Mandamenti e Comuni del Circondario di Pavia — L
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Fig. 14. — Veduta della Certosa di Pavia dalla campagna circostante.
cime ilcgli alberi, si prestava magnificamente alla solitudine contemplativa che è regola dei seguaci di San Urlinone, o Trappisti, o Certosini, che si vogliali dire; ma reca ancora stupore oggidì il vedere profusi tanti tesori d'arte e di ricchezza in un luogo sì malinconico e discomodo, fino a pochi anni sono, quasi tagliato fuori dal consorzio umano. Comunque sia, a quel capriccio di gran signore col quale Gian Galeazzo Visconti, quasi non bastasse In sotto di lui iniziata opera del Duomo di Milano, volle affermare la sua superiorità e potenza fra i signori d'Italia —di cui aspirava ad esser re— si deve una delle più complete, delle più ricche, delle più straordinarie opere d'arte che nel mondo si conoscano (fig. 14).
Le cronache del tempo affermano che ad erigere questo monumento il Visconti fu mosso dalle sollecitazioni del beato Stefano Macone, priore della Certosa ili Garegnano presso Milano (che fu poi il primo priore della Certosa di Pavia), e dal dottissimo Pietro Filargo vescovo di Novara, residente in Pavia e che fu poscia arcivescovo di Milano e papa (Alessandro V). Forse le sollecitazioni di questi due ecclesiastici possono aver fatta nascere o favorita nella niente del principe la primitiva idea: ma noi crediamo che Gian Galeazzo Visconti sia stato mosso all'opera, più clic altro, dal desiderio di