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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Pavia
   anno ed a questi provvedono totalmente e con sufficiente larghezza i redditi dell'istituto, mantenuti dalla Casa Borromeo.
   Il palazzo, dove l'istituto ha sede, si trova nella parte meridionale della città, su un rialzo, presso le mura, dominanti il Ticino per lungo tratto del suo corso, la vallala del Po e le prospicienti colline apenninielic di Castoggio, di Uro ni e di Stradella, dietro le quali spuntano le vette di sovente nevose dcll'Apennino ligure e piacentino.
   Il palazzo del collegio Borromeo fu, per ordine di San Carlo, comincialo nel 1503, su disegno del Pellegrini; nel 1580 l'imponente edilizio, nel quale il grande artista della Valsolda aveva profuse le grazie maggiori del suo stile baroc-chcggiante, ed il cardinale arcivescovo aveva speso circa un milione, era finito: ed il Collegio fu aperto.
   Nell'interno di questo edilìzio in cui, potrebbe comodamente alloggiare un numero doppio di persone di quello che abitualmente vi stanno, mostra, quanto all'esterno, il fasto e la potenza a cui nel secolo XVI era salita la famiglia dei Bor-romei. Nel principale appartamento riservato, si mostrano fra gii altri buoni dipinti di Federico Zuceari da Sant'Angelo in Vado e Cesare Nebbia da Orvieto — artisti del secolo XVII — rappresentanti i Fasli della vita di San Carlo.
   11 collegio Borromeo è pure dotato di un bel giardino che si estende verso le mura orientali della città.
   Il l'onte sul Ticino (fig. 11). — Del monumento di Pavia dell'epoca comunale è il ponte
   sul Ticino clic congiuugc la città col suo maggior sobborgo, non solo, ma pel quale passa anche la strada che va al Po ed a Voghera a congiungersi colla via Emiliana.
   11 ponte sul Ticino fu eretto nel 1353, ed é a selli; piloni esci arcate, in doppio montante. Ne furono autori, secondo le memorie del tempo, Giovanni da Ferrara e Jacopo da Gozzo, essendo allora podestà di Pavia Giovanni di Mandelli. E solido, robusto, di bellissime linee, ed ha resistilo alle più impetuose e devastatrici piene del gran fiume. Per comodo dei passanti siccome si usava allora e se ne hanno ancora esempi, vi fu apposta una copertura in legno a svelte capriate, sostenuta da più che 100 pilastretti di granito. E lungo tra una testa e l'altra 210 metri. Sul pilone delle due arcate di mezzo fu eretta nel principio del secolo passato una cappelletto dedicata a San Giovanni Nepomuceno, il santo protettore dei ponti e di chi vi passa sopra. Dal ponte sul Ticino si ha una bella vista sulla parte meridionale della città, dalla quale spuntano le moli del San Michele, del collegio Borromeo, il cupolone del Duomo, la cupoletta ottagonale e la deturpata facciata di San Teodoro, nonché l'alta e slanciata torre dell'Ospedale. A monte ed a valle il Ticino, appena sostenuto da alte arginature sul tratto eli e di fronte alla città, dilaga pel suo vasto estuario di verdi boscaglie e di isolotti ricchi di cacciagione. La corrente del Ticino sotto il ponte di Pavia è quasi sempre rapida e gorgogliante. Lo si osserva sovente, oltreché dal materiale clic trascina, dagli inutili sforzi fatti