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Parte Seconda — Alla Italia
accrescere la rinomanza propria non tanto in Lombardia quanto nel rimanente d'Italia, por agevolare così il compimento dei suoi piani politici, troncatigli poi dalla immatura morte, il Colio però riferisce clip, tale fondazione venne eseguita per un voto l'atto da Caterina, moglie di Gian Galeazzo, agli 8 di gennaio del 4390, iieH'iiiiininenza del suo parlo.
Stabilito il progetto di massima, il duca Gian Galeazzo volle elle la erigenda Certosa sorgesse non troppo lungi da Pavia, sua residenza favorita, nell'interno di quel parco clic si stendeva per olire tredici miglia di circuito a tergo del castello, lino a Mirabelle da un lato ed alla Torre del Mangano dall'altro. L'edilizio doveva comprendere un tempio grandioso ed un convento per i frati Certosini della regola di San Orinone, allora aventi grande voga ed autorità.
I l'ondi per la costruzione del monumento furono dati dallo stesso Gian Galeazzo, con una donazione del 15 aprile 1396 di beni stabili nei territori di Magenta, di Boffalora, di Rinasco, di Graffignana, di Selvanesco e di Vigano, la rendita dei quali ascendeva a 2500 fiorini d'oro. Ma riconoscililasi insufficiente questa somma al compimento della impresa secondo i piani e progetti approvati dallo stesso Gian Galeazzo, il 0 ottobre dell'anno medesimo egli faceva un'altra donazione di terreni per il reddito dì fiorini d'oro 5500 annui, e per giunta, onde dar lena e sollecitudine ai lavori, fissava un assegno contante di 10,000 fiorini annui di sovvenzione, facendo obbligo ai suoi figli ed eredi di continuarlo fino al compimento della fabbrica. La donazione del 1390, clic si credette fin qui la prima che. Gian Galeazzo facesse, era già stata preceduta dalla donazione di tutte le. terre ed i possessi ili Carpiano, l'atta da lui alla Certosa con alto del 9 dicembre 1393, come rivelarono le carte del notaio Cristiani.
Si comprende, come con siffatti mezzi, gli artisti chiamati a tradurre in atto la volontà principesca non lesinassero sulle proporzioni dell'edilìzio e sulla magnificenza ornamentale sua. Cominciò subito, mentre si stabilivano ì prezzi, la provvista ed anche. 1 incetta dei materiali più fini e ricercati eziandio in lontani paesi; si stabilì un grandioso laborerium, o cantiere, intorno al luogo ove il motiiiinclito doveva sorgere, si assoldarono i migliori maestri nell'arte muraria e nella scultoria, e si intraprese il lavoro sì che al 29 luglio 1390 si contavano già settantasette giornate di operai; tanto, che, tutto essendo pronto, ai 27 di agosto del 1396, Gian Galeazzo Visconti, i figli, la corte, Latta la nobiltà di Milano e di Pavia presenti, dopo aver assistito alla celebrazione della messa fatta dal vescovo di Pavia, calò nelle fondamenta la prima pietra dell'edilizio, che doveva, tra i posteri, mandare un raggio ili luce simpatica sul nome del politico cupido e poco scrupoloso. I lavori furono spinti sotto la frequente personale vigilanza del duca — che a quest'opera poneva uno speciale interesse — con grande alacrità; sicché, due anni dopo, nel 1398 come si credette fin qui, o forse meglio al 7 ottobre 1401, gli edilìzi del primo chiostro già compiuti, vennero chiamati i venticinque Certosini stabiliti dalla fondazione, ad abitarvi : la costruzione del tempio rimase lungamente sospesa sino alla metà del secolo seguente.
Lo stile fondamentale sul quale l'opera venne iniziata e nella maggior parte condotta — salvo la facciata, clic è un trionfo del Rinascimento — fu ed è tuttavia in quella maniera gotica trasfusasi nella antica arte dei Coinaeini e che prese il nome di gotico lombardo o gotico ìn.iderno. Anzi, la Certosa di Pavia forma, insieme al Duomo di Milano, il miglior saggio di quest'arte specialissima che è. pur gloria dell'Italia nostra. Scrive in proposito il più volle citato compianto Merzario, storiografo accuratissimo dell'arte lombarda e coniacina insieme: « Il sistema o stile gotico, trapiantato in Italia simile ad albero od a fiore che imita clima, vario nel suo insieme e nelle parti, depose la nordica pesantezza e ruvidezza, prese grazia e colore e divenne quasi cosa nuova, laonde ebbe il nome di neo-gotico o gotico riformato. Ciò apparve nel Sari Francesco d'Assisi, nel Duomo d Orvieto e in quattro templi monumentali ai quali conduce la nostra storia, e sono : il Duomo di Milano, la Certosa di Pavia, il San Giovanni di Monza ed il Duomo di Como. In essi, l'arte gotica segnò il solco più profondo, segnatamente nel Duomo di Milano, e l'opera dell'intelletto e della inailo impiegata in essi fu nella parte maggiore, più importante dei Maestri Coniacini e singolarmente dei maestri Cainpio-nesi. Il qua! fallii, cui tendiamo a far bene rilevare, ci dimostra come l'arte gotica era entrata dal 1300 nel patrimonio dei Maestri Comacini, i quali, giusta la osservazione precedentemente fatta, non lasciarono del tulio l'Opus Iiomanum, ma lo unirono e mescolarono con il Guthicum, e per