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Parte Seconda — Alta Italia
di Mantova (1516-1569); Mario Lupi, canonico, teologo e storiografo accuratissimo (1720-1789); Gerolamo 'l'imboschi, d. C. d. G., storiografo insigne della letteratura italiana, pronto nei giudizi, assai parziale e ristretto, successo al Muratori nel governo della celebre Biblioteca estense o ducale di Modena (1731-1794); Paolina Secco-Suardo, poetessa gentile, assai nota sotto il nome arcadico di Lesbia Cidonia (1746-1S01); Lorenzo Mascheroni, poeta e matematico, professore a Pavia, morto a Parigi, ov'era chiamato da Bonaparte e dall'Istituto di Francia per la Commissione delle misure (1750-1800); Antonio Ladini, geometra, idraulico e scrittore classico in questa materia, nonché ardente patriota, chiamato da Bonaparte a presiedere la Repubblica Cisalpina (1754-1830); Angelo Maj, cardinale (nativo di Schilpario in vai di Scalve), celebre paleografo, traduttore dei più difficili palinsesti, tra cui i libri De Bepublica di Cicerone da Ini scoperti e che ritenevasi perduti (1782-lSòl). ecc., ecc.
Pittori. Paxino e Pietro di Nova, nativi del Bergamasco, vissero nel XIV secolo ed operarono nella maniera giottesca; Andrea Previtali (1470-152S); Giovanni Cariani (1480-1541); Gerolamo e Francesco Rizzo da Santa Croce; Giambattista Castello, pittore, scultore ed architetto, vissuti tutti tra lo scorcio del XV secolo ed il principio del XVI; Giacomo Negrotti, detto Palina il Vecchio (1480-1518); Polidoro Caldara, detto il Caravaggio (da non confondere col Michelangelo da Caravaggio, cavaliere di Malta, pittore notissimo e. fecondo, le cui opere maggiori si veggono nella cattedrale della Valettain Malta); Gian Battista Morone (f 1578), ritrattista celebre; Giampaolo Cavagna (1576-1657?); Enea Palpino da Salmeggia ( 1550-1626); Carlo Cerosa (1609-1679); Vittore Guislandi, detto il Frate di tì alga rio (1655-1743), ed una numerosa pleiade di pittori contemporanei, reputati particolarmente come freschisti.
Architetti. Vissero in Bergamo e vi crebbero in famiglia i Campionesi venuti nel XII secolo per la fabbrica di Santa Maria Maggiore; di questi vanno ricordati Guglielmo e Giovanni da Campione, che lavorarono nella porta dell'insigne tempio e nel battistero. Fu pure di Bergamo (pici Bartolomeo Bono, vissuto nel XIV secolo, al quale la Repubblica Veneta allogò il lavoro delle l'rocnratie Vecchie; visse lungamente in Bergamo nel XVI secolo e vi lasciò opere importanti Pietro Isabelle da \bano. presso Padova; Giambattista Caniana, che lasciò molti ricordi nell'edilizia cittadina sacra e profana, nel XVIII secolo; Giacomo Quarengbi (1714-1817).
Intarsiatori ed intagliatori in legno. Quest'arte specialissima ebbe in Bergamo e nelle sue vallate in ogni tempo numerosi e valentissimi cultori, la faina dei quali passò ben oltre le native montagne: hanno ormai fama universale e sono posti fra i più valenti intagliatol i che si conoscano i Bergamaschi Capodiferro, vissuti nel XV secolo e nel XVI; ì Belli, i Caniani nel XVI secolo; i Fantoni nel XVII e nel XV 111. Lavorarono fuori di patria in opere insigni d'intaglio Fra Damiano Zanibelli da Bergamo (1490-1519) da quella stessa famiglia dei Zambelli (secoli XVI e XVII), che lasciarono ammirandi lavori ed in ispecic cori, sagrestie, cantorie per organi, ecc., ecc., a Bologna, Perugia e Genova.
Nelle armi e nella politica si distinse fra tutti, durante le aspre e tumultuose vicende del XV secolo, il capitano Bartolomeo Colleoni (1100-1175), generale dapprima dei duchi di Milano, poi della Repubblica dì Venezia, alla (piale fu fedelissimo ed a cui nel suo testamento lasciò in clono 100,000 zecchini perché continuasse la guerra contro i Turchi, ma coll'avvertimento < al Senato > dì non lasciare mai ad alcun altro capitano così ampi poteri quanti a lui ne furono lasciati. La Repubblica di Venezia, riconoscente, eresse — alla memoria del capitano che tante volte aveva condotte alla vittoria le sue bandiere — quel monumento che è ancor oggi dei più caratteristici, modello a tanti altri monumenti equestri, sorgente nel Campo dei Santi Giovanni e Paolo, modellato da Andrea Yen-occhio e fuso da Alessandro Leopardo. Si ritiene che il Colleom fosse il primo ad introdurre nelle guerre le artiglierie da campagna.