Si
l'arte Seconda — Alla Italia
dai pesci per rimontarla: spettacolo gratuito di molti sfaccendati. Ad oriente lo sfondo del panorama che si domina dal ponte del Ticino è chiuso dal ridente contorno delle colline di Stradella, sulle pali torreggia quella della Rocca,
Un altro ponte sul Ticino gettato nel 1865 si trova a mezzo chilometro a monto di questo e serve alla ferrovia Milano-Voghera-Genova. É lungo 223 metri ed ha 5 arcate.
Palano Botta Adorno. — Questo palazzo, la cui demolizione non sarà mai abbastanza deplorata, aveva l'aspetto severo delle costruzioni della prima metà del secolo XV. Appartenne alla famiglia Botta, della quale fu pure quel Botta Adorno, che nella prima metà del secolo scorso fu generale delle truppe imperiali, da lui condotte contro la Repubblica di Genova e cacciate da quella città per la rivolta gloriosa del 1746, iniziata col famoso sasso lanciato da Balilla in Porteria al grido: che Finse? — Nudo d'ornamenti e quasi rozzo nell'esterno, annerito dal tempo, questo palazzo aveva nell'interno vasti e sontuosi appartamenti, dipinti con buoni affreschi del seicento e del settecento, dalle pareti già ornate di splendidi arazzi di Fiandra o di Francia. Quivi furono ospiti sul principio del secolo Napoleone I eBeau-harnais; più tardi gli imperatori austriaci Francesco 1 e Ferdinando II; infine, nel 1859, vi fu ospite Vittorio Emanuele.
Spenta la famiglia dei Botta Adorno lo storico palazzo passò ai Cusani, nobile famiglia di Milano, dalla quale anni sono fu ceduto per lire 215,000 al Governo, che nel riordinamento ed ampliamento degli Istituti universitari lo guastò, lo distrusse in parte, gli cambiò tutta la fronte esterna e la fisonomia generale, per trasferirvi, come si diceva, le scuole ed i laboratorii di anatomia umana, di anatomia e fisiologia comparata, d'igiene e di medicina, che troppo a disagio si trovavano nell'edili/.io universitario propriamente detto. Tuttavia il palazzo, così tristamente ridotto, giace da più anni nella più completa solitudine, riè vi è accenno alcuno, almeno finora (1895), che tale condizione sia per cessare.
Palazzo e Pinacoteca Malaspina. — Sull'area, un giorno occupata dalla casa e dal giardino nei quali, ospite in Pavia dei Visconti, dimorò lungamente Francesco Petrarca, si trova questo palazzo, ora di proprietà della provincia e sede della prefettura. In questo palazzo il marchese Luigi Malaspina, che allora n'era proprietario, riuniva nel 1834, quadri ed oggetti d'arte d'ogni specie acquistati nei ripetuti suoi viaggi in Italia, iu Francia, in Inghilterra, in Germania, coli'im-piego di un cospicuo capitale, fondando così una pregevolissima pinacoteca che, passata in proprietà del Comune, torna ad onore e decoro della intera città. Il marchese Luigi Malaspina, artista e letterato, fu una delle più distinte individualità che abbiano figurato sul teatro della vita pavese
nel nostro secolo. Fu sepolto nella vicina chiesa del Carmine, ove se ne ammira il bel mausoleo.
Il palazzo Malaspina — abitato dal prefetto della provincia, eccetto che nei locali riservati nllaPinacotecaed al Museo di storia patria— è un bell'edifizio con tutte le caratteristiche ed i difetti dell'architettura del secolo scorso nel quale fu costruito. Ha a tergo un bellissimo giardino. Il locale destinato alla Pinacoteca ed al Museo patrio ha la sua fronte ed un ingresso o porta sulla piazza Petrarca, ove ha pure stazione il tramway a vapore della Società del Ticino per Milano e Sant'Angelo Lodigiano.
Questo edilizio, aggiunto al palazzo e rimaneggiato nella metà del nostro secolo, è adorno li medaglioni rappresentanti i tre maestri sommi della pittura, dell'architettura e dell'incisione: Raffaello, Michelangelo e Marcantonio Raimondi. Sotto l'atrio, di fronte al portone d'ingresso, si vede una statua in istile accademico simbolizzai) te il Genio delie Delle Arti, opera di Gaetano Monti da Ravenna. Nell'interno è sopratutto interessante per lo storiografo la collezione delle antiche iscrizioni pavesi, raccolte in parte dal Malaspina medesimo, ed in parte dopo di lui, dall'Istituto di storia patria locale. Vi si vedono poi i busti di Severino Boezio e di Francesco Petrarca, avanzi e frammenti di antiche, scolture, tanto del periodo romano, che del medioevale: lavori in terracotta e ceramica lombarda; il ricco medagliere Bonetta e Brambilla; la collezione delle stampe; una ricca biblioteca storica, resa preziosa da uu cospicuo archivio. La visita a questo Istituto storico è concessa gratuitamente al pubblico tutti i giorni.
Mercato coperto (fig. 12). — Si può dire che questo è il più moderno degli edifizi pubblici di Pavia. Venne eretto nel 1880-82, per la larga munificenza del conte Bernardo Arnaboldi, che volle dotare Pavia, alla quale per tante ragioni è affezionato, e nella quale coprì spesso pubbliche cariche, di un locale ove nei giorni di pioggia, o d'intemperie potessero radunarsi i commercianti della città e della campagna accorrenti al mercato, per le loro contrattazioni.
L'edilizio ideato dall'architetto Ercole Ralossi di Milano, consta (li un grande palazzo quadrilatero, nella posizione più centrale della città, sul corso Vittorio Emanuele e non lungi dalia piazza Grande e dall'Università, avente nel centro, invece di un cortile, un grande ottagono di elegantissimo disegno, coperto da una cupola in ferro e cristalli di slanciata struttura. All'intorno sono bellissimi negozi, caffé, birrarie, l'ufficio postale, telegrafico, telefonico ed altri. Oltre che per d pubblico mercato, quest'ottagono può essere facilmente adattato ed utilizzato per feste e fiere di beneficenza, pubbliche adunanze, ritrovi, ecc. Una lapide collocata dal Municipio ricorda l'Ar-naboldi, per il munifico dono da lui fatto alla