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Parte Seconda — Alta Italia
dell'Adda, segnanti i confini della loro occupazione. Tutto sommato è dunque da ammettersi per Crema un'origine celtica, vale a dire un'antichità di circa quattordici secoli avanti l'èra volgare e forse più.
L'opinione di coloro clic attribuiscono la fondazione di Crema allo scorcio del VI secolo ed alla venuta dei Longobardi è autorevolmente confutata da Carlo Cattaneo, ed è sfatata da lapidi anteriori a quell'epoca rinvenute in luogo e dalla tradizione, rimasta costante, clic fin dal secolo III sorgesse sull'isola Mosa — ove ora troverebbesi Crema — una chiosa dedicata a Santa Maria, intorno alla quale andò sviluppandosi un vasto abitato. Aggiungasi che l'inondazione dell'anno 5S4-, devastando questo territorio, abbattè le mura, le porte e le fortificazioni di Crema; e l'essere la città così organizzata e stabilita prova clic non poteva esser sorta ex novo poclii anni prima e per opera di tremebondi fuggiaschi sprovvisti di tutto. Altra prova che Crema, sui primordi (lei regno longobardo, doveva essere un luogo cospicuo e 11011 un provvisorio accampamento di gente sbandata per la paura dalle altre città, sta nel fatto, che quando Autari condusse da Verona a Pavia la sposa Teodolinda (S9) si formò in Crema per alcuni giorni e ne beneficò di privilegi e concessioni gli abitanti. Difficilmente quel re, cavalleresco e fastoso, vi si sarebbe trattenuto colla sposa novella e la brillante sua corte, se non vi avesse trovato conveniente ospitalità, mentre a una o mezza giornata di cammino, volendo, avrebbe potuto trovare tutti gli agi necessari alla circostanza, tanto a Cremona che a Lodi (Vecchio), città già famose e munite di regi palazzi.
In tutto il periodo della dominazione longobarda e franca, durante il vergognoso secolo X, fin sul principio del secolo XI, la storia partirci;!re di Crema non registra fatti che abbiano ragione di essere rilevati. 11 nome della città, munita di un grande e fortissimo castello, e delle altre località circostanti appare di sovente sulle carte di questo periodo, conservate negli archivi cremonesi, lodigiani, bergamaschi e locali, insieme alla denominazione di Isola Fulcheria. Questa regione dell'isola Fulcheria era tutto il territorio, del quale, secondo il dottissimo Giuliui, Crema era il capoluogo. Sulla definizione dei limiti dell'Isola Fulcheria sono assai discordi i documenti giunti fino a noi e per conseguenza anche gli storici che a questi si appoggiano. Il Giuliui, basandosi sui documenti da lui esaminati, nega che l'Isola Fulcheria abbracciasse anche la Cera d'Adda; il Menila, il Campi ed altri storiografi cremonesi sono concordi nel dare alla contestata Isola la maggiore estensione, comprendendovi, oltre della Gora d'Adda, altri territori non pertinenti all'attuale circondario cremasco. Non vi sono ragioni decisive, esaurienti in favore dell'una o dell'altra delle due ipotesi. Se dovessimo esprimere, meglio che il nostro avviso, la convinzione acquistata dall'esame del dibattito e dalla topografia dei luoghi, propenderemmo per la ipotosi sostenuta dal Giuliui, dal Ferrari, dal Lombardini, che l'Isola Fulcheria, da ponente ad oriente, comprendesse il territorio chiuso tra l'Adda ed il Serio e da nord a sud cominciasse sotto la Gera d'Adda per finire 11011 oltre Castelleone e Montodine, e che perciò, per l'Isola Fulcheria, le tante volte ricordata dai documenti medioevali, si debba intendere il territorio cremasco, propriamente detto.
Sul principio del secolo XI e precisamente nel 1009 Crema, col suo territorio od Isola Fulcheria, appare infeudata ad un conte di Camisano, sceso in Italia coH'iuiperatore Ottone III nel 997 e da questi fatto signore di Crema, Lodi ed altre terre minori. Sembra clic questo conte fosse assai sollecito ed avveduto amministratore dei suoi feudi; vuoisi abbia proceduto ad opere di bonifica nel territorio cremasco e che il borgo ora detto di Camisano abbia orìgine dai cascinali da lui fatti erigere per albergarvi i lavoratori, che scavando canali, colmando avvallamenti, miglioravano le condizioni del terreno e lo preparavano alle più utili coltivazioni. Ad onta di questi titoli di benemerenza Masano fu privato, nel dello Stato da Corrado 1 detto il Salico,