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Parte Seconda — Alta Italia
invasioni. Piacenza e Cremona, città quasi di fronte l'una all'altra sulle opposte sponde del gran fiume italico, che meglio si prestavano a trattenere l'oste invadente, furono singolarmente fortificate, e a maggior sicurezza i consoli vi condussero colonie di GOOO persone per ciascuna città. Tito Livio, tiq\Y Epitome al libro xx, dice: Coloniae deductae sunt in agro de Galiis capto Placenlia et Cremona. E Tacito, nel libro in, parlando particolarmente di Cremona, dice: Condita erat, Tib. Sempronio et Pubi. Cornelio Coss. ingruente in Italiani Hamtibale, propuguaculum ad versus Gallos, trans Padum agentes, et signa alii vis per Alpes rueret.
Da ciò si deduce che il tempo preciso nei quale Piacenza e Cremona furono create colonie fu il giorno innanzi agli idi di gennaio, essendo consoli Publio Cornelio Scipione e Tiberio Sempronio Pongo, nel primo anno della seconda Guerra Punica, cioè al 1 2 gennaio dell'anno 535 ab u. c., terzo della cxl Olimpiade e 21S av. Ci*. — Condussero a Cremona i coloni romani, uomini chiarissimi, triumviri e consolari, quali Publio Cornelio A ginn, Publio Papi rio Musone e Gneo Pompeo. Capo della colonia fu un senatore e nomo consolare; Cremona fu detta Colonia latina ed era la 54a inscritta. Le colonie, si sa, godevano del gius latino. Da allora fu Cremona sempre fedelmente attaccata a Moina ed in più circostanze fece valere, con lievi sacrifizi proprii, tale sua devozione per l'alma città. Cosi fu durante la guerra contro Cartagine e nel tentativo di riscossa che i Galli Insubri, aiutati dai Ottomani (Brescia) e dai Boi (Bologna), fecero nell'anno Ó53 di Roma e 1S dall'erezione di Cremona in colonia, essendo consoli Publio Sulpieio Galba e Caio Aurelio.
Già iu quella riscossa i collegati avevano assaltato Piacenza ed in gran parte abbruciata la città e devastatone l'agro, ed altrettanto apprestavano a fare su Cremona passando il Po, quando accorso pronto il pretore Lucio Furio, coll'ainto dei Cremonesi, uccise e disperse i Galli collegati, ricuperò il bottino da questi fatto in Piacenza, liberò più di duemila cittadini di quella colonia catturati e ad ambo le colonie restituì sicurezza e pace.
Sul declinare della Repubblica romana, Piacenza e Cremona, che in questo periodo hanno sorti parallele, assai prima della legge di
Di questo periodo e dei successivi assai gloriosi e fortunati per Cremona si hanno monumenti, oltreché nelle storie scritte degli autori romani, in lapidi a più riprese trovate in città e nel circostante territorio: lapidi onorarie ili cittadini illustri, quali nn Marco Cassio Caputo, centurione della quinta coorte pretoriana; un Lucio Valerio, della quindicesima coorte romana; un Marco Aurelio Felice, decurione cremonese e questore del danaro pubblico, ecc.
Nel tempo di Roma, Cremona fu considerata per una delle più forti e ragguardevoli città della Gallia Transpadana. Era tutta fortificata, circondata d'ampia fossa, difesa da alte mura ili sassi e fornita di torri. Aveva varie porte, delle (piali Tacito fa menzione della Krenoua; lo altre davano accesso alla via di Pedriaco, a .Milano, alla via Postninia (Tacito, lib. in, c. 21). Non è dato ora l'indicare con esattezza approssimativa il perimetro della città nel periodo romano: non va creduto, come osserva giustamente l'Aporti, ch'essa avesse perimetro maggiore dell'attuale, poiché fuori