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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bergamo e Brescia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 540

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   68-
   Parte Seconda — Alta Italia
   gli aliati di Astino c di Vali'Alta. il priore, il prevosto di San Pietro in Oliveto e l'arciprete della chiesa maggiore di Bergamo, che furono incaricati di trattare coi mandatari del Comune e della Chiesa bresciana.! consoli di Bergamo: Beltramo Ficiane, Sozzo Coleone, Ermanno Ripasalta e Guido da Castello presiedettero alla consegna dei contrastati castelli ai Bresciani. Per i Bresciani erano presenti i consoli : Gherardo di Bramato, Alberto Gambara, Ragazzoni Cavullicani, Titorio Marchesi ed altri. Stabiliti i patti, compiute le formalità della cessione, i mandatari dell'una e dell'altra città si ricambiarono vicendevolmente il bacio della pace ed il giuramento di mantenerla: dopo di che l'adunanza fu sciolta ed ognuno ritornò alla propria città. E questa fu pace duratura, perchè solo nel 1190 si ha notizia, come vedremo, di un nuovo con-ilitlo tra Bergamo e Brescia. Ma nel frattempo ben altri e gravi avvenimenti maturarono e si compivano in Lombardia: intendiamo la colossale guerra sostenuta da alcuni Comuni lombardi, con a capo Milano, contro l'imperatore Federico Barba rossa, che s'era posto in capo di menomare i diritti dei Comuni, togliervi i privilegi da essi conquistati, assen irli all'Impero, colFimporre loro dei vicari di nomina imperiale. Nel primo periodo della grande contesa, il periodo cioè che precedette la distruzione di Milano, Bergamo che aveva sentimenti ghibellini si tenne amica dell imperatore, senza per questo spiegarsi in guerra contro Milano e le città che di Milano avevano prese le parti; era una specie di prudente neutralità, nella (piale il Comune di Bergamo si teneva rinchiuso, pur di mantenere la propria libertà ed inviolata l'integrità degli statuti proprii, salvo a farsi viva ove la mano del fulvo imperatore avesse tentato di gravare anche su di questa. Ciò non impedì che il territorio bergamasco venisse più volte invaso e danneggiato dai belligeranti ed in impeciai modo dal continuo passaggio delle truppe tedesche che l'imperatore facevi venire di Germania o conduceva personalmente. Appunto per conservare l'integrità dei proprii statuti ed inv iolate le libertà cittadine da qualsiasi intrusione estranea, il Comune di Bergamo teneva al piano, presso il ponte della Moria, un palazzo - sorto più di tre secoli prima, nel periodo feudale e facente parte della Corte Morgula - ove 1 imperatore nei frequenti suoi viaggi per la regione poteva alloggiare col suo seguito senza entrare in città, l'avere un tale ospite fra le patrie mura poco garbando ai cittadini. Da questo palazzo prese nome quella industriosa e popolosa parte della città bassa che ora dicesi ancora Borgo Palazzo.
   Ma dopo gli eccessi di Federico Burbarossa contro Tortona, Crema e le altre città che gli rifiutavano ubbidienza, cominciarono ad insospettirsi anche le citta che gli si mostravano amiche o che. come Bergamo, si tenevano neutrali e dopo la caduta Milano, palladio delle libertà comunali, una grande ondata di sbigottimento percorse tutta la Lombardia, ed i Comuni costituiti in particolar modo, che si videro senza difesa, alla mercè del prepotente imperatore, fatto più duro ed orgoglioso dalla vittoria. E allora che Bergamo assume arditamente ima nobile parte nella politisi italiana. Essa si fa centro e promotrice di una lega delle città italiane contro 1 imperatore : e prima ancora clic a Pontida, a Bergamo convennero e si radunarono — secondo i recenti studi del Vignati sulla Lega Lombardia — i deputati delle città italiane. Stabilite le basi di una lega delle città lombarde contro l'odioso giogo imperiale ed a salvaguardia delle comuni libertà, Bergamo, pur conscia del pericolo cui s'esponeva affrontando l'ira e la vendetta dell'imperatore — che in Germani a stava raccogliendo un nuovo esercito da condursi in Italia — diede convegno per l'anno successivo ai rappresentanti delle città italiane al convento di San Giacomo di Ponlida nel suo territorio. Quivi, nifi 7 d'aprile del 1107, conv ennero i rappresentanti delle varie città, obbligandosi da quel giorno in poi a difendere l'ini popolo l'altro, se l'imperatore o i suoi ufficiali volessero recar loro ingiuria o danno senza ragione: salva tamen imperatoria fideiitate, < chiusola— «lice il Muratori — che nondimeno nulla doveva significare secondo i bisogni >. Dai collegati in Pontida fu specialmente convenuto il giorno d'introdurre ì dispersi nel! abbattuta e