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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia
   tonato in Modena l'anno 1173. Fu per queste ragioni che i Cremaschi, i quali indubbiamente presero parte alla guerra della Lega, non figurarono col nome della loro città fra 1 componenti della Lega stessa e clic i loro deputati furono, per l'opposizione di Cremona, vantante su Crema diritti sovrani, esclusi dalla Dieta di Costanza, ove fu stabilita la pace tra l'imperatore e le città lombarde. Il capitolo ventunesimo della pace di Costanza dichiarava: < Rimaner ferme tutte quelle convenzioni che le città della Lega avevano fra di loro stipulate >, ed in base a questa stipulazione Cremona si opponeva ostinatamente ad ogni tentativo di risurrezione per la sventurata Crema.
   Nell'agosto nel USL essendo Barbarossa disceso in Italia con pacifici intendimenti ed avendolo 1 Milanesi accolto con granile, distinzione, questi gli domandarono facoltà di rifabbricare Crema. L'imperatore, che aveva serbato un fondo di rancore verso Cremona, la cui antica devozione, nei momenti difficili della Lega, eragli mancata, ed anche perchè i Cremonesi non avevano mandati i loro ambasciatori alla cerimonia dell'incoronazione e delle nozze di Arrigo suo figlio con Costanza Normanna erede della corona di Sicilia, annuì alla domanda dei Milanesi, i quali diedero tosto ai Cremaschi gli appoggi ed i mezzi necessari per rientrare ni patria e riedificarne le mura. Ma avevano appena cominciate le fondazioni della rocca che i Cremonesi improvvisamente furono con molta gente loro sopra, distruggendo ed atterrando il già fatto. Indispettito di ciò 1 imperatore, nel 1185, postosi alla testa delle milizie milanesi, piacentine, bresciane e cremasche, invase il territorio di Cremona, distrusse Castel Manfredi e.Solicino e peggio sarebbe avvenuto di Cremona se, per la mediazione del suo celebre e dotto vescovo, Sicunlo da Casnleggio, personalmente amato e stimato dall'imperatore, non avesse ottenuta la pace.
   In quel periodo, forse presago della non lontana sua fine, lìarbarossa era incline alla pace, al perdono, agli atti generosi, \llora i Cremaschi poterono con grande alacrità e sicurezza darsi all'opera di ricostruzione della loro patria. Nel maggio di quell'anno i Cremaschi avevano già compiuta la rocchetti, che doveva essere il maggior propugnacolo della risorta città, ed invitarono l'imperatore a visitarla. Andò di fatto Rarbarossa con tutta la sua Corte, i consoli e i magistrati di Milano, Brescia, Bergamo e Piacenza; il marchese di Monferrato, genero deli1 imperatore, in quella circostanza accordò a Crema di portare le sue anni, consistenti in uno scudo, di campo bianco e rosso sovrapposti, eoa un braccio impugnante una spada fra due corna di cervo, nel mezzo campo rosso; stemma ch'ù tuttavia quello del Comune di Crema. Ai l.' maggio l'imperatore, con pubblico diploma, sanciva la libertà del popolo cremasco, investendo il Comune dei privilegi mi tempo goduti dai conti di Camisano, In poco più di tre mesi, sotto gli auspici della larga protezione imperiale e cogli aiuti di Milano e di Brescia, felicissime di far dispetto a Cremona, la città era risorta: la circuivano da ogni parte fossi e bastioni, tali da guarantirla contro qualunque assalto dì nemici, e due torri della rocclietta allora costrutta durarono fino al 1500, nel qua! anno furono abbattute per allargare la cerchia delle mura ed accogliervi ì vecchi borghi da ogni parte, eccetto che da settentrione.
   Le cose andarono per i Cremaschi col vento in poppa fino al 11SS, nel qnal anno, per alcune contestazioni di giurisdizione insorte, Rarbarossa fece giudicare essere l'Isola Fukheria—ossia il territorio cremasco — regalia imperiale. Ciò menomando la loro libertà e restringendo i privilegi, con tanta pena tre anni prima conseguiti, irritò grandemente ì Cremasela, che non mancarono di muovere rimostranze a Bar-ba rossa. Morto questi nel frattempo in Seria, annegato in nn fiumi collo, il Salef, mentre vi prendeva ini bagno, Arrigo VI, che nói breve suo regno si rivelò non meno duro, uè meno fedifrago del padre, revocando ogni precedente concessione, stabilì nel UDÌ che i Cremonesi avessero piena e completa giurisdizione su Crema e territorio. Ottenuta tale concessione i Cremonesi si affrettarono di mannare ambasciatori ai Cremasela,