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Parte Seconda — Alla Italia
capolavori artistici questa parte del tempio. Bella, ariosa, corretta e severa è la navata nel suo insieme, e l'occhio corre subito ai fregi che adornano qua e là le pareti! ai dipinti della cupola e delle absidi, alle scolture che da ogni parte l'adornano.
Ma procediamo per ordine, onde non ritornare sui nostri passi e segniamo, per quanto ci è dato, l'itinerario regolamentare ufficiale.
La prima cosa che si offre al visitatore nel braccio nord della croce è il monumento sepolcrale di Lodovico Maria Sforza detto il Moro e di Beatrice d'Estc (fig. 22) sua moglie, opera lodatissima di Cristoforo Solari, detto il Gobba. Per essere più esatti e storicamente sinceri, diremo che questo monumento, battezzato da molte guide per la tomba degli anzidetti duelli di Milano, non è affatto la loro tomba nè tampoco il monumento sepolcrale originale, bensì una parte del medesimo. Quando, nel 1497, morì Beatrice d'Este, bella, amata e giovane sua consorte, e parve colla sua dipartita tramontasse la fortuna e lo splendore degli Sforza, Lodovico il Moro commise a Cristoforo Solari, suo reputalo architetto e scultore nelle opere della Certosa e del Duomo di Milano, il mausoleo per la moglie e per lui medesimo. Tale opera fu dal Solari con quella coscienza e sollecitudine, che fu altra delle qualità positive dei Maestri Comacini, rapidamente condotta e collocata nell'abside della chiesa delle Grazie, specialmente prediletta dal duca e dalla moglie sua che l'avevano qualche anno prima, nei momenti di miglior fortuna, fatta ricostruire a nuovo, si può dire, col concorso dei migliori artisti allora esistenti in Milano, ed è fama anche del Bramante, sebbene ora dal Merzaiio e dal-l'Arc'.iinti (Ghirtani) lo si oppugni con validi argomenti. 1 rivolgimenti disastrosi clic afflissero il Ducato sulla fine del secolo medesimo ed al principio del successivo, mandarono, per l'opera vandalica delle soldatesche e d'altri bricconi che ne profittavano, scomposto questo come altri non meno celebri monumenti allora esistenti in Milano. Del mausoleo delle Grazie, forse perchè difficili ad asportarsi od utilizzarsi altrimenti, rimasero intatte, le due pietre tombali, raffiguranti l'uria la morta Duchessa e l'altra il morituro Duca, entrambi stesi sul letto di morte e che erano collocati l una a fianco dell'altro. Più tardi, r frati domenicani — con vera ingratitudine verso coloro a cui il loro convento doveva, oltre le ricche dotazioni, il Cenacolo di Leonardo, e la rifatta chiesa coll'abside e la cupola meravigliosa — vendettero, a prezzo di marmo, per togliersi l'ingombro, i pezzi del monumento. Un nobile, Old rado Lanipugnano, nel 15G4, acquistò le due pietre tombali, le donò alla Certosa di Pavia, sicuro che là avrebbero fatta miglior fine di quella che le aspettava nelle mani dei frati ; quivi furono dapprima collocate e murate in piedi nella cappella a tergo del mausoleo di Gian Galeazzo Visconti ; al principio del secolo vennero separate e poste nello due absidi laterali di questo braccio della navata; infine più tardi, con provvido criterio artistico e storico, le due pietre tombali vennero ricomposto 1 una accanto all'altra sopra un bel zoccolo di marmo rosso di A'crona, ove è sperabile che per l'avvenire dalle più culle generazioni non saranno rimosse.
Come lavoro d'arte e come documento stori® queste due statue giacenti hanno valore grandissimo. Sono, si comprende, due ritratti condotti con tutta la cura, con tuttala perfezione delle quali poteva esser capace un artista coscienzioso, reputato e valente, qua! era Cristoforo Solari. E ninno meglio di lui poteva ritrarre il Moro e sua moglie, che lo trattavano con sufficiente domestichezza, clic gli avevano allogate opere importanti quali i lavori della Certosa ed il rifacimento della chiesa delle Grazie, che lo chiamavano di frequente alla Corte per consultarlo su cose d'arte, in quella Corte ove pur frequentavano e Bramante e Leonardo da Vinci. Singolarmente impressionante è la figura della duchessa Beatrice d'Este, della quale scrisse già opportunamente Cesare Cantò, toccando di questa statua: « Non isperi alcuno vedere cosa più soave della Beatrice Sforza colla capigliatura di morbidissimo tocco diffusa sugli omeri e lino ai piedi ».
Nella cavità semicircolare dell'abside di questo braccio è impostato il magnifico altare, dello delle Sante Reliquie, perchè quivi, avanti chela chiesa fosse dìsoffìciata e considerata come semplice monumento, erano venerate molte reliquie di santi, da un vescovo di Pavia donate alla Certosa. La pala dell'altare, ch'è di buonissima fattura, con numerose figure di Santi fu dipinta da Daniele Crespi nel primo quarto del secolo XVII. Dietro alla pala, che è rombile sui cardini, liavvi il ripostiglio ad uso sacrario, ove cusloilivansi, protette da una grata in bronzo lavorata, le reliquie suddette. L'altare ò monumentale, fiancheggiato da quattro colonne : due in nero aittico e due, facent: