Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Pavia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (100/313)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (100/313)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   1UL»
   Parte Seconda — Alla Italia
   valenti architetti del Duomo di Milano, fu ripetutamente consultato nei primi tempi della costruzione e per questa forni dei disegni ; il terzo infine, come ingegnere stabile sui lavori, collaborò col Campionese nel compilare i disegni ed ebbe la direzione immediata e continua della costruzione.
   La fabbrica della Certosa, come fu detto, procedette rapidamente, ed al 7 ottobre 1401 Gian Galeazzo Visconti, soddisfatto dell'andamento delle cose, sopraffatto da altre cure, deliberò di cedere l'amministrazione e la sorveglianza di tutto al Padre Bartolomeo da Ravenna, priore dei Certosini, ch'erano stati da lui chiamati ad abitare il nuovo chiostro e ad officiare in una piccola cappella, in attesa clic fosse continuata la costruzione del tempio.
   11 Priore accettò di buon grado l'incarico che accresceva di tanto la sua autorità, e nello stesso giorno in cui veniva investito dei pieni potori chiamava come architetto un altro coinacino, il maestro Antonio di Marco, dimorante in Crema, fratello forse di Guglielmo di Marco, consultato egli pure, fra gli architetti migliori del suo tempo, sul principio del 1387, intorno ai lavori del Duomo di Milano e molto probabilmente entrambi figli di Marco da Campione, che fu, nella metà del secolo XIV, l'architetto del Duomo di Crema.
   Ad Antonio di Marco venne, nel marzo dell'anno successivo, affidato l'incarico di esaminare, o stimare tutto il lavoro fatto; e dalla descrizione minuta che egli ne fece, oggi conservata all'Archivio di Stato in Milano, appare che la chiesa era ancora alle fondamenta, ma il convento possedeva già ventiquattro celle, abitate da monaci e dal priore, ch'era il P. Bartolomeo da Ravenna. Dal 1428 data un quadernetto di note per le spese l'atte per la fabbrica c da esso appare l'esistenza di un altro maestro Giovanni da Campione, detto ora « maestro Giovanni da Sollerio » ora « maestro Giovanni di Solario » od ora « maestro Giovanni ingegnere » semplicemente. Non si tratta che della stessa persona, ed è Giovanni da Solario o Solaro, campionese, che fu padre di Guiniforte e di Francesco Solaro. L'opera della Certosa, che ebbe inizio sotto gli auspici artistici di Jacopo da Campione, continuò più che mai ad essere opera d'architetti, di maestri, di scultori comacini o canipiouesi. Ed altri nomi di Comacini appaiono dal libro suddetto legati alla grande opera: nel 1428 e ricordato un Ilodari da Castello per lavori in pietre vive; nel 1429 un Giovanni da Garbagnate per lavori in scoltura : nel 1433 un maestro Antonio da Olgiate per lavori ai nuovi edifizi ed un maestro Giovanni dalla Val di Lugano per essersi lungamente occupato della fabbrica: nel 1434 si nomina un maestro Giovanni da Como, scultore in pietre vive. Per tutto questo periodo elle va sino all'anno 1430, un registro di spese (conservato all'Archivio di Stato di Milano) ci mostra come ingegnere della Certosa quel Cristoforo di Beltramo da Conigo, clic aveva partecipato ai primi lavori della fabbrica.
   Dopo il 1438 mancano per parecchio tempo i documenti riferentisi ai lavori della Certosa; tuttavia si sa che un G. Aut. Mezzabarba si obbliga a fornire 75,000 mattoni pel 1451 e 100,000 per fanno seguente ; come buon indizio della ripresa dei lavori, interrotti, se non del lutto, almeno in buona parte, e la visita fatta dopo il 1450 dall'ingegnere Giovanni da Solario, qui venit ad coimde-randuni edifichila ecclesie pende. Per le indagini fatto dal Calvi intorno alla vita di Giovanni Antonio Aniadeo, si sa ancora che nel 1153 i fratelli Zavattari vi avevano dipinto una cappella, ed altri lavori di pennello vi aveva compiuto Pietro da Ripa: che nel 1405 vi lavorava il valentissimo Vincenzo Foppa, detto il Garadusso: che intorno al 1452 vi aveva lavorato di scoltura un Giovanni da Como: clic un Angiulino da Lecco vi scolpiva nel 1404 una Nutività, e che nel periodo medesimo vi operavano un Antonio pure da Lecco ed un Giovanni da Cairate. Nel 1400, Giovanni Antonio Amadeo, appena diciannovenne, attendeva a lavori di scoltura nella Certosa, e fu esso che, intorno al 1409, fece quella porta mirabilmente lavorata in istile or detto bramantesco, semplice e ricca ad un tempo, che serve di passaggio fra la chiesa ed il piccolo chiostro: porta ancor oggi detta dcll'Amadeo.
   Si giunge in tal modo al 1473, epoca nella quale cominciano i lavori di quel moiiumento per sé stesso straordinario e glorioso per l'arte italiana del Rinascimento che è la facciala del tempio della Certosa.
   Cln ne fu l'autore? È stata anche questa una questione assai discussa c controversa fra gli eruditi e gli storiografi; ma fu, per la copia dei documenti esaminati ed autenticati, meglio sciolta e definitivamente risolta di quella riguardante la originaria paternità dell'edilìzio. Alla facciata