Cremona
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verificazioni, è riconfermata dall'imperatore Lodovico II, succeduto al padre Lotario, in un diploma pur esso conservato autentico.
Carlo il Calvo, nell'876, e due anni dopo Carlo Magno privilegiano il vescovo Benedetto dei soliti diritti e possedimenti della Curia cremonese e Carlo il Grosso, nell'884, firma in Ravenna il diploma sulla libertà della Chiesa e sull'immunità della cremonese. « Questi atti continui d'investitura implorati dai nuovi vescovi e concessi dai nuovi imperatori — ben osserva il citato Robolotti — dimostrano che le proprietà temporali della Chiesa erano tuttavia minacciate e malsicure Intorno a questa contesa ed all'affannarsi dei vescovi nel procurarsi conferme dei diritti vecchi e qualche nuovo privilegio, dal succedersi rapido di sempre nuovi sovrani, che accelerarono la catastrofe dell'Impero carolingio, passa per Cremona questo secolo senza che la storia della città presenti qualche fatto di particolare importanza.
Nell'infaustissimo secolo X, il più vergognoso della storia d'Italia, non si hanno intorno a Cremona se non memorie incerte, riguardanti il regno del primo Berengario, la calata degli Ungheri in Italia, che quel re aveva chiamato in difesa del proprio regno e che si convertirono in un vero tristissimo flagello per la Lombardia ed il Veneto, di cui saccheggiarono il maggior numero delle città e castelli, devastarono le campagne, mettendo ogni cosa a ferro e fuoco. Fu per difendersi da questa orda di predoni che Cremona, al pari di tante altre città, nell'anno 902, pose mano con febbrile alacrità all'erezione d'una nuova cinta di mura, sebbene il Sigonio affermi che quello non fu se non un affrettato riattamento delle mura vecchie e che la nuova cinta non sorgesse in Cremona se non dopo l'anno 1035, quando spuntavano sulle città lombarde i primi albori delle libertà comunali. Comunque, è certo che, tanto nella prima quanto nella seconda discesa degli Ungheri, Cremona ed il suo territorio ebbero a soffrire gravissimi danni, ed i cronisti sono concordi nel ricordare la seconda irruzione degli Ungheri, guidati dal loro re Salarilo, come uno degli avvenimenti più funesti per Cremona e suo territorio nel secolo X. Durante il regno degli Ottoni, nella seconda metà e sulla fine del secolo stesso, si accentua vieppiù la. lotta tra i Cremonesi ed i loro vescovi, fattisi assoluti signori della città. Ottone I ed Ottone II, schierandosi, per naturale principio di autorità, dal lato del vescovo Olderico, confermano ed accrescono a questo quanti privilegi e diritti vuole a scapito dei diritti e delle prerogative della cittadinanza; ma Ottone III, andato in Roma per esservi incoronato imperatore dal cugino papa Gregorio V, raggirato, dicono gli storici sulla fede dei cronisti e dei documenti contemporanei, rilascia un diploma secondo il quale riceve sotto la sua tutela < tutti i cittadini cremonesi liberi, ricchi e poveri, affinchè rimangano in pace nella, loro città, tutti et defensi ed abbiano l'uso delle acque, i pascoli e i boschi sull'una e l'altra ripa del Po, dal Valpozzolo al Capo d'Adda, e negozino fieno in terra e in acqua. Nessun conte, vescovo, gastaldo o persona grande e piccola presuma molestare o spogliare i detti cittadini delle cose possedute o da acquistare Questo diploma, esistente nell'Archivio segreto di Cremona, riprodotto in un apografo cartaceo dei secoli XIV e XV e dal Robolotti dimostrato storicamente autentico, venne revocato poco stante dal giovane ed incerto imperatore, mediante altri tre diplomi rilasciati al vescovo Olderico, nei quali riprende sotto la imperiale autorità e difesa < la Chiesa, il clero ed il popolo cremonese, tutti i possessi, privilegi e diritti del vescovo concessi in perpetuo dai suoi predecessori, ecc. ». E nell'agosto dello stesso anno, disceso in Lombardia per prendervi la corona di re d'Italia, Ottone III da Pavia pubblica un altro diploma stigmatizzante i cittadini cremonesi « che con nefando, fraudolento inganno circuendolo, a lui, inconscio della loro falsità, carpirono con subdole arti un privilegio a danno del venerabile vescovo Olderico e della sua Chiesa ». Perciò, egli « pentito, lo abolisce e dispoglia di ogni virtù come ingiusto ed invalido >.
Questi documenti caratteristici, importantissimi poi nel molto buio da cui è circuita