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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alla Italia
   superiore. L'assedio fu posto ad ambo le città, mentre avvenivano battaglie ovunque truppe di Franchi s'incontrassero in truppe longobarde. Verona, ove si teneva Adelchi, resistette tino all'autunno, poi cadde: Pavia, dov'era rinchiuso Desiderio, resistette vigorosamente fino all'anno successivo; ma il regno era totalmente in isfacelo. Carlo Magno era nel frattempo andato 111 Itoma a celebrarvi il Natale, lasciandosi poi incoronare imperatore e re dei Romani dal papa in San Pietro, e dando così origine a quella grande istituzione che in mezzo alla società cristiana doveva perpetuare le memorie dell'antico impero romano; le città italiane, specie quelle ch'erano state, per legge storica ed interessi, avverse alla monarchia longobarda, tripudiatiti pel giogo scosso, offrivano la dedizione loro al papa ed al re franco come a liberatori. E quando nell'aprile 774, impossibilitato nella difesa, costretto dalla fame e dagli incendi provocati dal nemico, a capitolare, Desiderio aprì le porte di Pavia al vincitore, il suo regno non esisteva più (774). Desiderio e la moglie furono mandati in Francia dal vincitore, ove Desiderio morì in un chiostro, prigione larvata assai comoda in quei tempi: la moglie rimandata in Italia finiva poco dopo a Brescia nel monastero di Santa Giulia, ove la ripudiata Ermeiigarda era badessa. Adelchi, profugo alla Corte d'Oriente, tentò e sperò più volte inutilmente la riscossa della sua gente ; fu soggetto di fiabe e di leggende, liei cronisti, ed i trovieri e della celebre tragedia romantica di Manzoni.
   Caduto il regno dei Longobardi Pavia non perdette per questo il primato, nò le prerogative di città regia che aveva avuto orinai per più di tre secoli, dalla caduta dell'Impero romano in poi. Nelle sue frequenti discese in Italia Carlo Magno teneva Corte in Pavia, quando si fermava nell'Italia superiore, ed a Roma, quando si spingeva verso il Mezzodì. Il Natale 781 fu da Carlo Magno celebrato con solenne pompa in Pavia, insieme alla moglie Udegarde ed ai figli, che poi condusse a Roma per essere battezzati dal pontefice. Dalla lontana Irlanda fece venire alcuni monaci ritenuti sapientissimi, seguaci e discepoli del venerabile Beda, perchè spargessero ì lumi del loro sapere in Francia ed in Italia; uno di questi monaci, Duugallo, destinò a Pavia, delegandolo a reggere il convento di Sant'Agostino e ad aprirvi una pubblica scuola.
   L'importanza di Pavia, durante tutto il periodo carolingio, è ben stabilita dal fatto che nò Carlo Magno, nò i suoi successori, durante un secolo, scesero mai in Italia senza far in questa città e nella regia villa, che fin dal tempo dei Longobardi esisteva ili Corteolona, a poche miglia da Pavia, una più o meno lunga permanenza. Da Cor-teolona, è noto, furono datati ed emanati dall'imperatore Lotario I (824) i famosi Capitolari Carolingi, base del diritto imperiale, carolingio o franco nel medioevo.
   In Pavia, assente il re o l'imperatore, era la residenza del conte palatino, che in suo nome aveva la suprema cura delle cose dello Stato ed alla cui giurisdizione dovevano piegarsi gli altri signori, conti, marchesi e duchi, rappresentanti la nuova gerarchia feudale che Carlo Magno aveva immaginato per il governo dei suoi Stati. Pavia è fatta da Carlo Magno il centro degli studi per la gioventù nell'Italia superiore ed i Capitolari di Lotario impongono ai giovani di Milano, Como, Brescia, Lodi, Bergamo, Novara, Vercelli, Tortona, Acqui, Genova ed Asti di frequentare la scuola esistente in Pavia e 11011 altre.
   Nel febbraio dell'anno 875 fu tenuto in Pavia un Concilio solenne di molti vescovi, presidenti del quale furono Angelberto, arcivescovo di Milano ed il patriarca di Aqui-leja: vi si discussero questioni importanti sulla disciplina ecclesiastica, si approvarono nuovi regolamenti, ai quali l'imperatore Lodovico, che allora trovavasi alla Corte in l'avia, aggiunse — dice il Muratori — norme spettanti al buon governo civile.
   Indebolitasi, per le continue discordie dei successori di Carlo Magno, la potenza carolingia in Italia, ad affrancarsi totalmente da quella dominazione, profittando della