.
Intorno alla morte di Ezzelino e sopratutto sulla persona che gli inferse le ferite per le, (piali poscia morì, c'è grande discrepanza nei cronisti sincroni e negli storici posteriori. Da molti fu attribuito, insieme a quello della vittoria guelfa,, il merito di questo fatto speciale al marchese Azzo d'Este, che colla sua mazza avrebbe ucciso Ezzelino, del resto già ferito in più parti del corpo; altri afferma che l'uccisore del tiranno di Padova fu Martino della Torre; ina tanto l'uria che l'altra delle.affermazioni non posano che sulla simpatia o la tendenza degli scrittori per l'uno o per l'altro personaggio. Il Ceruti, seguendo nella sua Storia di Soncino le orme di altro accurato storico locale Girolamo Baris,passa in disamina tutti gli storici e cronisti più autorevoli e più vicini al tempo nel quale il fatto si svolse, cioè il Chronicon del monaco padovano, Burniamoli te Aliprando, nella sua Cronaca mantovana; il Muratori, Albertino Mussato, ecc., i quali, parlando distesamente dell'avvenimento, non fanno il nome del feritore di Ezzelino; ne esamina altri, dimostranti la parte non lieve che ebbero nel successo di quella battaglia le milizie cremonesi condotte da Uberto Pallavicino e da Buoso da Doara, ai quali, anzi, si sarebbe arreso Ezzelino. E siccome, per le usanze di guerra d'allora, i prigionieri restavano in potere di coloro' che li facevano, così e non altrimenti si può spiegare il fatto del trasporto del ferito e prigioniero Ezzelino a Soncino, località relativamente distante dal punto nel quale la battaglia era avvenuta, mentre in Cassano stesso ed in altri castelli più vicini il ferito avrebbe potuto essere accolto per ricevervi quelle cure che il suo stato richiedeva. Ma, prigioniero dei Cremonesi e fra questi dei Soncinati, era ovvio che egli fosse condotto nel castello di Soncino, territorio cremonese e nello stesso tempo patria di coloro che lo avevano maggiormente attorniato e costretto a cedere le armi. Si aggiunga inoltre, che vi sono storici, quali il Moscardo nella Storia di Verona ed il Zagato nella Cronaca della stessa città, che attribuiscono ai Soncinesi il merito precipuo della cattura di Ezzelino; e che altri storici, come il Fieschi, il Cavitelli ed il Godagli, che fanno addirittura il