Bergamo
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frattempo Venezia era entrata nel suo periodo di espansioni territoriali e già padrona del Veronese, di Brescia e delle alte valli bresciane, mirava spingersi lino all'Adda ed al Po. Nè le fu l'impresa troppo difficile, poiché Filippo Maria Visconti, incapace nell'arte militare e vile per affrontarne i cimenti, era mal servito dai suoi capitani, i quali, dopo l'esempio del Carmagnola, sospettavano di lui com'egli sospettava di loro. Nel 1427 tutto il Bergamasco ed il Cremonese erano in possesso di Venezia e la città di Bergamo, trovando nella potente e gloriosa Repubblica di San Marco maggiore garanzia di pace, di protezione, di rispetto ai proprii statuti e privilegi comunali, accettava con giubilo la pace stabilita fra Venezia ed il duca di Milano, per la quale Brescia, Cremona e Bergamo passavano alla Repubblica Serenissima. Il dì 4 luglio del 1428 Bergamo mandò gli ambasciatori a portarvi l'atto della propria volonterosa sottomissione. Erano otto rettori della Comunità « vestiti — dice la cronaca contemporanea — superbissimamente ed erano accompagnati da molta e nobile comitiva, e vennero ad inchinarsi e ad offerirsi a quella Signoria facendo uno di loro, che fu il vescovo, un notabilissimo sermone per lettera e poi in volgare; dopo presentarono uno stendardo di zendado vermiglio con striscie gialle per lungo, il quale fu posto nella chiesa di San Marco con lettere d'oro che dicevano: Civitas Bergomì. Finalmente dal doge e dalla Signoria furono accettati ed accolti essi e il Comune di Bergamo per carissimi figliuoli, e data loro un'insegna di San Marco, che dovessero far levare ogni giorno di festa nel più alto e nobil luogo di Bergamo, e quella essi accettarono con gran riverenza e consolazione
Il dominio della Repubblica di Venezia fu incontrastabilmente il migliore di quanti altri si avvicendarono in Italia, dalla metà del secolo XV alla fine del secolo XVIIT. Per quanto la Repubblica oligarchica di San Marco sia stata dipinta, e non senza reconditi scopi politici, da più d'uno storico, per un'organizzazione freddamente tirannica e crudele, va uotato che gli atti di inutile crudeltà dei quali essa si è macchiata e sui quali si stemperò tante volte il sentimentalismo degli storiografi d'occasione, dei romanzieri, dei poeti, son bea poca cosa al confronto di quanto perpetravasi dai governi del rimanente d'Italia, nell'uguale periodo di tempo e segnatamente dagli Spagnuoli in Lombardia e nel Mezzodì, dai principotti delle varie Corti in sostegno della loro politica, ed in Toscana e a Roma.
Per gli Stati italiani di terraferma Venezia fu, più che una dominatrice, un'alleata, un'amica, maggiore, ben di sovente mite e soccorrevole ; essa non fu quasi mai ves-satrice, nè moralmente, nè fiscalmente, delle popolazioni; osservò fedelmente i patti della dedizione, rispettò scrupolosamente gli statuti locali; fu larga e tollerante in molti casi, protettrice delle arti, delle lettere, delle scienze e dell'autonomia dei Comuni.
La prosperità industriale delle valli bergamasche e bresciane data dalla dominazione veneta. E nei paesi di terraferma ove dominò Venezia rimangono ancora oggi frutti fecondi dei semi gettati dal governo provvido, illuminato e generalmente onesto della Repubblica di San Marco. Non sono molti anni, anche dopo l'avvento del Governo nazionale, che nelle valli del Bergamasco e del Bresciano, o per cose viste dai più vecchi o per tradizione rimasta fortemente incarnata nelle popolazioni, si rimpiangeva ancora, e vivamente, il regime della Repubblica di San Marco!
Primo provveditore della Serenissima in Bergamo fu Gerolamo Contarmi, il quale prese possesso della città il G maggio 1428.
Il dominio della Repubblica di Venezia in Bergamo durò incontrastato fino alla caduta di questa, salvo il breve periodo in cui, durante le guerre che afflissero la Lombardia, nel principio del XVI secolo e della Lega di Cambrai contro Venezia, fu, nel 1509, occupata dai Francesi che, dovendola in capo a pochi giorni abbandonare, ne danneggiarono parecchi edifizi e fecero saltare il torrione della rocca. Fu nello stesso periodo invasa anche dagli Imperiali ed un'altra volta dai Francesi; ma tutto