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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bergamo e Brescia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 540

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   47G
   Parte Seconda — Alta Italia
   Cenni storici. — Pralboino è luogo antico. Trae il suo nome dall'avere quivi messo campo Alboino re dei Longobardi, nella sua marcia di conquista da Verona a Pavia; precisamente pose la sua tenda nel prato tuttora chiamato Regino, dal quale poteva dominare le sottostanti praterie fino al fiume Mella e fino ai campi che pure al presente sono chiamati le chiusure. Pralboino trovasi sulla via detta Francesca. Alcuni la chiamano così perchè nel 770 fu percorsa dalle truppe di Carlo Magno nelle loro invasioni in Italia dirigentisi sopra Roma; altri, perchè fu costrutta da Francesco Sforza per abbreviare il cammino da Milano a Mantova.
   Nel medioevo Pralboino ebbe un castello, che è ricordato nelle vicende del periodo comunale e delle guerre tra Brescia e Cremona. Talvolta ha alloggiati degli imperatori; certo vi presero stanza Massimiliano, Carlo V e la potente contessa Matilde.
   L'imperatore Federico, nipote del Barbarossa, ha scorazzate e devastate queste terre, esportando dei prigionieri. Con essi, sotto le mura di Brescia, rinnovava l'atto crudele, già compiuto dal suo avolo sotto le mura di Crema; ma al pari dei coraggiosi Cremaselo, i prigionieri di Pralboino, di Gottolengo, Pavone Mella, Gambara e Montichiari, rinunciando generosamente alla vita, esortavano i difensori di Brescia a trafiggerli pure per la salvezza della patria.
   Uomini illustri. — In Pralboino dimoravano i Gambara, famiglia patrizia che fiorì nel medioevo tra le più valide e temute dell'Agro bresciano. Con alterna fortuna diede consoli, duci e rappresentanti alla sua città, benché fosse stipite rurale più assai che cittadino. — Alghisio, fu capitano della Lega lombarda dei valvassori del XII secolo, di cui era vessillifero. Combattè da valoroso nell'esercito della famosa contessa Matilde ed a lui è dovuta la vittoria di Sorbara. — Pietro, fu scudiero del conte di Virtù già in grido per gagliardia personale sin da quando celebrandosi, colle giostre in Brescia, nel 1305, l'assunzione del Visconti al ducato di Milano, fece mordere la polvere a quanti cavalieri si misurarono con lui. — Brunoro, già cameriere di Filippo Maria Visconti, nel 1441 passava alle dipendenze di Nicolò Piccinino. Nel 14-44 permetteva al Comune di Pralboino che donasse un fondo ai Minori Osservanti milanesi perchè vi fondassero un convento. Moriva nell'aprile del 14GS. — Il conte Pietro Gambara e Taddea Martinengo sono i genitori della beata Paola, che andò sposa al conte Gian Francesco Costa signore di Bene in Bicmonte, con contratto nuziale scritto nella rocca di Pralboino il 13 marzo 1486. — Laura, che fu sorella della beata Paola, per togliere sventurate fanciulle ai piaceri della soldatesca di Lodovico XII re di Francia, che nel 1509 padroneggiava in Brescia, fondava l'Ospizio delle Convertite. Moriva il 16 gennaio 1549 ed il suo cadavere riposa nella chiesa di Santa Maria degli Angioli. — Un Gian Francesco Gambara, stato rimproverato in Bralboino dall'ospite imperatore Massimiliano, perchè, essendo giovane di bella presenza e di illustre prosapia, sapeva soltanto esprimersi in rozzo sermone italiano, punto nell'amor proprio divenne studioso e buon letterato. Perciò istituiva qui nel suo palazzo una delle prime stamperie; si circondava di maestri preclari, fra i quali il Nizolio, il Quiuzano Stoa e fece imprimere utili libri, ma specialmente 11 Tesoro Ciceroniano del Nizolio, nonché un suo lavoro dal titolo: Il Pietro Crescenzio bolognese, che tratta degli ordini di tutte le cose che si aggiungono ai comodi della villa. — Un altro conte Gian Francesco Gambara, dapprima ai servigi dei Veneziani, si meritò il titolo di traditore, avendo parteggiato per Lodovico XII re di Francia, dandogli in mano, pei- vile tradimento, la città di Brescia nel 1509. Si sposò alla contessa Alda di Marco Pio di Carpi, donna fiera e dissoluta, che gavazzava di stolta e infame letizia quando la povera Brescia fu data in sacco a Gastone di Foix nel 1512. Da questa coppia nacque un angelo di sapere e di virtù e fu la dottissima Veronica, poetessa distinta, sposa al signor di Correggio. I cardinali Bembo, Sadoleto e Ridolfi, l'Ariosto, il Molza, il Sannazzaro, Bernardo Tasso, Paolo Giovio ed i più chiari ingegni di quei giorni la onorarono e la