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Parte Seconda — Alta Italia
L'agricoltura è base esclusiva dell'economia nel mandamento, ove le condizioni di suolo, di acque, di clima si prestano a favorirvi tutte le coltivazioni caratteristiche della bassa lombarda.
Leno (4321 ab.). — Il territorio di questo Comune, capoluogo del mandamento, si stende nella parte alta del mandamento stesso, in bellissima pianura sulla sinistra del Mella. — Leno (07 m.), capoluogo del Comune, alquanto frazionato, è un grosso borgo di circa 3550 abitanti, serbante tutta l'impronta dei ricchi e pingui centri di produzione e di commercio agrario della Lombardia. Leno è, negli ultimi tempi, entrato in un periodo di deciso e progressivo miglioramento edilizio; ha edifizi moderili e di buona architettura, palazzotti signorili, uno Spedale, scuole elementari ed una chiesa parrocchiale notevole, con dipinti di scuola lombarda e veneta del seicento. Dei più importanti edilizi antichi, quali il Castello e l'Abbazia, Leno non conserva oggi che pochi avanzi e memorie scritte. Altra frazione del Comune di qualche entità è Castelletto, ove sorgeva il castello, che fu propugnacolo di Leno nel periodo turbinoso delle lotte comunali e signorili
11 territorio di Leno, intensamente verdeggiante, spicca, fra le non lontane lande paludose di Ghedi ed ì brulli colli di Montichiari, come un'oasi fortunata, e vi si producono abbondantemente cereali d'ogni specie, lino, riso, gelsi e foraggi in praterie a marcita ed a vicenda. L'allevamento del bestiame, praticato su vasta scala, e la produzione dei latticini, lavorati razionalmente in 4 caseifici esistenti in luogo, sono le industrie di maggior sussidio all'agricoltura che si abbiano in questo Comune. Le paludi e ì terreni incolti del territorio furono, per iniziativa del Comune e su progetti dell'ìng. Lazzari, in questi ultimi anni ridotti a fertilissimi terreni irrigui.
Cenno storico. — Si danno a Leno origini romane e si vuole che questo paese tragga il suo nome da un rozzo avanzo di leonessa (leena) in marmo bianco, del periodo romano, esistente da tempo immemorabile in luogo. Nel medioevo Leno fu celebre per il suo castello, ina più ancora per l'abbazia dei Benedettini, fondatavi verso la metà del secolo Vili da Desiderio duca di Brescia, prima di diventare l'ultimo re dei Longobardi. L'abbazia di Leno ebbe dal fondatore, diventato re, concessioni e privilegi dì ogni sorta, ond'è che crebbe rapidamente in fortuna, tanto che al nuovo assetto dato all'amministrazione del Regno col mezzo delle contee feudali da Carlo Magno e dai suoi successori, gli abati di Leno, nel secolo Vili, si qualificavano anche col titolo di conti: avevano mitra ed autorità quasi vescovile ed autonoma su una gran parte del territorio che si insinuava per la Yaltenese fino alla riviera di Salò. Fu già rammentato che i monaci di Leno, per avere a loro spese riattate e migliorate le fortificazioni del castello e borgo di Maderno sul lago di Garda, onde far fronte agli Ungheri e ad altri barbari, sul principio del secolo X attratti in Italia dalla scellerata e ad un tempo vile politica di Berengario 1, ebbero l'investitura di quel paese: investitura e privilegi che più tardi furono confermati da un diploma di Ottone I (9G2). Gli abati dì Leno, dal secolo IX al XIV, esercitarono diritti sovrani sulla vasta regione circostante: avevano una Curia ecclesiastica con ministri e delegati ed una Curia civile, nella quale i giudici erano detti avvocati.
Passato insieme al territorio di Brescia in potestà di Venezia, gli abati di Leno, perduta ogni autorità civile, videro l'antico loro dominio sottoposto dalla potente Repubblica alla legge comune.
Coli, elett. Leno — Dioc. Brescia — P2 e T. locali, Str. ferr. a Mancrbio.
Cigole (1412 ab.). — Si trova il territorio di questo Comune nella parte bassa del mandamento, sulla riva destra del Mella e presso il confine col mandamento di \ ero-lanuova. È Comune essenzialmente rurale ed alquanto frazionato. — Cigole (56 ni.), capoluogo, è un villaggio di modesta apparenza, che nulla può offrire d'interessante al