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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cremona
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   Ma le incertezze, le ipotesi e le contraddizioni emesse intorno ai primi evangelizzatori in Cremona sono tali e tante che a seguirle od esaminarle tutte ci porterebbe troppo fuori dell'ambito di questo lavoro. Riassumendo perciò le opinioni più verosimili, dalla tradizione costante accertate e non contraddette, si può affermare; che sullo scorcio del primo secolo già esistesse in Cremona per ( opera dei primi predicatori apostolici, una conventicola di cristiani, sempre più allargantesi in numero ed in influenza, quanto più le cose della civiltà e della morale pagana volgevano al peggio nella decadenza e corruzione d'ogni istituto, incapaci di rispondere, soddisfare ai nuovi e crescenti bisogni della società d'allora. In Cremona, come dovunque, le persecuzioni ai Cristiani cominciate sotto Nerone, ebbero le loro ripercussioni; ma dalle persecuzioni rinvigorita e traendo sempre maggior forza, la nuova idea s'allargò rapidamente, finché, all'emanazione dell'editto Costantiniano, prescrivente la tolleranza di tutti i culti e primo avviamento al riconoscimento del Cristianesimo come culto dominante, Cremona si trovò matura alla rapida sua trasformazione da città pagana in città cristiana.
   Nella decadenza dell'Impera, che rese necessaria la divisione costantiniana in Impero occidentale ed orientale, il qual ultimo cominciò ad essere conteso fra numerosi pretendenti e col minacciare sempre più grave delle orde barbariche agitantisi alla lontana periferia del mondo romano e mal contenute dalle indisciplinate legioni e dagli infiili loro capitani, la storia particolare di Cremona si perde nella grandezza di quel quadro preludente alla rovina di tutto un mondo, di tutta una civiltà e solo si sa che essa fu, nel 387, devastata dal pretendente all'Impero, Massimo, al quale l'imperatore Teodosio fu sollecito a far scontare questa ed altre imprese afflittive per l'Alta Italia, sgominandone i partigiani e facendoli prigioni in Roma.
   Alla morte di Teodosio (395) e rimasto l'Impero nelle mani degli inetti suoi figli Arcadio ed Onorio prima, e dei più inetti e viziati loro successori poscia, cominciò lo sfilare delle, orde barbariche dei Goti, Visigoti, Ostrogoti e Sc.izi, poi dei Vandali; nonché lo scandalo dell'Impero che cerca i suoi difensori massimi in altri barbari, come Stilicene ed Ezio — invasioni che- ebbero il loro coronamento con quella degli Unni capitanati da Attila — la cui chiamata è attribuita alla sconsigliata e svergognata Onorià,, sorella di Valentiniano Cesare, che in quel selvaggio condottiero eli una masnada di oltre 500,000 barbari ferocissimi, avidi di sangue e di bottino, vagheggiò uno sposo — e colla caduta dell'Impero nella persona di Romolo Angustolo, dichiarato da Odoacre re dei Rugi, che deposto l'imbelle ed imberbe imperatoruncolo, si proclamò re d'Italia, o meglio rex gentìum.
   L'invasione degli Unni, che fu un turbine devastatore per gran parte dell'Italia superiore la quale vi perdette per sempre una delle più nobili e splendide sue città, Aquileja — toccò anche Cremona (451), che ne andò in gran parte distrutta ed arsa, senza dire del saccheggio, delle uccisioni e delle sevizie toccate alle persone.
   Con questo fosco quadro dell'eccidio unnico si chiude per Cremona il periodo romano, nel quale l'antica e forte città aveva conquistato un posto ed uno splendore da poche altre raggiunto.
   * * *
   Il regno militare di Odoacre, col (piale s'inizia il medioevo in Italia, fu cosa troppo effimera e transitoria, perchè ne restasse qualche traccia speciale in Cremona. Nella confusione, nello sbigottimento che seguirono — specie fra gli Italiani — quel grande avvenimento politico ch'era la caduta dell' Impero romano, è molto se le sole cose d'ordine generale vennero fuggevolmente raccolte da qualche annalista e consegnate alla tradizione, alla storia. Né questo buio profondo che comincia ad involgere le cose minori d'Italia si dirada sotto il regno — pur esso militare — dei Goti, venuti con Teodorico e sovrappostosi a quello formato dall'accozzaglia di barbari di varie