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Parte Seconda — Alta Italia
eli'è immortalo noi sangue e nell'animo degli Italiani, scompagina e scompone imo ad uno tutti i suoi piani e dà maggior forza al guelfi siili Fella sfortunata sua impresa di Lombardia, negli inutili e replicati suoi tentativi per assoggettare le città guelfe, comincia il principio della sua rovina, di quella catastrofe ch'egli non arrivò a vedere, ma che alla sua morte presentiva già fatale, ch'ebbe il suo compimenti a Benevento e l'epilogo tragico a Castel Capuano in Napoli, colla morte di Corra (lino di Svevia,
Ghibellina di tradizione, Bergamo, in questo periodo, seguì la politica imperiale e le sue truppe prestano aiuto all'imperatore contro Brescia, Milano, Panna, Bologna e contro le città della seconda. Lega, meno fortunata certo della prima. Questa politica la fa colpire dall'interdetto papale e per vent'auui i Bergamaschi furono tenuti come reprobi dalla Chiesa, agitati per questa ragione da terribili discordie intestine, nelle quali soffiavano specialmente 1 Guelfi. Ylla morte di Federico II (1250). nel bisogno di generale pacificazione provato allora dall'Italia tutta, fu tolto a Bergamo ed alle altre città ghibelline che n'erano colpite, l'interdetto; ma anche questo periodo d'i tranquillità non fu duraturo. Nella seconda metà del secolo stesso si riaccesero fra le famiglie patrizie, per ragioni di dominio, più aspre che mai le ire cittadine. I nomi di Guelfi e di Ghibellini, pm che a significare divisione di concetti politici, furono sollevati a bandiera dalle famiglie patrizie e loro clientele clic disputavausi il predominio nel governo del Comune: non perchè l'ima rappresentasse il principio di devozione al Papato e l'altra ali Impero; ma perchè ognuna voleva far trionfare gli interessi suoi e degli aderenti suoi su quelli degli avversari. Le famiglie che in Bergamo si contendevano la supremazia raggruppavansi le une, guelfe, intorno ai Colleoni; le altre, ghibelline, o almeno (tentisi tali, intorno ai Snanli. Fiero lotte seguivano — anche per contraccolpo di quanto in prò dell'una o dell'altra fazione avveniva nelle altre città lombarde ed in Milano principalmente — tanto nell'interno delia-città che nel contado. I castelli del territorio appartenenti alle varie famiglie nemiche erano in armi l'ini contro l'altro. Sopravvenivano poi turbini di maggioro importanza e di più tristi effetti, come le imprese del famigerato Ezzelino da Romano, piovuto dal Veneto, con pretesa bandiera di ghibellino, ina in sostanza ambizioso, cupido e feroce (piai era, per crearsi uno Stato e tiranneggiarlo a piacimento suo. Già egli s'era impossessato di Brescia e d'altre terre, e minacciava Bergamo, Monza e la stessa Milano, quando dalla Lega dei Guelfi italiani, a capo della quale erano il marchese Azzo d'Kste ed i Torriuni di Milano, fu sconfitto siili' \dda e, fatto prigioniero, lasciato morire di rabbia e di ferite a Solicino; poi le contese tra i Della Torre ed i Visconti per il dominio di Milano, avevano una sicura ripercussione nelle alternative loro sul rimanente della Lombardia. Così, ad esempio, quando Martino della Torre, vinti e cacciati l Visconti da Milano, potè, per un dato periodo, signoreggiare sulla città, mandò suoi congiunti ed aderenti a governare le vicine città e Bergamo ebbe allora Napo o Napoleone della Torre, che dalla citta naturalmente cacciò quanti avevano voce d'essere Ghibellini o d'aver per questi parteggiato nelle precedenti fazioni. Altrettanto fecero 1 Visconti rispetto ai Guelfi, quando venne loro la palla al balzo e poterono mettersi da padroni sulle cose di Milano. Tentò piti volte il Comune di Bergamo ili tenersi neutrale alla grande contesa clic dìiiattevasi,più clic nella, sola Milano,in tutta la Lombardia tra ì Visconti ghibellini ed i Della Torre guelfi: contesa che non poteva finire se non coll'annientamento dell'una o dell'altra famiglia. Ma le famiglie patrizie, agitate da passioni, da odii covati di padre in figlio, cementati nel sangue ed anelanti di vendetta, non trovavano pace e ad ogni scorreria dei ghibellini Visconti a Milano prendevano motivo per insorgere ì Snardi, ghibellini bergamaschi, e viceversa, quando la fortuna, mutabilissima, metteva in auge, fosse pur per poco, i guelfi Ternani, erano ni Bergamo i loro amici Collcoui e Da Rivola che rialzavano prepotenti la testa. Questo poco lieto alternarsi di vicende, inframmezzato da frequenti interdetti, che da Roma