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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Crema
   Ui
   perchè sospetto di fellonìa; con lui molti Cremaseli furono internati in Germania e lassù tenuti prigionieri, donde non ritornarono se 11011 qualche anno più tardi pei il condono elargito dal nuovo imperatore Arrigo III.
   Durante il regno d'Arrigo III (dal 1030 al 1056) l'Isola Fulchéria con a capo Crema fece parte dei -vastissimi domimi del marchese Bonifacio di Toscana, il padre della famosissima contessa Matilde. Arrigo IV successogli avocò alla Camera Imperiale il vasto territorio e lo infeudò ad Ubaldo vescovo di Cremona, di sua elezione. Ma la contessa Beatrice, vedova di Bonifacio, a nome e nell'interesse della figlia, seppe rivendicare il possesso dell'Isola Fulchéria, che, solo nel 1098, fu dalla contessa Matilde donata al Comune ed al vescovo di Cremona. Ai Cremaschi, che già reggevansi a libere e popolare Comune, non garbò troppo questo passaggio che li infeudava ad una città vicina, dalla quale non potevano sperare tante agevolezze, onde, appena fu dalla contessa stabilita la donazione dell'Isola Fulchéria, Cremonesi e Cremaselo si misero in armi a difendere la loro autonomia ed i privilegi conseguiti e riconosciuti dai precedenti imperatori e re. La contesa fu aspra e sanguinosa, la qual cosa prova che allora non v'era grande divario fra le due città, e che anche in Crema, sin dallo scorcio di quel secolo, vigeva il governo popolare o comunale, senza del quale i cittadini non avrebbero avuto agio di prepararsi alle armi in modo da affrontare una guerra che 11011 sarebbe terminata così presto.
   Nella guerra decennale dì Milano contro Como vediamo Crema alleata di Milano mandare i suoi militi nella Valcuvia a danneggiare quel territorio, posseduto dai Comaschi. Nel 1127, scontratisi i Cremasclii coi Comaschi in maggior numero, i primi furono dagli ultimi in gran parte uccisi e fatti prigionieri. Questa sconfitta, che aveva privata la città dei migliori suoi difensori e prostrati gli animi dei superstiti, porse ai Cremonesi occasione propizia per tentare di condurre ad effetto il piano da hmgo tempo meditato, di impadronirsi di Crema e di tutta l'Isola Fulchéria; ma furono pronti i Milanesi ad accorrere in aiuto della piccola ma valorosa e fedele alleata, ed i Cremonesi sconfitti dovettero rientrare nel loro territorio. Più tardi, nel 1133, gli stessi Cremonesi incitarono l'imperatore Lotario, che ritornava in Germania, a porre assedio a Crema pel pericolo d'essere alleata di Milano, già poco devota all'imperatorè. Lotario assediò infatti Crema ; ma sentendo che i Milanesi, con molte forze, si apprestavano ad aiutare la città amica, levò tosto l'assedio, dirigendosi frettolosamente per la vai Camollica in Germania. Continuarono queste fazioni fra Cremona e Crema per tutta la prima metà del secolo XII, senza risultato decisivo, poiché Milano accorreva sempre pronta ed in tempo per aiutare e difendere l'alleata.
   Colla venuta di Barbarossa, succeduto a Corrado II, in Italia, cominciarono per Crema i tempi più difficili. Ad istigazione dei Cremonesi, il fulvo imperatore, nel 1158, pose l'assedio a Crema, dichiarandola ribelle all'impero ed al bando, per essere alleata di Milano e di Brescia; ma trovati nella città maggior resistenza di quella che si aspettava, tolse l'assedio recandosi sotto Milano. Placate, per il momento, le ire imperiali e stabilita la pace, fra ì capitoli di questa ftivvi l'obbligo per Crema di pagare un'ammenda di 70,000 lire al fisco imperiale, di atterrare le mura e di colmare le fosse: condizioni tutte alle quali Crema si guardò bene di ottemperare; anzi, nello stesso anno, partito l'imperatore, i Cremaschi, insieme ai Milanesi, diedero l'assalto alla vicina città di Lodi, devotissima dell'imperatore, sotto gli auspici del quale era sòrta in riva all'Adda.
   Eotta così la pace, ai primi di luglio del 1159, i Cremonesi, con quanta gente poterono raccogliere, posero assedio a Crema, in soccorso della quale ì Milanesi mandarono uno dei loro consoli, Manfredi da Dugiiano, con 400 fanti e numerosi ufficiali. I Cremonesi non erano se 11011 l'avanguardia dell'imperatore; il quale giunse pochi giorni appresso col grosso dell'esercito tedesco, ben deciso di sterminare quella piccola città