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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Seconda — Alla Italia
   Fig. 34. — Certosa : II porticato.
   una superiormente; ha sul tetto una torricciuola terminante con un edicoletta gotica, che dà grazia ed eleganza al disegno complessivo dell'edilizio. Attigua alla sala del Capitolo, sul lato posteriore meridionale del tempio oravi la cella mortuaria.
   Una grande e solenne serenità, una calma profonda spira da quelle casette, dalle loro finestruole aperte sulla malinconica e bassa pianura, solcata da infiniti canali, allagata nei larghi specchi delle praterie artificiali e delle risaie, chiusa all'orizzonte dagli alti filari dei pioppi italici.
   Per quanto i concetti ai quali s'inspiravano lo fraterie medioevali non entrino nelle idee nostre, tuttavia non siamo fra quelli clic accusano gli abitatori di questi ccnobii di aver passata la loro \ita in una torpida ed egoistica oziosità od in una sterile e contemplativa macerazione ascetica.
   Essi ad imitazione dei Cistercensi che li avevano preceduti a Chiaravallc, a Moriinondo, a Cerreto, a Caregnano ed altrove, e dai quali, più o meno direttamente, derivava la loro regola, si occupavano attivissimamente di agricoltura e della coltivazione dei fondi della comunità. I terreni che in origine Gian Galeazzo Visconti aveva dati alla Certosa, in una parte assai limitata soltanto orano coltivi, gli altri erano — come quelli di pertinenza al parco del palazzo visconteo di Pavia — fitte boscaglie, gerbi ed aride grillaie, o stagnoni e paludi, dove dilagavano senza regola le acque defluenti dalla soprastante campagna del Milanese e dalla città stessa. Era tutta una plaga vastissima da conquistarsi alla produzione proficua, largamente rimuneratrice delle colture intensive ed estensive, alla salubrità, alla ricchezza nazionale; regolando le acque con canali, diboscando, dissodando, livellando, rialzando e spianando. Ed a questo 1 frati della Certosa colla loro intelligente e costante attività riescivano magnificamente, mentre con occhio vigile ed amorosa sollecitudine sorvegliavano ed affrettarono il lavoro degli artisti intenti alla monumentale loro chiesa. Per gli obblighi imposti nelle donazioni e nel testamento del fondatore Gian Galeazzo, le larghe e sempre crescenti rendite clic i monaci della Certosa traevano dalle vaste terre da essi per la maggior parte messe in attiva produzione, andavano devolute al compimento della fabbrica ; compiuta questa dovevano essere distribuite, salvo il necessario per i miglioramenti e la manutenzione dell'edilizio e spese del culto, ai poveri. Chi ha visitata la monumentale Certosa e l'ha studiata nel suo complesso e nei suoi minuti particolari, non può dire che sotto il primo rapporto i frati abbiano elusa la volontà del fondatore, ed abbiano fatto cattivo uso delle loro rendite ; quanto alla seconda disposizione, abbiamo le note