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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia
   Sotto la dominazione veneta Crema era governata da un gentiluomo veneziano chiamato podestà e capitano: durava in carica sedici mesi, amministrava la giustizia e nelle cose criminali e di polizia era quasi sempre giudice inappellabile. I podestà presiedevano il Consiglio del Comune, al quale la Repubblica aveva accordati molti privilegi, e ne eseguivano e facevano rispettare le deliberazioni. Questo era composto di 145 membri ed era detto Consiglio nobile. Tre provveditori al governo della terra dirigevano l'amministrazione comunale.
   11 trattato di Campoformio, che sopprimeva la Repubblica Serenissima e decrepita, la quale, non aveva saputo rinnovarsi coi tempi, e smembravano il dominio, pose fine a questo stato di cose. 11 29 marzo 1797 un drappello di ussari francesi ed alcune compagnie di guardie nazionali lodigiane e bergamasche operarono il cambiamento di governo senza che le milizie venete opponessero la menoma resistenza. Al grido di Vira la libertà e 1 iva l'uguaglianza furono abbassate le insegne di San Marco ed innalzato il tricolore cisalpino: fra la passiva acquiescenza della popolazione, che in fondo non amava il cambiamento, perchè l'affetto per l'antica e gloriosa Repubblica di San Marco era profondo e radicato negli animi, e la caduta della Serenissima, per opera di due potenze straniere, era considerata mia sciagura nazionale, ed in parte lo fu davvero.
   Incorporata nella Repubblica Cisalpina, indi Italiana, poi Regno Italico, Crema fece parte del dipartimento dell'Adda comprendente Lodi e Crema avvicendantesi come capoluogo ogni biennio.
   La reazione violenta a\ venuta nel 1799, per i rovesci francesi e la venuta degli alleati \ustro-Russi, diede luogo a rappresaglie per parte dei nobili e del clero, che durante il periodo cisalpino erano stati umiliati e vi furono anche grandi dimostrazioni ili gioia in Crema, l'arrivo degli Uistriaci; ma ben presto la popolazione dovette persuadersi che l'un straniero non valeva meglio dell'altro, edanzi il poliziesco regime introdotto dai commissari austriaci cominciò a far rimpiangere il sistema dei Cisalpini. Lercio, quando nel 1800. dopo la vittoria di Marengo, i Francesi occuparono di nuovo la Lombardia più equi e più riguardosi dei diritti delle popolazioni di quel che non fossero stati nella precedente occupazione, parve a tutti un gran sollievo ed i governi della Repubblica Italiana e del Regno Italico furono fattori di reale progresso morale e materiale, tanto nella città che nel suo territorio. Durante il Regno Italico, Crema, che al dire del Sansovino, coi torrioni delle robustissime sue mura, colle sue porte-difese da ponti levatoi e saracinesche in ferro, colle trincee fuori delle mura, ben immite ili cannoni, era una delle tre maggiori fortezze d'Italia (cioè Barletta nelle Tughe, Prato in Toscana e Crema in Lombardia), venne cancellata dai ruoli delle, fortezze italiane: e nel 1809, atterrato il castello, furono rifatte le porte e la città perdette quasi totalmente l'aspetto severo e marziale che fin allora aveva serbato.
   Colla restaurazione austriaca del 1815 Crema e Lodi furono congiunte coi loro territori in una sola provincia, col titolo di Lodi e Crema, ma cogli onori ed i vantaggi del capoluogo serbati a Lodi; il che produsse una serie di attriti fra le due città. A compensarla della perduta autonomia amministrativa, l'imperatore Francesco I innalzava Crema al grado di città regia: fumo senza arrosto.
   Come dovunque in Lombardi,1, il governo ferocemente reazionario dell'Austria si fere odiare anche in Crema, cosicché, alla notizia della rivoluzione scoppiata a Milano il IS marzo 1818, giunta in città la sera stessa, la popolazione si nversò nelle vie acclamando a Milano, a Pio IX e alla libertà. UFiiidoiiiaiii il fermento essendo maggiore, e facendosi dal popolo sventolare le bandiere tricolori. 1 dragoni a cavallo e la compagnia di cacciatori che presidiavano la città cominciarono a caricare la folla facendo fuoco sugli inermi. Dodici cittadini rimasero uccisi in quella contingenza: nella sera furono fatti arresti sui presunti autori delia ribellione; ma molti erano già usciti