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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bergamo e Brescia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 540

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Valli del versante lombardo appartenenti all'Impero austro ungarico
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   Vanga, una somma dì danaro riscossa in valle di Ledro affinchè la impiegasse a benefizio della sua chiesa. Nel gennaio del '1278 il vescovo-principe Enrico d'Arco ordinò che fossero redatti in forma pubblica gli obblighi degli uomini di Ledro verso La Camera vescovile e registrati nel libro delle « ragioni di San Vigilio». Filippo dei Bonaccolsi, mantovano, vescovo e principe di Trento (1289-1303) ebbe in gran conto gli uomini della valle di Ledro e se ne valse in molte circostanze; cosi Giorgio de'Toccoli della Pieve di Ledro fu suo consigliere; Antonio e Giovanni Maria da Ledro suoi vicari nelle Giudicarle : Antonio da Ledro, cittadino ed abitante in Trento, resse per varii mesi m quella città gli uomini delle Giudicane nel 1303 e fu podestà di Tignale.
   Nel 1316 fatto principe-vescovo di Trento Enrico III di Metz, il 20 maggio, convocati al suono della campana gli uomini della Comunità Generale in Montanca Lendri, sotto la chiesa di Santa Maria, presenti i loro consoli e procuratori giurarono fedeltà al capitano di lui,
   Nel 1348 la valle di Ledro, insieme a Giva, fu dal vescovo-principe diTrento, in grande bisogno di danaro, impegnata agli Scaligeri senza speranza di riscatto. Tramontata la fortuna dei signori di Verona, senza clic il bel sogno di Dante si avverasse, i Veneziani si impossessarono della vallata, e ne fecero una delle loro vie per Brescia e Bergamo. 11 provveditore dell'armata veneta sul lago di Garda, Pietro Zeno, si apri il passo di Ponale e per la valle di Ledro mandò soccorsi a Brescia, minacciata dalle truppe ducali di Milano. Così la vai di Ledro diventò via militare e fu terreno sempre contrastalo. Vi avvennero in quel torno parecchie battaglie, tra le quali una presso Lenzumo ove Nicolò Piccinino, condottiero delle truppe del duca di Milano, affrontò il Sanseverino, capitano dei Veneziani. Gli eserciti da ambo le parti non erano numerosi, ina la battaglia fu accanita e la strage grande, tanto che il mimerò dei morti rimasti sul campo fece dare a quella piccola valle il nome conservato tuttora di Val dei Morti.
   I Veneziani conobbero tutta 1 importanza strategica della valle di Ledro, che sotto il loro dominio godette di numerosi privilegi. Gli uomini di vai di Ledro in Venezia avevano il monopolio dello scarico e carico delle navi ; avevano un cimitero proprio (Coemeterium hominim Vaili Lendri), addossato all'abside della chiesa di San Zanipolo (San Giovanni e Paolo); nel 1426 il doge Francesco Foscan concedeva alla valle di Ledro varie esenzioni, tra queste il sale gratuito per gli armenti
   Una pergamena del 1441 concedeva alla Comunità generale di vai di Ledro le decime di Mezzolago, nonché il privilegio di valersi del giudizio di Iliva anziché di quello di Salò.
   Ritornata Riva in potestà dei principi-vescovi di Trento, anche la vai di Ledro passò al loro dominio e quando, nel 1703, cominciò la guerra famosa per la successione di Spagna, questa vaile tornò ad essere teatro di fazioni militari e d'un continuo sfilare di eserciti. I Francesi del Ven-dòme, volendo avanzare verso il Trentino, si diressero in tre colonne: una di (preste prese la via della vai Sabbia e di Tremosine, accampandosi nelle praterie di Polzotie e di Rondo, onde forzare il passo del monte Notta, occupato dalle truppe tedesche e dagli abitanti della valle messisi in armi per la difesa. I Francesi, con un improvviso assalto, presero la posizione e, sbaragliati Tedeschi e valligiani, irruppero nella valle mettendo a ferro e fuoco ogni cosa; poi, per il monte Giumella, scesero a Riva, continuando i loro saccheggi fino ad Arco. Passata questa bufera la vai di Ledro ritornò sotto il dominio dei principi-vescovi di Trento e vi stette sino alla cessazione di questo principato ecclesiastico, in seguito alla occupazione francese del 1797.
   Durante le fortunose vicende del 1848 la valle di Ledro fu teatro di varie scaramuccie tra i volontari bresciani e gli Austriaci; e nel 1866 fu, come si vedrà, teatro di ben più importanti avvenimenti e della sanguinosa battaglia di Bezzecca, dopo quella di Custoza, la maggiore combattutasi in quella sfortunata campagna.
   Sin dal secolo XV la valle di Ledro era retta da uno statuto speciale, che si conserva ancora nel testo latino; lo stesso statuto fu, nel 1590, modificato e voltato in lingua italiana coll'approvazione del vescovo-principe ili Trento, Ludovico Madruzzo. Un'altra riforma agli statuti della valle fu fatta, nel 1777, incorporando ai vecchi le disposizioni venute in appresso ed a quel momento vigenti. La prima parte dello statuto di vai di Ledro non è so non una trascrizione ed in molti punti am be una riduzione dello statuto di Trento ; la seconda parte è più appropriata alla località e d'indole allatto amministrativa.