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Parte Seconda — Alta Italia
e del Monferrato, dagli ambasciatori del papa Giulio II e da quelli dell'imperatore Massimiliano, d'Isabella di Castiglia regina di Spagna e di molti altri principi aderenti alla famosa Lega, che aveva per iscopo precipuo di annientare la potenza veneta. L'abile politica della Serenissima in poco tempo scompiglio le fila della Lega mettendone i principali fautori in lotta fra di loro, cioè il papa contro i Francesi, questi contro gli Imperiali, sicché da ogni parte si fu in anni.
Al cambiamento di fortuna seguito ai Francesi per la morte del loro capitano, Gastone di Foix, alla battaglia di Ravenna, gli Imperiali assaltarono Cremona, che dopo breve resistenza dovette capitolare nelle inani di Paolo Paglioni e di Renzo da Ceri, ì quali imposero alla città una taglia di 40,000 scudi e \i proclamarono ristabilito il domini® dei duchi di Milano in persona di Massimiliano Sforza tìglio a Lodovico il Moro. Fece costui il suo ingresso trionfale nella città nel novembre 1512 e ricevutone il giuramento di fedeltà per tutto complimento le impose una taglia di 15,000 ducati, più altri 2000 che. impose alla università dei Mercanti.
L'effimera signoria di questi ultimi Sforzeschi scompare nel turbine delle vicende che si addensa in Lombardia colla grandiosa lotta tra Francesco I re di Francia e Carlo V re di Spagna ed imperatore. Nell'ai tornarsi fortunoso delle vicende di quel tristissimo momento, Cremona passa ora ai Francesi, ora agli Imperiali anstro-ispani; ora la occupa pel re di Francia il TrivuMo, ora il marchese di Pescara per Carlo V; vi passa il Lautrec di nuovo coi Francesi e vi ritornano cogli Svizzeri gli Imperiali, cosi per parecchi anni; finché, dopo la battaglia di Pavia, non si stabilisce definitivamente sulla Lombardia l'egemonia spagnuola, dietro la parvenza di un ducato autonomo nella jtersomi di Francesco II Sforza, imbelle figura di principe, ogni movimento del quale era regolato secondo il volere di Carlo V. Nell'ottobre del 1525 Cremona cadde definitivamente in possesso di Carlo V, clic la presidiò in modo tale di Tedeschi e di Spaglinoli da riempirne con obbligo di mantenimento — le case dei cittadini, tutti ì palazzi, le chiese ed ì monasteri. Oltre di ciò si levarono sulla città e sulle sue corporazioni enormi contribuzioni.
Morto, nel 1535, Francesco Sforza, lasciando erede del ducato Carlo V, il regime spaglinolo, che già s'era imposto di fatto alla Lombardia, cominciò a funzionare anche di diritto e di nome, più gravosamente. Fu anche por Cremona, come per tutta la Lombardia, il periodo storicamente più triste e di maggior prostrazione. Unico scopo del governo di Madrid e dei suoi viceré, i governatori in Italia, era di smungere le popolazioni, ed il fiscalismo fu portato — di fronte alle inaridite fonti della ricchezza pubblica — alla massima sua espressione. Donde la miseria inenarrabile del popolo, la depressione morale, le carestie, le pestilenze, che furono, insieme agli smnnginienti fiscali, la caratteristica della odiosa dominazione spagnuola in Lombardia, durata dal 1535 al 1701.
Cremona fu fra le città più bersagliate dalla Keal Camera di Madrid. V Carlo V Cremona pagò, in ventini anni, oltre mezzo milione di scudi; a Filippo lì, in quaranta anni, due milioni di scudi; a Filippo 111, in ventitré anni, tre milioni e mezzo di scudi; a Filippo IV, in ventinove anni, oltre cinque milioni di scudi.
< Caricata di tributi e di balzelli — scrive lo storico Robolotti — più che non venti città d'Italia, Cremona dovette vendere tutto il molto suo patrimonio, creare censi e debiti con ingordi interessi, fare debito collo Stato che superarono il valore della città e del territorio >.
Come se ciò non bastasse, la guerra di Mantova e la peste portata, nel 1630, dai lanzichenecchi, finirono per devastare il territorio cremonese, decimarne la popolazione ed arrestare ogni fonte d'attività. Più tardi, nella guerra scoppiata tra Francia e Spagna, Cremona fu assediata dai Francesi alleati ai Piemontesi ed ai Modenesi, e dovette subire il bombardamento del suo castello (1G4S). Scoppiata sul principio del