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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1UL»
   Parte Seconda — Alla Italia
   dotta discussione, nella quale i contendenti rimasero rispettivamente ciascuno della propria opinione. In questi anni la questione, dopo molti anni di oidio, fu risollevata dal Merzario, il quale, nella sua dotta ed accurata Storia dei Maestri Comacini, rivendicò a Jacopo da Campione la paternità del celebro monumento. Il processo ed i ragionamenti fatti dal Merzario per giungere a questa conclusione sono, se non definitivamente esaurienti e risolventi, certo assai persuasivi. Egli, innanzi tutto, pubblica il diario delle spese, quali dal codice rinvenuto dal Calvi fu tradotto ed illustrato dallo storiografo paveso prof. Magenta. Gli articoli del diano, o conto spese, riportati dal Merzario, vanno dal ìtì luglio 1390 al 31 dicembre dell'anno stesso. La prima spesa è di 138 libbre di corda rinforzata, adoperata per disegnare la chiesa ed il chiostro (tracciare l'area e legare gli impalcati) consegnata a maestro Bernardo da Venezia, inzignerium dìcti luborerii. Ma, negli articoli susseguenti vi sono notati i pagamenti fatti a Jacopo da Campione — inzignerio ecclcsiae majoris Medioluni — per diario e spese del mangiare e bere, in ragione di 8 soldi imperiali al giorno, per esser venuto nei giorni 10, il, 18,19 e negli ultimi (lue dell'agosto e (lue primi del settembre a son-egliare il lavoro degli scavi dei fondamenti, Il 0 settembre, altra spesa consimile è annotata, per viatico ai maestri Jacopo da Campione, Giovannino de Grassi e Marco da Carraia, inzignerii che vennero da Milano pei suddetti lavori « causa videndi ordinandi et aedijlcandi ». Era proprio quello il momento solenne della posa della prima pietra, per opera del duca Gian Galeazzo. La presenza di Jacopo da Campione, di altri architetti del Duomo di Milano a quella cerimonia, ha senza dubbio un significato che nessuno può disconoscere. In un altro articolo del 19 settembre sono annotate le spese fatte per i tre ingegneri venuti da Milano, ad allestire le sale d'addobbo per la solennità del collocamento della prima pietra, ed alcune spese speciali fatte per Jacopo da Campione, il quale continuò ad andare evenire da Milano per tutto l'agosto ed il settembre. Il 28 dello stesso mese sono pagate a « Domenico Bossio da Campione, le quattro lapidi di marmo da lui date e da lui lavorate con certe lettere scolpite in esso » e clic « furono poste iu opera, nel primo fondamento incominciato solennemente dal prefato signore (Gian Galeazzo Visconti) e dagli illustri di lui figli i signori Giovanni Maria, Filippo Maria e Gabriele ». Al 24 ottobre è segnato un pagamento a maestro Bernardo da Venezia ingegnere per due mesi e mezzo dal 15 luglio all'ultimo del settembre nei quali « servi ai detti lavoreri e sovrastette al detto suo ufficio ». Ed altro pagamento, in lire 10, gli è fatto al 30 novembre per il salario di quel mese. Ma un articolo del 22 novembre importa a maestro Jacopo da Campione — inzignerio ecclesiae majoris Medioluni — le spese da lui fatte per viaggi e permanenza di 14 giorni dell'ottobre « nei quali servi, stette e perseverò nei soprascritti lavoreri a spese sue » ed a pagamento di « certi disegni da lui fatti 111 Milano pei detti lavoreri mostrati da lui al prefato signor nostro ». Seguono altri capitoli, nei quali il nome di Jacopo da Campione appare sempre, ed in questo, uno del 4 dicembre, annotante la spesa per venti pelli di capretti, consegnate nel dicembre 1396 parte ai maestri Jacopo da Campione e Cristoforo da Conigo « per il disegno della chiesa, prò desegnum ecclesiae », ecc. Solo in 1111 articolo del 10 dicembre è data a Bernardo da Venezia la qualifica di « ingegnere generale dei lavoreri della Certosa di Pavia » (gene-ralis inzignerii laborerium, ecc.), registrando un suo ordine di pagamento ad altri per lavori fatti.
   Basandosi su questi ed altri articoli, e sui documenti ed annali che si riferiscono alla fabbrica del Duomo di Milano, opera di maggior mole ancora della Certosa di Pavia, alla quale erano addetti Jacopo da Campione, Giovannino de' Grassi e Marco da Carona « gli ingegneri verniti espressamente da Milano » — e non per loro piacere, dappoiché furono rimborsati delle spese e pagati per le loro prestazioni —onde presenziare al collocamento solenne della prima pietra, il Merzario ribatte, e qui ci sembra vittoriosamente, la tesi sostenuta dal Calvi e dalla Commissione storica milanese, che il Jacopo da Campione fosse un semplice capo mastro sopraintcndente ai lavori, anziché la mente direttiva del lavoro stesso. Se tale fosse stato, obbietteremmo noi, il suo posto, le parti avrebbero dovuto essere invertite e Jacopo da Campione, anziché Bernardo da Venezia, avrebbe dovuto risiedere in permanenza alla Certosa a sorvegliare l'andamento dei lavori ed alla scrupolosa esecuzione del disegno.
   11 nome di Jacopo da Campione, invece, appare agli inizi della gran fabbrica nei momenti più importanti di essa. All'incontro di maestro Bernardo da Venezia — sebbene nel diario succitato