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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bergamo e Brescia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 540

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   68-
   Parte Seconda — Alta Italia
   in breve ritornò allo stato primitivo e Bergamo potè, dal 1530 al 1797, godere dei benefizi d'una pace illuminata ed in tutto propizia alle arti, alle industrie, ai traffici, come quella che Venezia seppe assicurare ai suoi Stati di terraferma. In tutto questo lungo periodo Bergamo ed il suo territorio non ebbero a rammaricarsi che della distruzione di una parte della città per la costruzione delle mura nuove, e di una sola grande calamità pubblica, la pestilenza del 1030. Rispettato dalla pestilenza del 15/6, che tanta strage fece nel rimanente di Lombardia, il Bergamasco tu singolarmente desolato da quella del 1030, che vi colpì più di metà della popolazione, tanto che nella sola Bergamo, ville e Comuni circostanti furono censiti 50,855 morti. Nel 1010 la Repubblica, avendo ordinato un nuovo censimento della popolazione del Bergamasco, si verificò ch'essa era ridotta a poco più della metà di quella ch'era avanti il flagello, vale a dire di 110 mila aiutanti circa, liciti opifici dovettero quindi chiudersi e deperire per mancanza di braccia e molti campi, specie nella regione montuosa, furono per lunghi anni lasciati incolti. Chi s'aggira nelle grandi \ alli bergamasche, quasi ad ogni paese, trova cappelle espiatorie e commemorative con dipinti macabri o non, ed altri monumenti ricordanti questa terribile calamità.
   Nella mattina del 1 -1 marzo 1707 Francesi e Cisalpini, clic avevano passate l'Adda, occuparono Bergamo senza colpo ferire, e l'ultimo podestà veneto, Ottoliin, cedeva la città agli invasori e formulando, in nome del Senato veneto, un energica protesta si ritirava 11 trattato di Ctunpoformio (17 ottobre 1707), uno degli atti più odiosi della politica ili Bouaparte in Italia, che decretava la fine della Repubblica Veneta e ne lasciava gli Stati alla sinistra dell'Adige m podestà dell'Austria, aggregò Bergamo alla Repubblica Cisalpina, avente il suo centro in .Milano. Durante il perioda di reazione in Italia parallelo alla non fortunata campagna di Napoleone in Kgitto, Bergamo fu, nel 17'J'J, occupata poi breve tempo dagli Vustro-Russi di Souvarovv; ma la battaglia di Marengo spazzò quell'ondata reazionaria e rimise con migliore assetto, che la Cisalpina non avesse, in piedi la Repubblica Italiana.
   Proclamato, nel 1801, 1 Impero in Francia ed il Regno in Italia. Bergamo fu capoluogo del dipartimento del Serio, raggruppando sotto ili sè il territorio dell'attuale provincia. Nello sfacelo della fortuna napoleonica, nel 181 i. Bergamo venni nuovamente occupata dagli Vustnaci e, come tutto il resto dell'Italia superiore, dal Ticino e dal I'o all'Adriatico fece parte del Regno Lombardo-Veneto.
   La squilla rivoluzionaria del marzo 1818 trova Bergamo pronta alle armi contro l'oppressore straniero; il presidia austriaco, comandato dall arciduca Sigismondo di Absburgo, fu, dalla popolazione, costretto a sgombrare ed a volgere in ritirata su Verona; trecento giovani bergamaschi, bene armati e volenterosi, presero la strada ili Milano, ove giunsero ad aiutare la lotta dell'ultimo giorno sotto le mura, determinando, insieme agli altri venuti dalle vicine città, dal C'anton Ticino, ila Genova perfino, il Radetzky a più rapida ritirata. Nello stesso tempo colonne di Bergamaschi, comandati dal Camozzi e da altri valorosi, prendevano i monti pei intercettare agli Austriaci che erano in Tirolo, pronti a discendere in Lombardia, i passi del l'oliale, di Croce Domini e di Montozzo.
   Nei disastri dell'agosto di quell'anno medesimo Bergamo fu una delle ultime città a ripiegare la bandiera nazionale e già le città del piano lombardo erano tutte in balìa dell'oltracotante Iìadetzky, che sulla torre ili lHrgamo e nelle sue valli svi ululava ancora il tricolore, portato da balde schiere di gioventù clic saputa vana la lotta, si recavano al Comune a riconsegnare le anni e le bandiere avute, serbandosi a migliori eventi.
   La restaurazione della dominazione austriaca fu per Bergamo, al pari di ogni altra città lombarda, tristissima. Le repressioni violenta i giudizi statarti le fucilazioni ordinate dal proconsole austriaco, il vecchio maresciallo che voleva vendicarsi dello scorno