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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Pavia
   17
   
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   Pavia: Castello dei Visconti (Ja fotografia Alinari).
   dei duo lavori è fatto molto eloquente sul quale potrebbe con nuove ricerche esercitarsi l'attiviti degli studiosi per rischiarare questo punto clic non è, però, se non una nostra, ma non infondata, induzione personale.
   Secondo le memorie rimaste, e la pianta facilmente ricostruitile, il castello di Pavia formava un grandioso quadrilatero, avente agii angoli quattro poderosi e massicci torrioni quadrati, bue di questi, insieme al lato settentrionale, furono atterrati dal Lautrec nel famoso assalto dato dallesue truppe a Pavia nell'ultima sua discesa del 1527. La facciata meridionale, guardante la città, rimasta insieme alle due ali laterali in piedi, fu abbastanza forte per resistere nel 1(356 agli assalti del duca Tommaso di Savoia : più tardi, nel 1700, durante la guerra per la successione di Spagna, fu assediala da un altro Sabaudo, il principe Eugenio, generale degli imperiali: infine, nel 1796, fu assaltato dagli stessi Pavesi provocati dallesoperchieriedei Francesi. In queste ultime vicende, tanto per opera dei Franco-Sabaudi, quanto per fatto degli Imperiali e dei soldati della rivoluzione e dello stesso popolo, il castello di Pavia ebbe a subire gravissimi danni e deturpazioni — mal riparate nei pretenziosi restauri compiutivi nell'ultima metà del secolo — ed internamente continuati dal soggiorno che vi fa un intero reggimento di artiglieria da campagna. Tuttavia guardandone tanto la fronte che il fianco, e sebbene i torrioni d'angolo mozzati abbiano perduto parte della loro antica poderosità, l'aspetto dell'edifizio è imponentissimo, ed in
   Lombardia non è superato che dal castello di Milano.
   .Magnifica ò la gran corte interna con porticati finestre ed arcate ogivali. Vi si rinvengono pure qua e là avanzi di interessanti scolture del secolo XIV.
   Le cronache del tempo riferiscono che, pari alla grandiosità esterna del castello Ji Pavia, al tempo dei Visconti e degli Sforza a questi subentrati nel dominio della Lombardia, era la magnificenza interna.
   È fama che le pareti — ora coperte da scialbe e non sempre pulite imbiancature — degli splendidi saloni l'ossero dipinte dagli artisti più rinomati del tempo, e si citano il cremonese Bonifacio Bembo, Jacopino Vismara da Milano, V incenzo Foppa da Brescia e Vittorio Pisano da Verona.
   Nel castello di Pavia era la famosa Biblioteca d'oltre 2000 codici, raccolti in parte per incarico dell'arcivescovo Giovanni Visconti da Francesco Petrarca, preziosa collezione che andò dispersa in gran parte per colpa di Luigi XII re di Francia, quando nel 1499 scese in Italia a conquistare il ducato di Milano, cacciandone Lodovico il Moro. Gli ultimi avanzi di quella famosa quanto preziosa raccolta si trovano al Louvre, all'Ambrosiana ed al Museo Trivulzio di Milano, in Inghilterra ed altrove.
   Nelle stesse vicende fu smontato e guasto il famoso astrario od orologio che Gian Galeazzo aveva fatto collocare sul torrione di mezzodì del castello. Questo orologio era opera dell'allora famosissimo Giovanni Donili patavino, filosofo
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