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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cremona
   67
   rivolgimento che portò alla Lega Lombarda ed alla risurrezione vittoriosa di Milano; i legati di Cremona intervennero fra i primi al convegno del 7 aprile 1167 a I'ontida, ove fu giurata la Lega delle città lombarde, ed il 27 di quello stesso mese, insieme ai Bergamaschi, ai Bresciani, ai Ferraresi ed ai Mantovani, gli uomini armati del Comune di Cremona scortarono i Milanesi rientranti nella loro città e proteggendoli finché, rialzate le opere di difesa alle porte, scavato il nuovo fossato, questi non furono in grado di provvedere con sicurezza alla loro propria difesa. Ligi alla forinola famosa del Salva tamen imperatoris fidelitate, la condotta dei Cremonesi parve a qualche storico, basato m ispecie sulle esagerazioni dei cronisti sincroni, per la maggior parte devoti alla causa imperiale, assai dubbia ed equivoca; onde non mancarono, anche fra gli storici moderni, vive rampogne e parole amare contro i Cremonesi d'allora, di avere prima del tempo e contro la giurata promessa, abbandonata la causa della Lega e contrattata segretamente coli'imperatore la pace a loro esclusivo interesse. Ma lo storico Robolotti, spinto da carità del natio loco, con accurato esame di documenti e di cronache del tempo, attenua di molto il valore e la portata di questa pretesa defezione dei Cremonesi dai patti della Lega e li scagiona dall'avere colle trattative di pace, corse e prima e dopo Legnano, tradito gli scopi della Lega ed umiliato l'onore italiano, siccome fu dal Campi, dal Sigonio, dal Bartolini o da altri affermato. Colla scorta dei documenti autentici del tempo e del Lodo del il75 pronunciato da sei consoli nominati ad arbitri e steso sotto la diretta influenza dei consoli di Cremona, il Robolotti dimostra, che le condizioni di pace proposte dai Cremonesi nel 1175 erano assai più proficue e decorose alla libertà d'Italia di quelle accettate e sottoscritte dai deputati lombardi — dopo la vittoria strepitosa di Legnano — alla Dieta di Costanza del 1183. Tant'è vero che quel lodo, coinè lesivo ai suoi diritti ed alla dignità imperiale, non venne — contro la fede data — riconosciuto da Barbarossa, e si fu di nuovo alle armi. Non si può quindi su questo rapporto rimproverare a Cremona, per quanto amica dell'imperatore, di essere stata poco sollecita del decoro e della libertà dei Comuni italiani. Ma, il suo torto, riconosciuto dallo stesso Robolotti e con aspre parole giudicato, sta nell'essere uscita dalla Lega quando il lodo fu dall'imperatore respinto e di non aver preso parte all'aspra battaglia della riscossa a Legnano. Per questo fatto Cremona restò « spiacente a Dio ed a nemici sui ». Si vide perduta l'amicizia dello imperatore, che non poteva perdonarle il lodo del 1175, e sospettata ed accusata di fedifraga dalle città sorelle rimaste devote alla Lega. Fu un atto di sconsigliata politica, inspirato, secondo lo storico succitato, da un eccessivo desiderio di pace; ma che fu causa di peggiori guai per la città, poiché subito dopo segnata la pace di Costanza, essa si vide contro i Milanesi e l'imperatore: i primi nel riedificare e prender Crema sotto la loro tutela; l'altro nelPimpedire ai Cremonesi di ricostrurre e fortificare castelli del loro territorio danneggiati nelle precedenti guerre, e con altre non poche vessazioni. Per queste cose, irritati i Cremonesi, rifiutarono di mandare i loro legati in Milano ad assistervi alla cerimonia del matrimonio e dell'incoronazione di Arrigo VI, tìglio dell'imperatore, con Costanza Normanna, erede della corona di Sicilia, cerimonia avvenuta il 27 gennaio del 1186 nella basilica di Sant'Ambrogio. Per questo sgarbo Federico Barbarossa, montato in ira, proscrisse i Cremonesi dall'Impero e li minacciò di più gravi vendette. Le cose furono aggiustate mercè ì buoni uffici del vescovo Sicardo, mandato dai Cremonesi in ambasceria ali imperatore ed a suo figlio. Fu concesso ai Cremonesi il perdono, ma non fu loro data la tanto ambita facoltà di riedificare Castel Manfredo, luogo al quale essi tenevano moltissimo.
   Coll'imperatore, partito crociato nel 1189 per la riconquista di Gerusalemme, partirono pure cento militi cremonesi tolti dalla classe patrizia, sotto il coniando di Gabriele Manara. Nel frattempo, mentre non cessano per una. ragione o per l'altra le guerre con questa o con quella delle città vicine, cominciano a manifestarsi anche nell'interno