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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Crema
   149
   parte alla spesa per la ricostruzione delle mura, spesa die importò circa 20,000 ducati; fecero erigere (e dicesi anche dal Bramante, ina c'è a dubitarne) l'arco della piazza coll'orologio, detto volgarmente il Torrazzo: fondarono, con oblazioni raccolte fra cittadini, il Monte di pietà, insieme ad altre istituzioni benefiche, ed eressero fuori di porta al Serio la insigne chiesa di Santa Maria della Croce.
   Sul principio del secolo XVI Crema era luogo troppo importante, per le sue fortificazioni, perchè si potesse sottrarre dall'influenza e dalle conseguenze dei tristi avvenimenti che caratterizzarono quell'infausto e disastroso periodo della storia italiana. Nell'aprile 1499 fu condotto in Crema e tenuto prigioniero dai Veneziani, alleati del re di Francia Luigi XII, il cardinale Ascanio Sforza, fratello di Lodovico il Moro, fuggiasco duca eli-Milano, insieme a molti altri cospicui personaggi di Milano.
   Nel 1509, stretta fra il papa, i principi d'Italia, Spagna, Francia e l'Impero, la famosa Lega di Cambra! ai danni di Venezia, e vinta dalle truppe di Luigi XII sui Veneziani, in quel momento sfortunato, la battaglia campale di Agnadello (14 maggio), un araldo del re di Francia si recò, il 20 di quello stesso mese, a Crema ad intimarvi l'immediata sommessione al re di Francia, perni la mina della città: dopo due giorni di dibattito, non essendovi nella fortezza truppe sufficienti per difenderla, si dovette cedere al consiglio di Socino Benzoni, amico del re di Francia, propugnante la pronta sottomissione della città a Luigi XII. Fu questo un periodo tristissimo perla città e molti Cremaschi furono incriminati d'aver cospirato per ricondurre la patria sotto il dominio di Venezia.
   Frattanto Venezia, che con sorprendente abilità diplomatica disarticolava la Lega di Cambrai, mettendone in reciproca gelosia e diffidenza i varii membri, attendeva anche alla sua rivincita materiale. A riconquistare Crema fu dalla Serenissima inandato Renzo Orsini duca di Ceri, patrizio romano al soldo di Venezia, espertissimo ed astutissimo capitano, il quale, non solo seppe condurre sollecitamente l'impresa ed entrare trionfante, nel settembre 1512, nella città; ma quasi due anni dopo, nel 1514, sostenne con grande rigore l'assedio postole da Prospero Colonna e Silvio Savelli, per ordine del duca di Milano Massimiliano Sforza, e liberolla mediante un ardito stratagemma, col quale riuscì ad incendiare il campo del Savelli, le cui truppe, terrorizzate dal fuoco, che ogni casa aveva invasa, e sgominate dalla vigorosa uscita dei Cremaschi, sotto gli ordini dell'Orsini medesimo, si misero in fuga sulla strada di Lodi, uè fu possibile al Savelli ed al Colonna trattenerle. Solo gli Svizzeri rimasero al loro posto e si difesero valorosamente. Di questa vittoria l'Orsini portò in tre stendardi e due cannoni i trofei. Gli stendardi vennero collocati in Duomo, ove una lapide commemora ancora il fatto pel Ceri glorioso.
   Dopo altri quindici anni di tumultuose e, per la Lombardia, disgraziatissime vicende, ¦abilita, il 23 dicembre 1529, in Bologna la pace, Crema, rimasta sotto il dominio di Venezia, passò quasi tre secoli di pace ristoratrice e feconda. Dal secolo XVI alla fine del secolo XVIII la storia di Crema è pressoché priva di avvenimenti, che si colleghino alla storia speciale della regione lombarda ed a quella generale d'Italia. In questo periodo essa si compenetra in quella della Repubblica di Venezia e di particolare per la città non rimangono che gli avvenimenti di pura cronaca locale, segnati principalmente dalle gravi pestilenze del 1575 e dei 1630. Sotto il governo illuminato di Venezia rifiorirono per Crema e tutto il suo territorio l'agricoltura, i traffici, le industrie e sopratutto quelle della filatura e della tessitura della seta, in ciò gareggiando Crema colla 11011 lontana Bergamo. I Cremaschi, che volentieri si davano alle armi, prendevano imbarco sui galeoni della Serenissima, che fronteggiavano in Oriente l'invasione turca: ed a Famagosta, a Cipro, a Lepanto, Nicosia, al Peloponneso molti Cremaschi valorosamente combatterono e si distinsero combattendo per la gloria della Repubblica e per l'onore della Cristianità.