1UL» Parte Seconda — Alla Italia
dulia chiesa e strettamente riservata ad essi, venne chiusa nella metà del secolo XVI, ad opera di Galeazzo Alessi, perugino, che, allora venuto da Genova con gran fama, attendeva in Milano ai lavori del palazzo Marino. Si vede da questo che i frati della Certosa non si lasciavano sfuggire occasione per chiamare ad operare nella loro fabbrica quegli artisti di maggior grido, clic si offrivano alla portata della loro possibilità. 11 carattere di questo lavoro dell'Alessi 6 essenzialmente fastoso e prova che l'artista ebbe facoltà di lasciar libero corso alla sua fantasia: ricchi i marini delle
colonne, dei capitelli, degli ornati. Solo nella parte interna, guardante l'abside, l'Alessi utilizzò alcuni bassorilievi del secolo XV, destinati forse a qualche parte della facciata e che i frati volevano in qualche modo conservare ed impiegare. Le imposte della purUi si possono dire uu merletto di legno, tanta è la finezza e la grazia del traforo: sono opera del fiammingo Teodoro Fris e di Virgilio Conti.
Il coro preesistente alla chiusura dell'Alessi, ò opera accertata di Bartolomeo de' Polli di Mantova, che vi lavorò dal 1487 al 141)8: i dorsali, sui quali sono lavorati, con mirabile intarsio, dorature e colori, figure di santi, si debbono a Pietro da Vadale, che operò, a quanto sembra, sui disegni del Bergo-Fff, 20. — Certosa: Sculture ai lati dell'aitar maggiore. gnone. L'insieme di questo coro
è severo e artistico ad un tempo.
Oltre il coro, è l'altare maggiore, rialzato appena di due gradini dal piano del coro. Dna ricca, meravigliosa balaustrata in marmo, più clic scolpita, traforata, con putti, fogliami, fiori di mirabile fattura, intarsiata di lapislazzuli, diaspri, porfidi, corniole, malachiti, venturine ed ogni altra sorta di pietre dure e rare, chiude l'accesso all'altare. Il lavoro di questa balaustrata è di Carlo Simonetta, sebbene altri ne attribuiscali disegno al Volpino, già ricordato. Sulla balaustra poggiano altri quattro candelabri ed i due obelischi in bronzo, celebratissimi, di Annibale Fontana da Valsolda, fusi da Francesco Brambilla, milanese: sono lavori in tutto degni del grande artista, ma non ponilo competere coi quattro meravigliosi degli altari delle Reliquie e di San Bruuone nella navata trasversale. Nell'aitar maggiore, accumulando il troppo, si è forse nuociuto all'effetto artistico. Perciò questo è lavoro da osservarsi più minutamente nell'accuratezza estrema dei particolari, nella profusione delle gemine e pietre dure dei suoi intarsi, che non nella linea complessiva dell'insieme. Nei particolari, nulla di più ricco, di più finamente eseguito, di più mirabilmente finito. Lo si direbbe oggetto da tener sotto una campana di vetro, o in un forziere imbottito di ovatta.
Si attribuisce il disegno di questu altare al Briosco; ma è certo clic molti artisti vi posero mano. Cosi del tempietto o tabernacolo, il Brambilla, coadiutore del Fontana, fece le porticine iu bronzo finamente cesellate : Angelo Marini, detto il Siciliuno, modellò le tredici statuette in bronzo che ne ornano le nicchie e le sommità : il Volpino scolpi gli angeli che fiancheggiano l'aliare e il pallio, la migliore opera che di questo artista si vegga nella Certosa. Notevole sopratulto per finezza di esecuzione è il bassorilievo circolare cli'è nel mezzo del pallio suddetto. Gl'intarsi a marmi colorati e pietre dure che fregiano le varie parti dell'altare sono lavoro del Simonetta e dei