Crema
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onde vi ottemperassero nel più breve termine, senza di che avrebbero dovuto aspettarsi la completa loro rovina. I Cremaschi, indugiando nella risposta, mandarono segretamente a chieder soccorsi ai Milanesi ed ai Bresciani, costituitisi in veri protettori della piccola città: nò questi mancarono, e pochi giorni appresso Milanesi, Bresciani e Cremaschi, riuniti a Ripa d'Oglio sul fiume omonimo, inflissero ai Cremonesi una sanguinosa sconfìtta, facendo inoltre un gran numero di prigionieri, che furono condotti a Milano ed a Crema. Questa battaglia, per il grande numero degli uccisi, fu detta della Mala morte. Non domati per questo, i Cremonesi si unirono a Bergamo, Lodi, Pavia e Corno, marciando direttamente su Milano; ma incontrati di nuovo dai Milanesi e loro alleati presso l'Adda vennero messi in rotta (1193). Un'altra sconfitta riportarono i Cremonesi l'anno dopo all'Albero suIl'Oglio per opera dei Milanesi, Bresciani e Cremaschi. Ritornato, nel 1190, Arrigo VI in Lombardia,, questi indusse i Milanesi a far pace coi Cremonesi ed a Crema furono finalmente riconosciute le antiche libertà.
Passarono alcuni anni di pace relativa, nei quali in Crema si consolidò il governo popolare costituito dal Consiglio generale dei cittadini, ove il popolo in un coi nobili partecipava al potere legislativo. Tre consoli erano incaricati di reggere il Comune e due podestà amministravano la giustizia. La città era divisa in ventisette parti, o vicinanze, le quali prendevano nome dalle famiglie od arti più cospicue ed erano rette da ventisette consoli minori, ai quali era commessa l'istruzione militare dei cittadini e la difesa della città. Questi consoli minori formavano, occorrendo, le compagnie ed ognuna aveva il suo posto assegnato alle mura, alle torri, alle porte della città. Podestà, consoli maggiori e consoli minori giuravano, alla loro elezione, di serbare fedeltà agli statuti del Comune. Questi però non furono raccolti in un sol corpo e pubblicati se non sul principia del secolo XIV, cioè nel 1309.
Nel 1205, secondo affermano le cronache locali, Crema fu incendiata; sembra ad ipera dei Cremonesi, sebbene non sia la cosa ben manifesta. Quantunque favorita di nivilegi, tanto dagli imperatori Filippo, Ottone IV e Federico li, Crema — allorché quest'ultimo venne in Lombardia col proposito di risollevarvi la parte ghibellina od imperiale, assai prostrata — fu con Milano, Lodi, Como, Novara, Alessandria, Vercelli, Piacenza, Brescia, in lega contro il nipote di Barbarossa e, sconfitti a Cortenova (1226), i collegati ripiegarono su Crema, ove si fortificarono in attesa dell'urto delle armi imperiali, le quali all'incontro si diressero sopra Brescia. Dopo pochi giorni d'inutile attesa e saputo del caso di Brescia, l'esercito della Lega, addensato a Crema, volendo soccorrere la città amica, entrò nel territorio di Bergamo, portandovi la distruzione. I Bergamaschi, che parteggiavano per l'imperatore, dovettero lasciarlo solo sotto Brescia per accorrere in difesa della loro patria; l'esercito imperiale, stremato da tante inutili battaglie, non potendo vincere la resistenza dei Bresciani, pochi giorni appresso dovette levar l'assedio ed allontanarsi, dirigendosi verso 11 Po.
La seconda metà del secolo XIII segna per Crema, come per tutte le città d'Italia, l'inasprirsi delle fazioni interne. Nel 1258 Uberto Pallavicino, signor di Cremona e capitano dei Ghibellini, favorito dai Benzoni e loro partigiani cremaschi, s'impossessò di Crema, cacciandovi la fazione guelfa, capitanata dai conti di Camisano' impose ai Cremaschi il giuramento di fedeltà e per sei anni signoreggiò in Crema, che, solo al riaversi della fazione guelfa, potò rivendicare la propria libertà.
Cacciati, nel 1278, dai Guelfi milanesi condotti da Ottone Visconti, i Ghibellini cremaschi rientrarono nella loro patria, nel 1282, col soccorso del marchese di Monferrato; ma, nel 1281, i Guelfi si presero la rivincita. Ciò non tolse ai Cremaschi di dedicarsi all'incremento ed abbellimento della loro città, ed appunto al 1284 si fanno risalire gli inizi del Duomo, il maggior monumento della città, terminato solo un secolo dopo.
Capi dei Ghibellini in Crema, sulla fine del secolo XIII, erano i conti di Camisano; dei Guelfi i Benzoni, famiglia patrizia ricchissima e potente. Della prima fazione erano
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