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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Pavia
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   Pavia ebbe a subire continue molestie ora dalle truppe dell'uno, ora da quelle dell'altro fra 1 (lue belligeranti. Sul finire dell'anno 1521- Francesco I, cui premeva d'aver quella piazza nelle mani per svernarvi colle sue truppe, le diede l'assalto; ma, ben fortificata com'era stata da Carlo V e valorosamente difesa dallo stesso popolo, le donne comprese, eccitate dall'esempio della marchesa Ippolita Malaspina, la città resistette e Francesco 1 pensava ritirarsi dall'impresa quando fu assalito dagli Imperiali nei dintorni di Mirabelle (vedi Comune di Mirabelle), in quella memoranda battaglia (die dagli storici del tempo fu detta di Pavia (24 febbraio 1525); sconlitto e fatto prigioniero fu condotto dapprima a Pizzighettone, poi in Liguria al convento della Cervara, presso Portofino, in riviera di Levante e di là imbarcato per la Spagna.
   I Pavesi, esultanti per l'avvenimento, fecero grandi dimostrazioni di allegrezza credendo, colla prigionia del re Francesco T, terminata l'infausta guerra, che con accanimento speciale si svolgeva nei principali suoi episodi intorno alla loro città; ma appena due anni dopo, riprese le ostilità per la mancata fede di Francesco I ai patti stabiliti nel trattato di Madrid pel sno riscatto, Pavia fu improvvisamente assaltata dalle truppe di Odet de Foix, signore di Lautrec, che per sette giorni consecutivi sfogarono la loro rabbia saccheggiandola e facendovi ogni scempio.
   II trattato (li Canibray ritornò, qualche tempo dopo, le cose ad ima tranquillità relativa, mentre confermava la Lombardia sotto l'effimera signoria dell'ultimo duca di famiglia Sforza, Francesco II; ma effettivamente ponendola mani e piedi legata in potestà di Carlo V e dei suoi altezzosi generali. Ai mali insanabili o quasi, delle recenti guerre, sovrappostasi la deprimente, snervante dominazione degli Spaglinoli, assorbenti ogni ricchezza, ogni attività morale e materiale del paese, Pavia decadde insieme a tutto il rimanente di Lombardia ed ultimi testimoni delle grandezze passate le rimasero i suoi nobili edilizi sacri, il San Michele ed il San Pietro in Cielo d'Oro principalmente - - sebbene ridotti in miserevoli condizioni — e l'Università, inceppata e languente nelle pastoie e nei freni di ogni specie che il governo spaglinolo metteva all'insegnamento.
   In quella morta gora che fu per l'Italia il secolo XVII, a rompere il monotono andamento del quale venivano da quando a quando le carestie provocate dalle pestilenze, dalla inetta, sconsigliata e rapace amministrazione spagnuola, Pavia fu invano 'ssaltata, nel 1655, dalle truppe alleate di Francia, Savoia e Parma, sotto il coniando lei principe Tommaso di Savoia; più tardi altri assalti patì, nel 170G, durante la guerra per la successione di Spagna, dal principe Eugenio di Savoia, generale delle armi imperiali; ì Francesi, sempre per la stessa interminabile guerra che rinnovavasi e coniplicavasi di nuove fasi, l'assaltarono ned 1733; e nel 1745 subì un nuovo attacco dai Franco-Ispani; magli Austriaci la ripresero nel 174G e la tennero per cinquanta anni precisi, lino alla venuta delle truppe rivoluzionarie guidate da Ponaparte. Pei tristi ricordi che nelle passate guerre i Francesi avevano lasciato in Pavia, le truppe della Repubblica non trovarono qui quelle manifestazioni di fratellanza — troppo affrettata — e di entusiasmo, colle quali nelle altre città furono accolti. Vi fu un tentativo da parte della cittadinanza per cacciarle, dando assalto al castello nel quale erano acquartierate, ma l'impresa non riuscì; la prudenza dei comandanti e l'abile politica di Ponaparte acquistarono gli animi, e nel periodo susseguente della Repub-Iica italiana e del Regno Italico, Pavia, tenuta meritamente in conto della seconda città di Lombardia, per importanza e tradizioni illustri, trasse non pochi vantaggi da quel governo. La sua Università, in particolar modo, attraversò — durante quel periodo — uno dei suoi più luminosi momenti. Nella reazione dal 1814 al 1S48 tutta la storia di Pavia è compendiata, si può dire, in quella dei progressi e delle riforme della sua Università; fatti salienti: l'apertura del Naviglio Pavese tra Milano e Pavia, avvenuta con solenne pompa il 1G agosto 1819 ed il ristabilimento dell'Arca di Sant'Agostino nel Duomo di Pavia, celebrata pure con grandi feste.