4'20 Parte Seconda — Alta Italia
Cenno storico. — Antichissima, come la maggior parte delle terre henacensi, è Salò, latinamente detta Salodivm Non è escluso, tanto il suo golfo è tranquillo e riparato, che quivi sia stata una delle stazioni pai afitti eli e del periodo della pietra, coetanea a quelle bene accertate e non lontane di tonato (vedi torbiera della Poìada, pag. 377), d'Iseo e d'altre, di cui si trovano traccie nel territorio della provincia bresciana. Opportuni scandagli fatti nel fondo del lago e intorno al golfo di Salò potrebbero forse portare qualche sprazzo di luce sull'abitabilità di questi luoghi nel periodo preistorico.
Gli eruditi hanno più volte tentato di decifrare l'etimologia del nome latino dì S alodi uni, ma con risultati poco convincenti, volendo taluno dimostrare che Salò trasse il suo nome dai depositi di sale un tempo creativi dai Veneti per farne commercio cogli abitatori delle vicine valli Camoniclie ed Orobiche; ma questa, non v'ha chi noi vegga, è induzione stiracchiata.
Comunque, la località era conosciuta ed apprezzata anche nell'era romana e di questo periodo si trovarono in Salò frammenti di lapidi e di scolture. Nel periodo ìnedioevale la storia di Salò è assai buia e non se ne hanno ricordi se non a lunghissimi intervalli; fin dall'anno 849 sembra che parteggiasse per Venezia — la (piale ne aveva forse l'atto centro di traffico e colonia dei suoi operosi mercatanti — contro Verona che, feudale e regia, tentava stendere il proprio dominio tutto all'intorno e sul vicino lago particolarmente. Questi conflitti tra Verona feudale e Venezia retta a libera repubblica, nei quali si frammischiò insieme a quello di altre terre anche il nome di Salò, si rinnovano più volte nei secoli successivi, dando sempre più a Salò fama di luogo importante e forte, del cui possesso si avvantaggiava assai il fortunato vincitore.
Nel momento della maggior fortuna degli Scaligeu (metà del secolo XIV) Salò cadde in potere di costoro; poi, facendo parte della dote da Beatrice della Scala portata al marito Bernabò Visconti signore di Milano, fu da questi fatto recingere di mura, di torri e munire d'una rocca, della (piale rimasero avanzi tino a tempi prossimi al nostro. Quivi, da M'adorno, ove prima aveva sede, fu portata la giurisdizione sulla riviera bresciana del lago; e tale stato di cose durò iino a che sopravvenuti nel Bucato di Milano i torbidi, che ne misero in forse l'esistenza, sul principiò del XIV secolo Salò, al pari di tante altre terre, si sottrasse a quella non grata dominazione e così Brescia, contro la quale, nel 1420, cercò appoggio e protezione a Venezia, l'antica alleata nelle guerre dei bassi secoli. Venezia, stendendo il suo dominio sopra Salò e la riviera bresciana, dichiarò la città indipendente da qualunque soggezione feudale, con facoltà di reggersi cogli statuti propri, salvo il supremo placito del Capitolo Generale della Serenissima.
Salò si mantenne da allora in poi fedelissima alla Repubblica di San Marco, seguendone in ogni tempo le vicende fino all'infausto 1797. Occupata dai Francesi nel 1796, fu messa a taglia perchè ribellatasi alla loro autorità militare; indi passò a far parte della Repubblica Cisalpina. Nel 1814 la restaurazione austriaca le tolse ogni privilegio,1 compresi quelli che il governo del Regno Italico le aveva conservato e venne umiliata alle condizioni, poco più poco meno, d'un grosso villaggio.
Nel 1S59 Salò fu base di operazioni militari contro gli Austriaci, che con cannoniere dominavano il lago, minacciando il bombardamento dei paesi della costa bresciana che già avevano inalberata la bandiera tricolore; e così pure durante la guerra del 1866 Salo fu stanza di un corpo di volontari Garibaldini, che dalla riviera doveva coadiuvare la vittoriosa marcia su Trento, intrapresa da Garibaldi per le alte valli bresciane ed assicurata orinai coi combattimenti fortunati di Rocca d'Anfo, di gaflàro e di Bezzecca.
Coli, elett. Salò — Dioc. Brescia - P3, T., Tr. e Scalo lacuale.