Mandamenti e Comuni del Circondario di Pavia — L
401
Sacelli. Ammirabili, per verità di colorilo, certe frutta eseguite in pietre, dure, col sistema di quei mosaicisti liorentiui che I norarono le famose tavole dei Medici a palazzo Pilli
Ai lati dell'altare sono le due sedie l'ima per il celebrante, l'altra per il diacono deputalo, secondo l'antica liturgia, alla lettura del Vangelo. Sono in marino di Carrara di buonissimo diseguo, con intarsi in marmi coloriti e pietre dure. 1 dorsali sono fatti da due belle tavole in verde antico e le fiancheggiano statue simboliche delle Virtù in marmo a grandezza naturale.
Bellissimi sono ai lati dell'aliar maggiore, infissi sullo sporto del muro, i bassorilievi rappresentanti Fasti della Vernine, opere, l'uno ili Stefano da Sesto, l'altro di Biagio da Vairone. Appartengono alla categoria dei buoni lavori cimpioccntisli (fig. '20). Nel bassorilievo di destra, sotto la statua della 1 Indonna col bambino, è osservabile un riquadro nel quale è rappresentata la Cteim Domini, su uno schizzo evidentemente. l°ho dal famoso Cenacolo leonardesco delle. Grazie, in Milano.
La volta di questa parte del tempio è negli scomparii decorala con ricchi fregi, dipinta in azzurro oltremare, e stelle, d'oro: le pareti in origine furono dipinte dal Borgognone: ina sul principio del secolo XVII, essendo quelle per l'umidità o per altre cause deteriorate si pensò ad un'altra decorazione, affidandola a Daniele Crespi, pittore allora di gran grido, ed assai ben visto dal cardinale arcivescovo di Milano, Federico Borromeo. II Crespi, sebbene subisse I iiifkcnza del suo tempo e dei manieristi che. lo infestavano, serbava tuttavia il culto alle migliori tradizioni dell'aite lombarda nel secolo precedente e uè seguiva gli esempi migliori innestandoli alla propria natura artistica, rivelantesi specialmente in un fare vigoroso e deciso, in un'efficacia di disegno, in una fertilità di idee, in una giusta misura negli eliciti di colorilo, clic non troppo di frequente si riscontrano nelle opere dei suoi contemporanei e di quelli clic insieme ai Procaccini dopo di lui veiuiero.
Il Crespi ni questo lavoro, nell'abside e nel prcsbiteiium della Certosa pavese, si illustrò pari alla sua fama, in tutto il forte e fantasioso colorista della Certosa di Garcgnauo. E quest'abside uno dei migliori saggi dell'arte decorativa del secolo W1I, in tutto meritevole di ammirazione. Inoltre, va notato che il Crespi, love fu possibile, con sentinienlo d'arte che lo onora, serbò intatte, coordinandoli alla decorazione da lui ideata le teste ed i busti di Santi, di profeti, che appartennero alla antica decorazione del Borgognone. Riassumendo : questa parte del coro, dell'aitar maggiore e dell'abside nel tempio della Certosa è un vero sacrario dell'arte; non lo si visita senza sentirsi sollevati alla maggiore ammirazione: non lo si lascia senza un'impressione profonda di l'impianto ed un ricordo incancellabile nell'animo.
Rientrali nella navata trasversale, braccio di mezzodì, nuove meraviglie d'arte si offrono al visitatore ad accrescergli, so possibile, l'impressione di stupore pur dianzi subita. Ecco da un lato la porta del Lavabo, che fa riscontro a quella ch'è nella stessa navata, nel braccio di tramontana, della sacrestia vecchia. È anche questa in marmo ili Carrara adorno di bellissime scolture della line del secolo XV o del principio del M1.1 migliori artisti che tavolavano in quel torno alla facciala e in altre parli del tempio concorsero senza dubbio a quest'opera. La porta è iu buonissimo stile del Rinascimento ed ha la medesima distribuzione generale ili quella della sacrestia vecchia, ma diversa nei particolari, taluno dei quali assai raffinata. Come la prima è ornala di sette medaglie coi ritratti dei duchi di Milano, cosi questa contiene altrettante medaglie colla effigie delle duchesse ili Milano, che dalla fondazione della Certosa lino a Beatrice d'Este, moglie a Lodovico il Moro si succedettero.
Nell'interno il locale del Lavabo dei frati occupa lo spazio corrispondente alla sagrestia vecchia. La stessa struttura architettonica, la medesima trovata degli eleganti capitelli pensili, reggenti la cordonatimi della vòlta. Incastrato nella parete è il grande Lavabo o piscina ; è in marmo bianco di Carrara e fu lavorato intorno al 1490 da Alberto Maffioli, carrarese, con gusto ed arte eccellenti (fig. 28). Il grande bassorilievo della lunetta nel fondo rappresenta in vari scomparti scene della Passione di Cristo, la Lavanda, la Preghiera nell'orto ed il Tradimento di Giuda. Sulla vasca-serbatoio da cui si staccano sei rubinetti in bronzo, riccamente fregiati, fra due delfini dalla coda fantasticamente attorcigliata, sorge quel famoso busto che fu ritenuto per lungo tempo da una infondata tradizione, troppo radicatasi però nell'opinione del volgo, il ritratto di Enrico da Gmiinden (o Gamodia), preteso architetto della Certosa. I documenti venuti in luce sfatarono, nell'ultima metà del nostro secolo, la