Cremona
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allora che Àriberto venne ad assediare Cremona, ne cacciò IJboldo e vi installò al governo due suoi congiunti, un d'Arsago ed un Dovara. Dal primo venne la patrizia famiglia degli Ariberti, resasi poscia famosa nelle vicende del Comune di Cremona, che diede il nome ad una via della città e che si spense nel 1772.
Alla morte di Corrado, IJboldo ritornò a Cremona colla protezione di Arrigo III, che iniziò processi e confische contro i rivoltosi, e durante il regno di questo imperatore, come sui primordi ilei suo successore Arrigo IV, non è che un fioccare di diplomi, provocati da Uboldo e dal suo successore Arnolfo ( 1067), un altro tedesco, intruso imposto dall' imperatore alla Curia cremonese, non desiderato dal clero, non voluto dal popolo. Nell'ardore della lotta per le investiture scoppiata tra l'imperatore e papa Gregorio VII, Arnolfo, tedesco, naturalmente parteggia per l'imperatore ed è nel novero di quei prelati che colgono l'occasione per ribellarsi anche alle regole canoniche stabilite dal papa medesimo contro il matrimonio ed il concubinato, allora comunissimi, degli ecclesiastici. Perciò nel Concilio romano fu Colpito di anatema e dichiarato deposto come concubinario, simoniaco e scismatico, senza speranza di ricuperare la sua secle. Però, Arnolfo rese pan per focaccia al papa, quando nel Sinodo del I0S0, provocato dai partigiani dell'imperatore, sottoscrisse con alt-ri vescovi la condanna e la deposizione di Gregorio VII, contrapponendogli l'antipapa Giliberto, arcivescovo di Ravenna.
In queste appassionate lotte andava sempre più perdendo di prestigio l'autorità vescovile, in quanto aveva d'ecclesiastico, e si attirava contro di essa, diventata una tirannia politica come un'altra, l'avversione del popolo, che andava frattanto consolidando le proprie prerogative ed avviavasi a grandi passi al reggimento del libero ed autonomo Comune. Per questo i Cremonesi, a dispetto del loro vescovo, nel 1093, si strinsero in lega per venti anni con Lodi, Milano, Piacenza e la contessa Matilde contro Arrigo IV, scomunicato dal papa e deposto dal figlio ribelle Corrado III.
Nell'ottobre del 1096 passò per Cremona una moltitudine di pellegrini e guerrieri diretti a Costantinopoli ed Antiochia, ed in quei giorni trovavasi nella città anche papa Urbano II, infervorato nel predicare la crociata decisa nel Concilio di Clennont. In Cremona il papa ricevette gli omaggi di Corrado III, che gli tenne la staffa e gli promise ili rinunciare al diritto imperiale delle investiture. È in questo periodo (1098)
che appare per la prima volta menzionato in un documento « il Comune di Cremona ».
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< Nell'atto autentico — scrive il Robolotti — dell'anno 1098 (Reperì., il. 257), col quale la contessa Matilde investiva di tutto il contado dell'isola b'iilclieria. entro cui stavano il castello di Crema, gli uomini della Chiesa e del Comune della città di Cremona (Eccle.tiae Cremonensis, seu Communnm ipsius civiiati) si pronuncia per la prima volta la grande parola che annunciava un fatto compiuto, un nuovo potere riconosciuto >. E nel 1115 la parola è ripetuta da Arrigo V, in un diploma confermante la investitura matildiana.
Dai documenti scritti il Comune glorioso di Cremona data dunque dal 1098; ma è lecito supporre che se quella parola veniva consegnata ed usata nel suo valore significativo in un documento dell'importanza del diploma inatibliano, nel fatto doveva già esistere e funzionare organicamente da parecchio tempo prima. La lega stretta fra le città di Lodi, Milano, Cremona e Piacenza colla contessa Matilde per appoggiare il papa contro la politica imperiale è un indizio abbastanza eloquente per darci la certezza dell'esistenza dei Comuni, già sufficientemente padroni della loro volontà e liberi fin dal 1075,o press'a poco; perocché in questo genere di cose i fatti 11011 s'improvvisano, ma si compiono per la logica concatenazione d'altri fatti preparatori! E forse risalendo dall'indagine ed aiutandoci colle induzioni potremmo trovare le traccie, se
— S.h 3'uiriia, voi. II.