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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Purte Seconda — Alla Italia
   governo ed ogni cosa fu intesa a far cancellare i ricordi vivi della libertà e del risollevamento morale del passato periodo, Molti cittadini, insofferenti della tirannide, o per sfuggire nuovi pericoli di processi e di prigionia, esularono, quali in Isvizzera, quali in Francia, altri in America. Restavano sempre nella città i volenterosi a sfidare il pericolo, tenendosi in relazione coi Comitati mazziniani per preparare alla patria il momento della riscossa.
   Infatti non appena, il 19 marzo ISIS, giunge in Cremona la notizia dell'insurrezione di Milano, il popolo è in piazza: la bandiera tricolore sventola improvvisa sulla Gran Torre e poco stante sugli altri edifizi pubblici; la cittadinanza si organizza tosto in guardia civica ed in compagnie di volontari per accorrere in soccorso dei fratelli milanesi e prepararsi alle battaglie dell'indipendenza. 11 presidio austriaco è costretto a deporre le armi ed a ritirarsi in Mantova. Un governo provvisorio, costituitosi per voto della cittadinanza, fa adesione al moto insurrezionale milanese contro l'Austria e provvede all'invio ed al mantenimento di volontari là dove si combatteva per l'indipendenza della patria. La disastrosa ritirata dell'esercito sardo dal Veneto tronca tutte le speranze concepite e spegne nel dolore gli entusiasmi, ed il 1° agosto la città viene occupata dalle truppe di Iladetzky e dichiarata in istato d'assedio, sotto il regime del giudizio statario e delle leggi marziali. Grandissimo fu l'esodo dei cittadini che, compromessi nel precedente moto, stimarono opportuno trovare sicurezza in Piemonte, in Liguria ed in Svizzera.
   Dal 184-8 al 1S59 nessun avvenimento degno di rilievo si svolse in Cremona, costretta alla più passiva ubbidienza dai rigori della polizia austriaca, ma cullante nel cuore la speranza della non lontana inevitabile liberazione. Dopo le battaglie di Magenta, di Melegnano e l'entrata degli alleati franco-sardi in Milano, gli Austriaci, costretti a portare la loro linea d'operazione al di là dell'Oglio, lasciarono libera Cremona, che subito con entusiasmo fece adesione al nuovo ordine di cose e diventò capoluogo di provincia del ricostituito Regno d'Italia.
   Durante la campagna del 180G la maggior parte dell'esercito italiano, sotto il comando di Vittorio Emanuele, operò a lungo nell'Agro cremonese, tenendo il quartier generale a Torre Malimberti. -
   UOMINI ILLUSTRI
   In ogni periodo della lunga ed importantissima sua storia, Cremona fu onorata da cittadini resisi chiari in patria e fuori pel loro sapere, la loro virtù ed il loro valore.
   No ricordiamo i principali. Nel periodo romano si resero celebri in Cremona: Mario Furio Bibacolo, poeta e grammatico, maestro di Virgilio, quando questi per più di dieci anni studiò nel Ginnasio di Cremona. — Publio Quintilio Varo, poeta, amico di Augusto. — Quintilio Varo, celebre oratore e uomo pubblico, figlio al precedente. — Publio Alfeno Varo, allievo di Servio Sulpicio ed autore d'un Digesto di responsi celebri sul diritto romano, che fu assai apprezzato. — Turpilio, poeta comico, contemporàneo ed amico di Terenzio.
   Nella profonda caligine dei bassi secoli hanno buon nome nella storia della Chiesa alcuni vescovi eletti dal popolo, distintisi particolarmente per opere di pietà, fondazioni di ospedali ed alberghi pei pellegrini e per aver, coi loro uffici e la loro eloquenza, preservata la città dalle minaccie e dalle vendette di irritati nemici.
   Sui primordi della vita comunale ebbero in Cremona grande popolarità: Giovanni Baldesio, detto dal popolo Zanino delia Vaila, primo gonfaloniere della città, il quale, col suo valore personale, affrontando un singoiar certame col figlio dell'imperatore Arrigo lAr e coll'abile sua politica seppe sollevare la città dal tributo annuo di una palla d'oro di sei libbre che l'imperatore pretendeva dai Cremonesi (donde l'attuale stemma del Comune, col motto: Fortitudo meo, in bracino).