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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1-28
   Parte Seconda — Alta Italia
   razze clie Odoacre, re dei Rugi, si era tratti dietro per debellare l'ultimo ed effimero rappresentante dell'Impero Romano. Anzi sembra che questo buio si facesse sempre più denso man mano che le monarchie militari dei nuovi dominatori si raffermavano sull'Italia. Se qualche sprazzo di luce talvolta dirada le tenebre, viene da qualche fatto d'ordine generale, la cui tradizione per le conseguenze derivatene si è imposta. Così è di tutta la lotta sostenuta dai Goti contro l'elemento romano o italiano e contro i Greci di Belisario e di Xarsete. Mentre i Goti ed 1 Greci, aiutati dagli Italiani, combattevano nell'Italia del Mezzodì 1 ultima decisiva lotta, un'orda di Franchi ed Alemanni, oltre 75,000, piombati dalla Liguria, invase la valle (lei Po e vi sì trattenne per circa due anni, saccheggiando paesi e città indifese, devastando campi, mettendo a ruba ogni cosa. Nè quel flagellò sarebbe cessato se una pestilenza, in parte provvidenziale, non avesse pressoché completamente distrutta quell'orda barbara e disordinata. Questi predoni si spinsero fino a Parma, Piacenza e Cremona che coi rispettivi territori ne furono singolarmente afflitte.
   Nessun fatto particolare di Cremona è ricordato durante il periodo della dominazione greca, la quale per la rapacità e corruzione sua fece rimpiangere agl'improvvidi italiani, che ne avevano sperato bene, il regime dei barbari e sopratutto degli espulsi Goti Ma frattanto un altro barbaro, originario dalla lontana e fredda Scandinavia, s'appressava a grandi giornate all'Italia, esecutore della vendetta dello offeso Narsete: il longobardo. Le prime notizie clic si hanno di questo popolo bellicoso e forte sono nella Cronaca di Tommaso Acquitene, vescovo di Reggio nel 37V, nella quale si narrano le loro imprese contro 1 Vandali.
   Ma dovevano passare quasi due secoli prima che quella nazione, migrante da nord a sud, pensasse di impossessarsi dell'Italia, ormai aperta al più sollecito ed audace predatore. La conquista d'Alboino si compi quasi senza colpo ferire, dal Friuli a Milano, in meno di due anni, dal uOS al 570; l'assedio di Pavia, considerata la città principale del regno, come quella nella quale s'era proclamate da Odoacre la caduta dell'Impero romano ed il nuovo assetto delle cose italiane e ch'era stata la capitale militare dei Goti, fu la maggior difficoltà incontrata da Alboino e dai suoi Longobardi nell'impresa: poiché è assai contestabile che tentasse, senza riuscirvi, di conquistare Padova, Monselice e Cremona. Ball itinerario seguito da Alboino, che dopo avere espugnato Mantova volse su Brescia e Bergamo e di là a Milano e Pavia, è più ovvio il supporre che non dando molta importanza a Cremona, abbattuta dalle disgraziate vicende attraversate durante il periodo gotico, per effetto di quell'orda di trancine di Alemanni della quale s'è detto, egli passasse oltre, pensando che avute le principali città e sopratutto Pavia, tutto il rimanente dell'antica Gallia Cisalpina doveva, per necessità dì fatti, cadere sotto il suo dominio.
   In Cremona rimase adunque incontrastato il presidio greco e la città parve non molestati da Cleti e dagli altri successori di Alboino, nè da Antan, che riprese il trono dopo l'interregno dei duchi, e sciupo? dipendente, come le città della vicina Emilia, dall'esarca dì Ravenna, rappresentante in Italia dell'imperatore bisantino. Ma Agilulfo, duca di Torino, diventato sposo di Teodolinda — vedova eli Anturi — e re dei Longobardi, persuaso della necessità di mettere un freno alla indisciplina dei duchi e nello stesso tempo di togliere quella permanente minaccia alla integrità e sicurezza del regno suo, ch'era la troppa vicinanza di presidi! e governatori bisantini ai domimi longobardi, ruppe la guerra col l'esarca Callinico, che violando con patente malafede patti già prima stabiliti, tentava, mediante intrighi, sollevare vani duchi contro Agilulfo e frattanto portavasi con armi nell'Emilia su Panna, minacciando di avanzarsi ancora più verso Pavia.
   Nel proposito di spazzar via quanti Bisantini erano al ili qua del Po, Agilulfo mosse in armi su Padova, Mantova e Monselice ed espugnate queste città fortificate