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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario dì Pavia — La Certosa
   '1 17
   ,nitori. Le due statue della Vittoria e della Fama inesse alla testa ed ai piedi del sarcofago furono opere di Bernardino di Novale e collocale quando fu compiuto il sepolcro coll'urna disegnata dal-l'Alessi. Nella finestra clic è dietro il mausoleo, illuminante l'emiciclo dell'abside, vedesi la vetrata originale di vetro dipinto con San Gregorio Magno e nel fregio della stessa vedesi l'arma degli Sforza.
   All'estremità del braccio meridionale della navata dall'abside semicircolare, venne eretto un magnifico altare a San Bruno o Urlinone, fondatore della regola dei Certosini. La pala dell'altare di Giambattista Crespi, detto il Cerano, buonissimo fra i secentisti, è ottimo lavoro. Il pallio dell'altare, in marmo di Carrara, è linamente scolpito da Tommaso Orsolino.
   Interessantissimi per la storia dell'arte del Cinquecento sono gli affreschi del Bcrgognone nella calotta dell'abside, rappresentanti Gian Galeazzo Vii-conti che coi figli offre alla Vergine il modello della Certosa. Il fondo della vòlta, come tulio il resto, è in azzurro oltremare a stelle, d'oro.
   Davanti all'altare di San Orlinone son collocali due candelabri di bronzo, di eguali proporzioni, ma di diverso disegno da quello dei già descritti davanti all'altare delle Reliquie, opera pur questi del celebralo Annibale Fontana di Yalsolda e del fonditore Francesco Brambilla. Di fianco all'altare di San Brnnonc, una porta dà comodo passaggio per un breve andito alla cosidetta sagrestia nuova.
   Quest'edilìzio, clic corre quasi sull'asse della navata trasversale, in direzione di mezzodì venne per insufficienza della sagrestia vecchia e perla sua mancanza di comunicazione diretta col chiostro, aperto nel 1600. Quivi si trasportarono i paramenti sacri, i libri e gli oggetti d'uso più frequenti; là si custodirono quelli considerati come rarità, reliquie e formanti parie del tesoro della Certosa. Questa sagrestia nuova ha forma di rettangolo, in testa al quale, rialzato sopra due gradini, è nn altare. Le pareli lino all'altezza dei grandi fincstroni sono rivestile tulle all'ingiro da armadi in legno di noce, severamente scolpili da Virgilio de' Conti e G. Favori no nel 1015.
   L'altare è ricchissimo, monumentale, fiancheggialo da due belle colonne in marmo verde di Vara Ilo, a capitelli di bronzo. Lo adorna una tavola di grandissimo pregio, rappresentante l'Assunzione della Vergine, ultima opera di Andrea Solari e da lui lasciata incompiuta, perchè sorpreso da morte improvvisa mentre vi attendeva nel 1515 o 1510. Andrea Solari, fratello a Cristoforo di quella famiglia di Maestri Campioncsi, che per un secolo quasi diede artisti valentissimi a Milano, a Pavia, a Roma, fu allievo di Gaudenzio Ferrari e continuatore della tradizione leonardesca. Operosissimo lasciò opere esimie a Milano e a Roma, e se ne trovano a Brera, al Louvre, a Londra ed altrove. Questo suo quadro dcHMw««:ione va reputato per un capolavoro. La Vergine recinta di una luminosa aureola vien trasportata da un nimbo di angioli al cielo, mentre i santi e gli apostoli estasiati, dalla terra, contemplano il miracolo. C'è nel dipinto forza, vita, luce, verità, colorito; un complesso che impressiona e fa pensare. Il Vasari celebra questa tavola tra le opere più belle da lui viste. La ritoccò ove era rimasta incompiuta, nel 1576, Bernardino Campi, della celebre famiglia dei pittori cremonesi oriunda pur essa del territorio comacino.
   Il pallio dell'altare è scolpito egregiamente dal Rusnali; il mosaico in pietre dure che lo circonda è opera dei Sacchi. Sopra la porta d'ingresso sono collocati dei dipinti ; citiamo fra i più pregevoli : alcuni frammenti di quadri o pale d'altare, dovuti al Borgognone; una pala di Bartolomeo Montagna (1400) e due frammenti attribuiti al Luino, o quanto meno della sua scuola.
   Nel mezzo della sagrestia in un gran mobile in legno di noce scolpito, eseguito dal Moretti di Milano, ed intonato allo stile degli armadi, sotto vetrina, sono aperti i magnifici libri corali ed antifonari, su pergamena, già posseduti dalla Certosa ove stettero fino al 1782; trasportati di poi alla Biblioteca di Brera ed infine nel 1883, resi, e giustamente, alla Certosa per impulso vigoroso del compianto prof. Carlo Magenta di Pavia. Di questi corali sono celebrate le finissime e meravigliose miniature del 1549, di Evangelista della Croce, milanese, e quelle del 1574 di Benedetto da Corte Regia, bergamasco. Nel libro corale di Evangelista della Croce è sopratulto da ammirarsi una Danza di putti delle tre stirpi umane intorno al Bambino, che creazione più gentile e spigliata non avrebbe potuto immaginar l'Albani, pittore di putii danzanti per eccellenza.
   Rientrando dalla sagrestia nuova nel tempio, prima di completare la visita delle sette cappelle della navata di destra, non può sfuggire al visitatore la porta d'accesso al piccolo chiostro, opera del Mantegazza.