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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Seconda — Alla Italia
   rappresentante la Verdine, attribuita a Cosare da Sesto, come si sa uno fra i migliori allievi del gran Leonardo da Vinci. Ultimamente il Frizzoni
   EDIFIZI
   Il IHeziabal'Ila o Palazzo dei Comune. — Da secoli, dalla sua istituzione, cioè, nel secolo XI, il Coniane di Pavia, salvo la trasformazione dell'edilizio, ebbe la sua sede sulla piazza Grande, alialo del Duomo. Ma quella sede essendo slata riconosciuta insuiliciente ed inadatta ai bisogni d'una città in progressivo sviluppo quale era Pavia, il Comune, nel 1875, colta una propizia occasione, acquistò il palazzo che fu già dei conti Mezza-barba — famiglia patrizia estintasi nel nostro secolo — ed ivi trasferi la propria residenza. Questo palazzo, elio è certamente uno dei più grandiosi e belli della Httà, fu eretto coi disegni dell'architetto Gio. Antonio Yeneroni, pavese, tra l'anno 1729 ed il 1730 — per ordine dei conti Mezza-barba, essendo allora personaggio assai distinto di quella famiglia il conte Carlo Ambrogio, patriarca di Alessandria e poi vescovo di Lodi. L'oratorio attiguo, dedicato a San Ouirico, fu pure eretto nello stésso tempo, a spese dei Mezza-barba. Passato per eredità in proprietà della famiglia D'Adda di .Milano il Mczzabarba — come lo dicono semplicemente i Pavesig- fu dal marchese Vitaliano D'Adda ceduto al Municipio di Pavia per lire 112,000.
   L'edilizio, sebbene in istile fondamentalmente barocco, è abbastanza corretto : la sua facciata è maestosa ed imponente.
   Notevoli le pitture del palazzo e dell'attiguo oratorio, dovute per la maggior parte a Pier Antonio Magatti da Varese, ed altre a Francesco Blandii di Milano, considerali fra i migliori freschisti della prima metà del secolo XVIII.
   Nelle adiacenze del Mezzabarba sorgeva il palazzo del re Teodorico, celebrato dagli scrittori del secolo V, ed annesso al quale era un grandioso edilizio per le terme.
   Palazzo Visconti o Castello (fig. 10). — Il grandioso edilizio, del quale i mal ideati restauri moderni hanno menomato la maestosa venustà antica, sorge all'estremità nord-est della città, col tergo appoggiato all'antica mura e la fronte rivolta a mezzodì. Fu cretto dal 1360 al 1305 per volere di Galeazzo 11 Visconti, desideroso di emulare in isplemlore i concimili residenti in Milano e gli altri signori d'Italia, datisi tulli alle sontuose costruzioni, colle quali abbagliavano il popolo facendogli sembrare meno dure le ritorte della servitù. « Ingenti veramente — scrive il prof. Magenta, dotto storiografo del castello pavese — furono le spese che Galeazzo dovette sostenere per erigere il Castello, arx major, meraviglia di quel medesimo secolo in cui pure l'architettura partorì opere prodigiose, 11 SI marzo
   ravvisò in questo quadro un prezioso lavoro di Gian l'etrino, colui dio il Lomazzo chiama Pietro Rizzo.
   PUBBLICI
   1360 egli gettò le prime fondamenta dell'insigne edilìzio: queste ed altre difficoltà non lo ratten-nero dal proseguire i lavori e di piantare un palazzo che ancor oggi, comunque deturpato dalla rabbia e dall'ignoranza degli uomini, più nemiche all'arte del tempo stesso, si mostra in tutta la sua bella maestà ». Incerta è fra gli eruditi l'opinione intorno al nome dell'architetto di cotesto superbo monumento. Furono fatti i nomi di Nicolino da Arezzo e di Bernardo da Venezia, ma fu accertato che costoro si trovavano in Pavia sulla line del secolo XIV, circa trentanni dopo che il castello era fatto. Altri, con maggiore verosimiglianza, si appoggiarono al nome di Maestro Cartolino da Novara, clic fu a fianco di Gian Galeazzo Visconti, continuatore della grandiosa opera paterna, da lui consultalo per le opere del Duomo, della Certosa e ritenuto autore del primo antico palazzo di Ferrara e del palazzo ducale di Mantova. Non è improbabile che questo celebre maestro ed ingegnere abbia avuto parte nell'opera del castello di Pavia. Però, il prof. Magenta che rovistò e studiò negli archivi e negli atti dell'età dei Visconti e degli Sforza, non trovò assolutamente prove od indizi per attribuire all'uno piuttosto clic all'altro artista il disegno del castello ordinato da Galeazzo 11 ed esprime in merito la sua opinione conchiiidendo con queste significanti parole: « Non è improbabile che il Visconte pigliasse consiglio da più di un artefice, e sopra-tutti dai Campionesi, i quali erano in grido di gente consumata nella loro arte. Bonino da Campione nel 1362 era al certo in Pavia per attendere all'Arca di Sant'Agostino ». E noi, per conto nostro, aggiungeremo che chi conosce la versatilità prodigiosa mostrata dagli artisti coniaciiu dal secolo XII al XV, non può stupirei, né trovare inverosimile, che si possa attribuire a! suddetto Bonino da Campione — il quiile noli Arca di Sant'Agostino e nella tomba dello Scaligero a Verona ha dato provedi ingegno superiore— la paternità del castello di Pavia. E .riavvicinando date e fatti, ed aggiungendo induzioni alle induzioni, non è fuor di luogo clic Conino da Campione, il quale per aver lavorato in Milano e nel monumento funerario di Azzone Visconti, e forse anco nel palazzo Visconteo, doveva essere ben noto anche alla corto dei Visconti di Pavia, sia stato chiamato da Galeazzo II per la fabbrica del suo castello, e che mentre attendeva a questo lavoro di massima importanza abbia accettato dai Conventuali Eremitani del non lontano San Pietro in Ciel d'Oro la ordinazione dell'Arca di Sani Agostino : il sincronismo esistente fra il compimento