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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Pai-te Seconda — Alta Italia
   2L — Certosa: Cancellata della navata maggiore (da fotogiafia Brogi).
   con stello d'oro. Quivi si conserva, fra le altre rarità, il famoso trittico in denti di ippopotamo e di avorio, lavorato intorno al 1409 forse da Baldassarre degli Rmbriaclii, fiorentino, oggetto singolarissimo di pazienza e di abilità, Mila minutezza del quale però l'occhio, che quivi è abituato a ben altre meraviglie, non si soddisfa (fig. 23). Consta questo trittico dì 00 bassorilieni, rappresentanti fatti biblici, e di 9G figurine: lo stile e in gotico perfetto. Bellissima la doratura dei contorni. Fra i quadri che si conservano in questo recinto citiamo un Sant'Ambrogio seduto, bella tavola del-1 infaticabile Borgognone. Prima del 1782 erano conservati in questa sacrestia arredi ed utensili sacri di granile antichità e pregio artistico, inventariati sui registri dei monaci pernii valore approssimativo di lire. 100,000 italiane. Tutto, tra le riforme precipitose di Giuseppe II e le spogliazioni napoleoniche nello scorcio del secolo passalo, andò disperso, venduto, rubato o perduto.
   Uscendo dalla sacrestia vecchia, ili pochi passi il visitatore si trova nel centro della croce, sotto la cupola, nel punto più bello del tempio che gli permette di ammirare ad un tempo, con un lieve volger d'occhio e la maestà della navata piedicroce e la svelta eleganza della navata trasversale. e l'ardito slancio della cupola, e la ricchezza non superata del tiburio e dell'aitar maggiore. Notevole innanzi tutto è la struttura architettonica di questa parte della chiesa, e felice la soluzione dello sviluppo dell'ottagono del tiburio sulla pianta quadrata compresa fra i quattro grandi piloni: elegantissima la loggetta. La parte superiore voltata della cupola fu coperta di stucchi nella line del secolo XVI, mentre Piero Sori e Alessandro Gasolani, senesi, dipinsero gli spicchi della cupola. Ma'