Tavia
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periodo del suo risorgimento, centro della trionfante federazione metropolita di tutte le chiese circostanti, fin a Genova, fin a Torino, a Piacenza e Brescia. La ribellione di Pavia del 14 maggio 1004 al nuovo re, impostole dalla coalizione dei vescovi e dei signori italiani, diretta dal metropolita \rnolfo d'Arsago, è nn fatto isolato e sporadico, determinato da circostanze locali, non da forti ragioni politiche. Ciò è provato dall'essere questo Movimento rimasto senza conseguenza ili sorta, senza ripercussione politica nelle altre parti d'Italia. \nzi, Vrrigo II da quel fatto sembra avere attinta nuova forza; più stretta intorno a lui a proteggerlo e favorirlo gli si è fatta la coalizione delle città vesco\ili di Lombardia e del centro d'Italia ed egli, il re, cacciato dalla città regia per eccellenza, dalla capitale storica del regno, nel giorno stesso della solenne incoronazione, appena rimesso dalla rottura della gamba, prosegue in tappe trionfali fino a Roma per ricevervi la corona imperiale. La reazione delle città italiane, nelle quali frattanto andavasi manifestando quell'altro singolare fenomeno della nostra vita niedioevale, clic fu detto la rivoluzione vescovile contro la monarchia feudale impersonata da Arduino, è trionfante dovunque e proprio nel momento in cui in Francia, in Germania ed altrove si impiantano e si fondano le dinastie che dovranno giungere in quelle nazioni fino ai nostri giorni, ili Italia si insegne d bel sogno imperiale dulie larghe autonomie locali, e si combatte qualunque manifestazione monarchica che accenni ad esercitare una sovranità diretta sul paese c vincolarne le espansioni autonome, regionali.
Per dieci anni ancora Arduino, mentre Arrigo è in Germania, da Pavia e dai suoi fetidi nell'alto Piemonte, tenta di far argine a questa corrente; ina invano: di lui, col poeta, si potrebbe dire « clic l'ombra egli fu d'un re >: tanto che vista l'inanità e l'inutilità della sua lotta, affranto e sfiduciato, un bel giorno lascia ogni cosa e si ritira a morire nell'abbazia di Fruttuaria. In Pavia resiste tuttavia l'idea del regno ed alla morte dì Arrigo lo Zoppo, quando Corrado di Franconia, detto il Salico, chiamato dall'arcivescovo di Milano A liberto, viene in Italia a farsi consacrare nella doppia qualità di imperatore e di re, la città dei Goti e dei Longobardi, la città ove avevano tenuto Corte gli imperatori Carolingi ed i re nazionali, fa un ultimo tentativo di opposizione e chiude le sue porte sulla faccia a Corrado. Il quale, per punirla, l'assedia; ma non potendo perder tempo nell'osteggiarla, tanto la tradizione, della monarchia feudale è scaduta nell'opinione degli Italiani, lascia l'impresa per ritornare a Milano a farsi incoronare da Aribcrto in Sant'Ambrogio, rompendola così anche con quell'altra consuetudine che voleva, come canone, i re d'Italia incoronati nel San Michele dì Pavia. Le truppe imperiali, sussidiate da quelle dell'arcivescovo Aribcrto, devastano quanto più possono il territorio pavese e danneggiano la città, fecondando i germi di quelle inimicizie, che per la loro diversa attitudine politica, le due città già da lungo covavano e che dovevano dar frutti terribili un secolo appresso nel furore delle inimicizie comunali.
Dalla venuta di Corrado il Salico in poi la storia di Pavia cessa di essere parte integrante della storia nazionale nel basso tempo, e prende un carattere affatto autonomo e speciale, in rapporto cogli avvenimenti che più da vicino la toccano, per ciò che avviene in Milano e nelle altre città lombarde. Del resto è una trasformazione ed evoluzione generale, che si opera nella seconda metà del secolo XI, sia in Pavia che nelle altre città dell'Italia superiore. Sulle rovine della feudalità, nelle città distrutte dalla rivoluzione vescovile, sorge una nuova forma di reggimento, sorge l'organizzazione comunale, che attinge la sua forza, la sua vitalità dallo stesso popolo, il Connine. Nuovi e più vivaci orizzonti si dischiudono all'attività politica degli Italiani, all'audace loro iniziativa, alla loro insofferenza reciproca.
Il Comune di Pavia è già costituito nella metà del secolo XI e fin dal 1057 esso è in guerra col Comune di Milano: guerra che dura quattro anni ed alla quale pone fine la sconfitta toccata dai Pavesi contro i Milanesi ed i Lodigiani alleati, il. 23 maggio